Notizie Valute e materie prime Oro, raggiunti nuovi record storici. Fiammata temporanea o aumento strutturale?

Oro, raggiunti nuovi record storici. Fiammata temporanea o aumento strutturale?

Pubblicato 4 Dicembre 2023 Aggiornato 6 Dicembre 2023 16:37

Continua a brillare l’oro che questa mattina, in avvio di seduta, ha testato un nuovo record storico, raggiungendo il massimo a 2.130 dollari l’oncia, prima di ritracciare e trovarsi al momento in area 2.090 dollari l’oncia.

Con gli acquisti di oggi il prezzo dell’oro ha superato il precedente massimo storico del 7 agosto del 2020, a quota 2.070 dollari l’oncia, e adesso gli analisti si domandano se quest’ultimo rialzo sia solo una fiammata temporanea oppure al contrario l’oro è destinato a restare stabilmente sopra l’area dei 2.000 dollari l’oncia?

Intanto, prosegue la fase di euforia sui mercati azionari, con i principali listini a livello globale che archiviano un mese di novembre da record: Piazza Affari, con il rally dai minimi di ottobre, ha portato il suo bilancio da inizio anno ad un progresso di circa il 25%, il miglior listino d’Europa e superato a livello globale solo dal Nasdaq 100 (+44% Ytd), dal Moex russo (+41% Ytd), il Bist 100 turco (+45% Ytd) e il Nikkei giapponese (+27% Ytd).

Ecco i fattori che hanno spinto le quotazioni del metallo giallo al rialzo e i livelli da monitorare secondo l’analisi tecnica:

Oro da record con guerre e aspettative tassi

Volatilità sui prezzi dell‘oro che stamani è balzato su nuovi massimi storici in scia alle crescenti aspettative per primo taglio dei tassi di interesse già a partire dalla prima metà del prossimo anno, sia negli Stati Uniti che in Europa e questo nonostante i tentativi dei banchieri centrali di cercare di smorzare l’entusiasmo circa questa eventualità.

Queste previsioni sui tassi di interesse, ritenute comunque da molti analisti/economisti ancora molto (forse troppo) ottimiste, sono alimentate in particolar modo dagli ultimi dati sull’inflazione, che sia negli Usa che in Europa continua a rallentare. Da questo punto di vista, nell’ultima lettura di settimana scorsa il cosiddetto indice dei prezzi delle spese per consumi personali core (il Core Pce Index), la misura di inflazione preferita dalla Fed, a ottobre si è attestata in crescita del +3,5%, rispetto il +3,7% registrato nel mese di settembre.

 “I mercati stanno scommettendo sul taglio dei tassi”, afferma Kyle Rodda di Capital.com, secondo il quale “l’oro può salire e lo farà al primo segnale di recessione”, aggiungendo anche che se sarà opportuno la Fed continuerà a inasprire le misure di politica monetaria”.

Anche in Europa abbiamo osservato un deciso rallentamento delle pressioni inflazionistiche, con il livello dei prezzi che nell’ultima rilevazione vede un indice CPI in aumento del 2,4% (stima preliminare di novembre), in calo dal +2,9% di ottobre; mentre in Italia l’inflazione è addirittura scivolata al +0,8% su base annua, dopo il +1,7% del mese precedente.

Come detto, dal canto loro i principali banchieri centrali cercano di rimanere prudenti, con Powell che in un suo ultimo discorso ha ribadito che è ancora prematuro dire con certezza che l’aumento dei tassi si è concluso.

In ogni caso, dopo il meeting di Powell, abbiamo assistito ad un’ulteriore crollo del dollaro, con il cross che nei confronti dell’euro ha perso circa l’1,2%, dai massimi relativi di settimana scorsa a quota 1,099. La debolezza dell’indice del dollaro sta favorendo le quotazioni dell’oro, infatti, il prezzo dell’oro è denominato in dollaro e di conseguenza un deprezzamento del dollaro rende più appetibile l’oro in quanto sarà richiesta una minor quantità di dollari per acquistare la medesima quantità di oro.

Ma non solo, le quotazioni dell’oro sono sostenute al rialzo anche dalla debolezza dei rendimenti del Tesoro americano, con il decennale statunitense (T-Note) che dai massimi pluriennali (dal 2007) a quota 5% ha già perso oltre il 15%, trovandosi al momento a quota 4,22%, livello minimo da settembre. Questo è spiegato dal fatto che l’oro non genera ne interessi ne dividendi e quindi risulta essere più attraente quando i rendimenti dei titoli governativi tendono a sgonfiarsi, come nell’ultimo periodo.

Le guerre rendono più attraenti i beni rifugio

Nell’ultima settimana, l’oro è aumentato anche a causa delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, che dopo una breve tregua di sette giorni e nonostante i tentativi della diplomazia, nelle ultime ore sono ripresi gli scontri tra Israele e Hamas. Le quotazioni dell’oro, dal giorno dello scoppio del conflitto tra Israele e Hamas (7 ottobre) mostrano un rally del +13,5%, portando così il bilancio da inizio anno ad un ottimo +14%.

