Notizie Asset Class Commodity Oro a $5.000 l’oncia? Non sembra essere più fanta-finanza. Le ragioni

Oro a $5.000 l’oncia? Non sembra essere più fanta-finanza. Le ragioni

6 Maggio 2025 11:25

Attesa e prudenza sono le due parole d’ordine sui mercati in questa settimana con gli occhi puntati sulla riunione della Federal Reserve (Fed), in programma mercoledì 7 maggio, mentre  si guarda sempre al tema dei dazi e si consolidano alcune incertezze macroeconomiche.

In questo contesto, resta un protagonista assoluto l’oro, che ha ripreso la sua corsa verso l’alto. Dopo una breve pausa, il metallo prezioso ha registrato nuovi rialzi, riflettendo un diffuso ritorno alla cautela da parte degli investitori.

La causa principale è proprio l’attesa per le prossime mosse della banca centrale americana, ma anche l’ennesima offensiva commerciale del presidente Trump gioca un ruolo chiave.

Oro corre: ecco fin dove arriverà

In un contesto così incerto, l’oro torna a essere un punto di riferimento per gli investitori. Dall’inizio del 2024, i prezzi sono saliti di oltre 1.000 dollari l’oncia, fino a raggiungere 3.150 dollari all’inizio di aprile 2025. Secondo James Luke di Schroders, “è chiaro che l’attuale assalto al sistema commerciale globale, basato sui dazi doganali, potrebbe a sua volta portare a significativi flussi di rimpatrio, in un momento in cui ci si chiede quanto siano “sicuri” gli asset in dollari o quanto siano rosee le prospettive economiche degli Stati Uniti. Con una tale scarsità di alternative credibili, ci aspettiamo che l’oro sia uno dei principali beneficiari di questa tendenza al rimpatrio”.

E sulla prospettiva futura dei prezzi, secondo l’analista “l’oro a 5.000 dollari all’oncia entro la fine del decennio non sembrava uno scenario stravagante dodici mesi fa. Ora sembra un livello francamente conservativo”.

James Luke sottolinea inoltre che la forte domanda da parte delle banche centrali e degli investitori internazionali potrebbe spingere i prezzi ancora più in alto, spingendo infine anche la crescita dell’oro riciclato per riequilibrare l’offerta, dal momento che la produzione mineraria è ferma ai livelli del 2018 e non può crescere rapidamente, nemmeno a fronte di prezzi record.

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Le implicazioni per l’azionario aurifero

Nonostante i prezzi ai massimi, gli investitori stanno riducendo l’esposizione passiva all’azionario legato all’oro: nel primo trimestre del 2025 sono stati liquidati 2,4 miliardi di dollari da fondi passivi. Un segnale che, secondo Schroders, potrebbe rivelarsi sorprendentemente positivo dal punto di vista del sentiment. Infatti, con l’oro in rally come asset monetario, e non semplicemente come commodity, i margini per i produttori sono oggi tra i più alti mai registrati. I costi operativi, legati a energia, acciaio e manodopera, sono molto più contenuti rispetto al biennio 2021-2022, il che rende l’attuale scenario particolarmente favorevole per le società minerarie.

“Con i prezzi dell’oro ai massimi storici, ciò si traduce in margini di profitto record per i produttori di oro ” conclude Luke.