Notizie Notizie Italia Moscovici: ‘conti pessimi, spetta a governo evitare procedura infrazione’. Dombrovskis: manovra bis e niente flat tax

Moscovici: ‘conti pessimi, spetta a governo evitare procedura infrazione’. Dombrovskis: manovra bis e niente flat tax

6 Giugno 2019 13:22

La porta di Pierre Moscovici sarà anche aperta, ma spetterà al governo italiano fare qualcosa per evitare la procedura di infrazione per debito eccessivo, che ieri la Commissione europea ha raccomandato al Consiglio Ue, definendola “giustificata”. Non sarà un compito facile, visto che l’Italia dovrà necessariamente fare qualche rinuncia.

Detto questo, se il tono di Moscovici rimane, nell’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, piuttosto conciliante, quello del suo collega falco Valdis Dombrovskis, vice di Jean-Claude Juncker, è decisamente più perentorio: se vuole scampare al pericolo della procedura, il governo M5S-Lega deve varare subito una manovra bis e deve anche accantonare il sogno di gloria di introdurre la flat tax di Matteo Salvini.

Tutti quei termini che sono stati banditi dall’esecutivo giallo-verde come sacrifici, rinunce, tagli, correzioni, manovre correttive, dovranno rientrare nel vocabolario della politica economica italiana. O, forse, meglio dire dovrebbero, visto che almeno i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio continuano a fare orecchie da mercante.

In tutto questo, la proposta sui minibot che è stata votata dalla Camera e che ha scatenato il putiferio sui social soprattutto per l’assist arrivato dallo stesso Pd, è tornata sotto i riflettori sul Telegraph, attraverso un articolo firmato dal noto esperto di problemi dell’area euro Ambrose-Evans Pritchard. Articolo che mette in evidenza come la Bundesbank del falco Jens Weidmann stia pensando ai costi che sarebbe costretta a sostenere, in caso di default dell’Italia sui debiti del sistema dei pagamento Target 2 dell’Eurozona.

Tornando a Moscovici, nell’intervista rilasciata al quotidiano di Confindustria, il commissario francese spiega cosa intendeva dire quando ieri, in italiano, ha proferito la seguente frase: “la mia porta è aperta”.

Intanto, ricorda, è “al Consiglio (europeo), ai paesi partner dell’Italia, a cui spetta l’eventuale apertura di una procedura per debito eccessivo”. Inoltre, è importante “chiarire che non vi è alcun conflitto tra Roma e Bruxelles o una qualche forma di confrontazione organizzata. Vi è solo un’analisi dei fatti”.

Sicuramente, e questo è difficile da negare, “i conti sono pessimi, e l’Italia è andata ben oltre i limiti consentiti”. Andando a vedere il motivo per cui la procedura di infrazione è giustificata , “il primo problema riguarda il 2018 – sottolinea il funzionario – L’impegno italiano era una riduzione del deficit strutturale dello 0,3% del prodotto interno lordo. Il risultato finale è stato un peggioramento dello 0,1% del Pil. Il solo modo per compensare questo risultato sarebbe di presentare per il 2019 e il 2020 cifre, impegni e prospettive estremamente promettenti. Sulla base dei dati oggi a nostra disposizione, non è così per il 2019, un anno per il quale si prevede un peggioramento del saldo strutturale, mentre nell’accordo siglato nel dicembre scorso il governo italiano si impegnava a evitare un deterioramento del deficit strutturale. Per il 2020, poi, prevediamo un deficit nominale in ulteriore aumento, al 3,5% del Pil e un debito pubblico al 135% del Pil. Non sono cifre compatibili con le regole di bilancio, e non sono neppure buone per l’Italia: non consentono alcuna crescita economica, producono un peggioramento delle finanze pubbliche, non convincono i mercati. Sono desolato di vedere che oggi lo spread greco è più basso dello spread italiano“.

Alla domanda se si sia sentito preso in giro dall’Italia, che non è riuscita a mantenere gli impegni presi dopo aver sventato già lo scorso dicembre l’avvio di una procedura di infrazione, Moscovici ha citato Edith Piaf:

“Le risponderò con il titolo di una canzone di Edith Piaf: Non, je ne regrette rien. In dicembre, stavamo discutendo un bilancio in corso di approvazione, la Finanziaria per il 2019. Oggi abbiamo a che fare con i dati definitivi del 2018 e l’aumento del debito rispetto al 2017. Non ho il sentimento di avere a che fare con partner in malafede. Il clima è difficile, gli impegni anche“.

Il Commissario ammette infatti che la situazione attuale non era prevedibile: “Soprattutto, il crollo della crescita non era prevedibile. Il che dimostra, tra parentesi, che la stessa politica seguita dal governo Conte non è miracolosa”.

Ben diverso il tono del collega Valdis Dombrovskis, come emerge da un’intervista che ha rilasciato a La Repubblica. Sul rischio che l’Italia rappresenta per l’area euro, il vice di Jean-Claude Juncker non si fa problemi a dire come stanno le cose:

“Sappiamo che quello che succede in un partner della moneta unica ha effetti sugli altri, lo abbiamo visto durante la grande crisi dell’euro. Proprio per questo ci sono le regole comuni e dalla crisi abbiamo preso misure che rendono l’Eurozona più forte e resiliente. Ma la vostra è una delle maggiori economie dell’Unione e una crisi del debito italiano potrebbe avere impatti negativi molto pesanti, superiori a quelli della Grecia. Ma vorrei evitare di tracciare scenari apocalittici, anche perché al momento la vostra economia comunque continua a crescere e speriamo di vedere una ripresa”.

Dombrovskis ha però un messaggio molto chiaro da lanciare soprattutto al vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. Niente flat tax. E subito manovra bis. Anche perchè, e lo dice chiaramente, la politica economica di questo governo ha fallito:

“L’approccio in politica economica del governo italiano non ha funzionato, anzi, sta danneggiando l’economia del Paese. Il governo ha cercato di usare spesa in deficit per rilanciare l’economia. E invece vediamo crescere il disavanzo e il debito e assistiamo ad un rallentamento dell’economia. L’Italia è l’ultima della zona euro con un Pil che cresce appena dello 0,1%. Se aumenti il deficit quando non hai lo spazio di bilancio per farlo, vengono danneggiati gli investimenti e scende la fiducia, con il risultato di indebolire l’economia”. E’ venuto dunque il momento di agire, e bisogna farlo anche in fretta:

“Per sperare di evitare la procedura il governo deve cambiare traiettoria di bilancio. Serve una correzione sostanziale del deficit 2019 e sul 2020, anni in cui ci sono rischi di una nuova deviazione significativa rispetto agli obiettivi”.

Sulla flat tax di Salvini il parere è netto: “Uno non può esaminare una misura fuori dal contesto generale, se non viene compensata all’interno di un riequilibrio del sistema fiscale la Flat tax potrebbe costare molto e in tal caso avrebbe un alto impatto peggiorativo sul bilancio con ulteriori conseguenze negative sulla fiducia, sulla tenuta dei conti e sulla crescita”.