Questa situazione di incertezza non ha fa altro che spingere gli investitori verso asset considerati tradizionalmente più sicuri e ciò è riflesso nella volatilità e nell’andamento dell’oro, il bene rifugio per eccellenza.

Inoltre, come tutte le altre materie prime, anche le quotazioni dell’oro sono influenzate dalle dinamiche di domanda e offerta. In tal senso, i prezzi dell’oro sono stati influenzati anche dagli acquisti delle banche centrali, che nell’ultimo anno, hanno messo a segno acquisti netti pari a 800 tonnellate. In questo contesto, gli acquisti record da parte delle banche centrali hanno aiutato i lingotti a controbilanciare i persistenti deflussi da parte degli scambi garantiti dall’oro fondi negoziati, con le partecipazioni negli ETF che dalla fine di maggio sono drasticamente diminuite (grafico qui sotto), anche se da ottobre mostrano segni stabilizzazione.

Fonte Bloomberg

Analisi tecnica sull’oro: occhio al Golden Cross

Come vediamo dal grafico di breve periodo (qui sotto), il prezzo dell’oro ha avviato questa mattina le contrattazioni a quota 2.094 dollari l’oncia, per poi toccare velocemente un nuovo massimo storico a quota 2.135 dollari. Da lì però ha invertito la rotta e al momento quota poco sotto quota 2.090 dollari (2.086 dollari all’oncia).

“La volatilità della seduta di oggi sembra essere più guidata dagli ordini stop-loss“, ha commentato Kelvin Wong, analista senior di Oanda Asia Pacific, secondo cui “potrebbe esserci il rischio di un pullback verso il livello da $ 2.000 a $ 2.030 l’oncia nel a breve termine”.

L’oro ha aumentato il suo slancio in particolar modo dopo il breakout rialzista dell’area psicologica dei 2.000 dollari l’oncia, un’area di prezzo che in passato aveva respinto efficacemente i prezzi, agendo da area di resistenza principale.

Andamento del prezzo dell’oro da aprile di quest’anno. Fonte TradingView

Ma non solo, le quotazioni dell’oro hanno beneficiato anche del superamento al rialzo delle principali medie mobili a 50 (linea blu) e 200 periodi (linea arancione), con i prezzi che si trovano ora distanti circa il 6,5% da quest’ultime. Tra l’altro, un ulteriore segnale di forza è offerto dall’incrocio di oggi tra le due principali medie mobili, con quella a 50 che si è riportata sopra quella a 200, segnando così il Golden Cross, un segnale di forza per i lingotti.

“Questo il posizionamento al di sopra di queste medie chiave suggerisce una robusta tendenza al rialzo, con le quotazioni che sono al di sopra anche del livello di supporto principale del 2009 dollari/oncia, commentano gli analisti di ING. “Nel complesso, il sentiment del mercato per l’oro appare rialzista, sostenuto dalla sua posizione relativa alle medie mobili chiave e ai livelli di supporto; tuttavia, esso sembra essere maturo per un’inversione giornaliera o una correzione a breve termine.

Con i recenti acquisti, l’oro ha finalmente raggiunto un nuovo massimo storico, superando come vediamo dal grafico di lungo periodo qui sotto, il precedente massimo raggiunto durante la pandemia (rompendo al rialzo l’ampio rettangolo).

Andamento di lungo periodo dell’oro. Fonte Bloomberg

I caso di proseguimento degli acquisti, i successivi livelli di resistenza statica si trovano prima a quota 2.095 dollari l’oncia e poi in area 2.100 dollari. Al contrario, sarà fondamentale monitorare la tenuta di quota 2.058 dollari, in quanto un sue eventuale cedimento potrebbe favorire un ritorno dei prezzi verso l’area psicologica a 2.000 dollari.

“Osservando le posizioni speculative, gli ultimi dati CFTC mostrano che i gestori finanziari hanno aumentato le loro posizioni lunghe nette sull’oro COMEX di 29.516 lotti per la seconda settimana consecutiva, lasciandoli con una posizione lunga netta di 144.410 lotti a partire da martedì, commentano gli analisti di ING, secondo i quali “è probabile che l’interesse speculativo all’acquisto di oro continui nel breve termine, date le continue tensioni geopolitiche e le aspettative di tassi di interesse più bassi negli Stati Uniti”.

Acquisti anche sulle società minerarie

In rialzo anche i titoli dei minatori d’oro, con Newmont che a Sydney è aumentata del +3,6%, la Northern Star Resources è salita fino al +5,3%, mentre la Zijin Mining è balzata a Hong Kong del +6,4%.

Adesso gli occhi degli operatori sono già rivolti al dato sul mercato del lavoro degli Stati Uniti che venerdì potrebbero rappresentare un ulteriore elemento catalizzante per i lingotti d’oro.