Notizie Notizie Mondo Olli Rehn: ‘tenersi pronti al peggio’. Tonfo tassi Bund sotto tasso depositi Bce -0,40%. Fiammata spread

Olli Rehn: ‘tenersi pronti al peggio’. Tonfo tassi Bund sotto tasso depositi Bce -0,40%. Fiammata spread

4 Luglio 2019 16:16

“E’ meglio che la Bce si prepari al peggio”: parola di Olli Rehn, membro del Consiglio direttivo della Bce e governatore della Banca centrale finlandese. Le parole di Rehn arrivano mentre i tassi sui Bund tedeschi a 10 anni capitolano sotto il tasso sui depositi presso la Bce, negativo a -0,40%, segnando nuovi minimi record.

Che le cose non stiano andando proprio bene in Eurozona (ma non solo), è evidente ormai da parecchio. Almeno da quando Mario Draghi, presidente uscente della Bce, ha rassicurato di recente i mercati sull’intenzione di Francoforte di rendere ulteriormente accomodante la politica monetaria dell’area euro. Magari con un taglio dei tassi. O risfoderando il piano di Quantitative easing, accantonato (forse prematuramente? si chiederà qualcuno) alla fine del 2018. O, magari, cambiando la forward guidance, come lo stesso Olli Rehn ha precisato nell’intervista rilasciata a Boersen Zeitung, e di cui si apprende in queste ore.

Ma nelle parole del banchiere c’è un allarmismo che induce a pensare che la stessa banca centrale europea, forse, abbia peccato di ottimismo.

“Gli stimoli ora sono necessari, e lo saranno fino a quando non ci sarà un miglioramento delle prospettive sull’economia e l’inflazione – ha detto Olli Rehn -la Bce “dovrebbe essere pronta a fronteggiare un rallentamento (dell’economia) più forte e prolungato, ed è meglio che si prepari al peggio”.

Sugli strumenti che possono essere adottati, c’è la possibilità di modificare “la forward guidance, il taglio dei tassi, o di risfoderare il Quantitative easing, se necessario”. Alla domanda se Francoforte stia pensando di tagliare il tasso di rifinanziamento principale, Rehn ha risposto che si sta ragionando sulla possibilità di tagliare il tasso sui depositi.

“L’Eurozona – ha detto l’esponente della Bce – sta sperimentando una fase più lunga di crescita più debole e il rallentamento non è più temporaneo“.

Ancora, Olli Rehn ha sottolineato che, “riguardo ai limiti del QE, esiste un certo grado di flessibilità” a cui la banca centrale avrebbe intenzione di ricorrere.

Olli Rehn lancia allarme su economia Eurozona

Il sito Forexlive.com ripercorre le dichiarazioni rilasciate in passato dall’esponente della banca centrale. E’ evidente come il sentiment sia nettamente peggiorato negli ultimi mesi.

  • 29 Maggio: “Lo scenario di base è quello di una Eurozona che attraversa una fase di atterraggio morbido, ma non di recessione. Il primo rialzo dei tassi è più lontano rispetto a quanto si prevedesse qualche mese fa, ma l’attuale politica monetaria è appropriata”.
  • 1° Giugno: ‘La Bce potrebbe rafforzare la forward guidance, tagliare i tassi, rilanciare il QE in caso di bisogno”.
  • 20 Giugno: “Siamo pronti ad agire in modo appropriato a meno che non ci sia un miglioramento delle condizioni economiche”.

E oggi, 4 luglio, arriva quello che sembra un vero e proprio allarme.

Così Chris Jeffery, Asset Allocation Strategist di Legal & General Investment Management (LGIM), commenta nel frattempo la forte discesa dei rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni:

“I rendimenti del decennale tedesco toccano il minimo record. Il calo a meno 40 punti base dei rendimenti del decennale tedesco deve essere letto nel contesto dei rendimenti negativi di breve termine. Il mercato sta ora prezzando ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE come quasi sicuri. Ciò implica che i rendimenti a più lungo termine mantengano ancora un premio rispetto ai rendimenti a breve scadenza: quelli tedeschi a due anni sono calati di 75 pb. Il rally simultaneo dell’azionario e del reddito fisso va collegato a un cambiamento epocale nella funzione di reazione della banca centrale. L’inflazione realizzata ha ripetutamente mancato le aspettative negli ultimi cinque anni. Il crollo dell’inflazione attesa negli ultimi mesi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo aver minimizzato e giustificato il calo dell’inflazione per anni, i decani della stabilità dei prezzi hanno deciso che non sono più in grado di accettare senza problemi che non vengano raggiunti i loro obiettivi”.

Bloomberg spiega la situazione in cui versa la Bce, facendo riferimento anche al difficile compito che Christine Lagarde, nominata dai leader europei alla presidenza della Bce, dovrà affrontare. Il mandato dell’attuale numero uno Mario Draghi scade il prossimo 31 ottobre.

Stando ad alcune fonti, la Bce taglierà i tassi nella riunione di settembre, quando il banchiere italiano sarà ancora seduto sullo scranno più alto dell’istituzione. Detto questo, Lagarde dovrebbe confermare l’impostazione dovish della banca centrale. Intervistato da Bloomberg, Chris Hiorns, gestore di fondi presso EdenTree Investment Management, ha ricordato che l’attuale numero uno del Fondo Monetario Internazionale si è mostrata favorevole al piano di QE della Bce. Gli analisti di Morgan Stanley hanno riferito inoltre che la scelta di Christine Lagarde aumenta le aspettative di un ritorno del programma di acquisto di bond lanciato da Draghi.

Dal canto suo, Goldman Sachs prevede per la riunione di settembre un taglio del tasso sui depositi di 20 punti base e un ritorno al QE nella riunione di settembre.

Idem Krishna Guha, responsabile di politica globale e di strategia delle banche centrali presso Evercore ISI, che ieri aveva commentato la nomina di Lagarde alla presidenza della banca centrale con queste parole:

Lagarde sarà ampiamente dovish, facendo allo stesso tempo pressione sui paesi affinché le politiche fiscali esercitino un ruolo più attivo nel promuovere la crescita dell’Eurozona (ciò che ha fatto in tutti questi anni anche Super Mario). In particolare, noi crediamo che (Christine Lagarde) appoggerà quella che sarà l’ultima grande scelta da colomba di Draghi, che sarà svelata a settembre: un piano accomodante che includerà sia un taglio dei tassi (dell’Eurozona) che un nuovo programma di Quantitative easing con acquisti di asset al mese per un valore di 30 miliardi di euro circa”. 

Potrebbe essere questo l’ultimo regalo di Mario Draghi ai mercati e all’economia dell’Eurozona, prima che il sipario cali per sempre sulla sua presidenza.

Bloomberg scrive intanto che il trend dei rendimenti dei bond dell’Eurozona, che in alcuni casi – come in quello dei Bund tedeschi – stanno diventando sempre più negativi, sostiene l’assunto secondo cui è possibile che l’Europa stia attraverso un processo di ‘Japanification’, termine che indica un contesto di tassi di interesse che rimangono bassi in modo permanente e di una inflazione debole”.

Proprio questa “Japanification”, secondo Bloomberg, “potrebbe scatenare una corsa verso gli asset più rischiosi, come quelli italiani, che offrono rendimenti più alti, ma che potrebbero essere oggetto di sell off drammatici, nel caso di cambiamenti repentini del sentiment”. Nel frattempo, lo spread BTP-Bund si infiamma, risalendo oltre la soglia dei 200 punti, a 205 punti, a fronte di tassi sui BTP decennali in crescita all’1,65%.