Notizie Notizie Italia Nomine partecipate statali. I nuovi vertici e il peso in borsa

Nomine partecipate statali. I nuovi vertici e il peso in borsa

13 Aprile 2023 11:39

Le nomine dei vertici delle big italiane arrivano dopo un serrato braccio ferro nella maggioranza, con la Lega che ha provato a tenere il punto fino all’ultimo per un suo uomo all’Eni.

Nel rimescolamento delle carte al partito di via Bellerio, sarebbe stata garantita alla fine anche la presidenza di Terna, che dovrebbe essere formalizzata nelle prossime ore con Igor de Biasio presidente e ceo Giuseppina Di Foggia, vicina alla famiglia della premier Meloni. Fuori dalle big cinque rimane, Stefano Donnarumma dopo un lungo tira e molla tra Salvini e Meloni.

La grande novità sicuramente é il nuovo ceo di Leonardo, con l’ex ministro Roberto Cingolani e il diplomatico di lungo corso Stefano Pontecorvo come presidente.

La soddisfazione della premier per come è stata gestita la partita delle nomine emerge da un breve comunicato in cui parla di un “ottimo risultato del lavoro di squadra del governo“, sottolineando come “siano il frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze“.

I nuovi vertici delle big italiane

Tornando sul discorso delle nomine per quanto la multinazionale produttrice e distributrice di energia elettrica e gas Enel, il nuovo ceo é Flavio Cattaneo e Paolo Scaroni alla presidenza.

Flavio Cattaneo, nuovo ceo di Enel

Rimane invece quasi tutto invariato per quanto riguarda il colosso petrolifero Eni, Claudio Descalzi resta amministratore delegato mentre alla presidenza arriva Giuseppe Zafarana.

Claudio Descalzi, ceo di Eni

La grande novità senza dubbio la nomina dell’ex ministro Roberto Cingolani come ceo del leader italiano nel settore della difesa Leonardo. Mentre l’ex ambasciatore d’Italia in Pakistan e consigliere diplomatico del ministro della Difesa Stefano Pontecorvo assume il ruolo di presidente.

Roberto Cingolani, nuovo ceo di Leonardo

Matteo Del Fante viene confermato amministrato delegato delle Poste Italiane, con la presidente Silvia Rovere, attualmente presidente di Confindustria Assoimmobiliare.

 

Matteo Del Fante, ceo di Poste Italiane

 

Salvo sorprese il nuovo ceo di Terna, la società italiana che fornisce la rete elettrica sarà Giuseppina Di Foggia, ora ad di Nokia Italia, con presidente Igor De Biasio, ex manager italiano.

Giuseppina Di Foggia, ceo di Terna

Qui potete leggere di più sui profili dei nuovi manager.

Il peso in borsa delle partecipate statali

All’indomani delle nuove nomine non si registra un a reazione dei mercati, il che vuol dire che per la maggior parte delle società non cambia più di tanto in termini di strategia. Vediamo però insieme il peso delle società con partecipata statale in borsa.

Eni

Iniziamo con Eni. La società guidata da Descalzi è uno dei maggiori produttori di petrolio in Europa, tra le 7 società petrolifere più grandi del mondo, attiva in 69 paesi.

Inoltre, è la principale compagnia petrolifera operativa nel continente africano. Quotata a Piazza Affari con una capitalizzazione di mercato pari a 48,9 miliardi di euro.

Per quanto riguarda gli azionisti di maggioranza circa il 4,3% é di proprietà del Mef e per circa il 25,7% di Cassa Depositi e Prestiti. Oltre ad essere una fonte di reddito per lo Stato, la società petrolifera è una protagonista importante nelle politiche energetiche statali, diventate priorità dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

Enel

Enel, gruppo distributore di gas ed elettricità è uno dei grandi protagonisti nelle politiche legate alla transizione verde dello Stato. Vale la pena ricordare che il perseguimento delle politiche di transizione ecologica sono fondamentali per ricevere i fondi del Recovery Fund.

La utility con sede a Roma presente in 30 paesi intende disinvestire asset al valore di 21 miliardi di euro, uscendo da Argentina, Perù e Romania per ridurre il proprio debito.

Il precedente management guidato da Starace ha recentemente confermato che i disinvestimenti e dividendi saranno i due pilastri del nuovo piano industriale (2022-2025). Quotata a Piazza Affari con market cap pari a circa 69 miliardi di euro.

Leonardo

Leonardo, un altro peso massimo per il settore della Difesa quotato a Piazza Affari con una capitalizzazione di mercato pari a 6,5 miliardi di euro, si tratta comunque di un valore molto più basso rispetto ai due colossi italiani precedentemente descritti.

La società è attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede una quota di circa il 30%. Leonardo è una società di particolare importanza strategica per lo Stato italiano soprattutto in un momento di conflitti militari in corso. Non per caso la nomina del nuovo ceo, ricordiamo l’ex ministro Cingolani era una delle più disputate all’interno della maggioranza.

Terna

Terna è proprietario della rete di trasmissione nazionale italiana (RTN) dell’elettricità in alta e altissima tensione, ed è il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica (TSO) in Europa.

La società con sede a Roma opera tramite Terna Rete e Terna Plus, opera inoltre in Brasile, Uruguay, Perù e Cile. La società è il sesto operatore di rete di trasmissione elettrica al mondo per dimensione.

Quotata in Borsa Italina e parte del Ftse Mib, la società ha una capitalizzazione di mercato pari a 16 miliardi di euro. Il principale azionista della società é Cassa Depositi e Presiti o (CDP) con il 30%.

Poste Italiane

Poste Italiane è la più grande rete di distribuzione di servizi in Italia, attiva nei settori della logistica, nella consegna di corrispondenza e pacchi, nei servizi finanziari e assicurativi, nei sistemi di pagamento e nella telefonia.

Con 160 anni di storia, una rete di circa 12.800 uffici postali, 121.000 dipendenti, 586 miliardi di euro di Attività Finanziarie Totali e 35 milioni di clienti. Quotata alla Borsa di Milano dal 2015, Poste Italiane ha una capitalizzazione di mercato pari a 12 miliardi di euro.

Il 65% circa delle azioni è poi ripartito tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ne detiene una quota del 29,26%, e da Cassa depositi e prestiti che possiede una quota del 35%.