Notizie Notizie Mondo Moody’s peggiora outlook banche tedesche. In Germania sempre più correntisti ‘ringraziano’ Draghi per salasso tassi negativi

Moody’s peggiora outlook banche tedesche. In Germania sempre più correntisti ‘ringraziano’ Draghi per salasso tassi negativi

22 Novembre 2019 08:50

Banche tedesche osservate speciali, Moody’s peggiora il loro outlook da “stabile” a “negativo”, prevedendo che la redditività e il merito creditizio del settore si indeboliranno entrambi in un contesto di bassi tassi di interesse, nel corso dei prossimi 12-18 mesi. Non per niente aumenta il numero degli istituti teutonici che decidono di spartire con i loro clienti, corporate o retail o anche entrambi, il salanno dei tassi negativi.

A zavorrare la redditività degli istituti tedeschi, prosegue Moody’s, sarà il calo “dei margini di interesse netti”, come ha spiegato Bernhard Held, VP-Senior Credit Officer presso l’agenzia di rating:

“Le banche commerciali tradizionali, in particolare le istituzioni finanziate dai depositi, faranno fatica ad assicurare che gli utili siano superiori ai loro costi, in un contesto continuo di bassi tassi di interesse”. A essere più colpite, secondo l’agenzia di rating, saranno soprattutto le banche tedesche più piccole. Sia i loro prestiti che i loro titoli a scadenza saranno riprezzati a tassi più bassi, a fronte di tassi di interesse versati sui depositi retail che sono praticamente pari o vicini allo zero per cento” (e ora anche negativi, come spiegato più sotto nell’articolo).

Inoltre, “le banche tedesche hanno avuto davvero poco successo nel migliorare i loro ratio cost-to-income che, nel 2018, hanno raggiunto l’80%. Negli ultimi anni la capacità di centrare i costi e le dinamiche dei ricavi sono state basse, ed è improbabule che ci sia un miglioramento, nel breve termine, alla luce dei continui ostacoli che incombono sul fatturato”.

In più, “la continua crescita dei depositi dei clienti si sta dimostrando costosa per le banche”. In generale, “l’assenza di alternative di ritorni dal mercato del reddito fisso e la riluttanza dei clienti a investire in azioni e fondi di investimento hanno aumentato i depositi delle banche, che ora finanziano più del 40% degli asset bancari a livello di sistema”.  Tra l’altro, alle prese con tassi di interesse ultra-bassi, “cresce il numero delle banche tedesche retail che stanno considerando di trasferire i tassi negativi anche ai loro correntisti retail più ricchi”.

Moody’s segnala comunque che la capacità di rimborso del debito di chi ha chiesto prestiti alle banche tedesche “rimarrà elevata, sostenuta dai bassi tassi di interesse, da un mercato del lavoro forte e da una domanda interna in crescita“.

In generale, l’agenzia ricorda che prevede per il Pil tedesco una crescita dello 0,6% nel 2019 e un recupero dell’1% per il 2020, a causa del rallentamento del commercio globale. L’outlook più debole sul commercio – ha  fatto notare – si è tradotto in outlook negativi per diverse industrie chiave della Germania: il settore automotive e comparti annessi, e i comparti chimico e manifatturiero“.

Banche tedesche: caduto bastione depositi 100.000 euro

Tornando alle banche tedesche, nei giorni scorsi ha fatto parlare molto di sé la decisione della banca cooperativa con sede a Fuerstenfeldbruck, vicino a Monaco, di trasferire i tassi negativi sui depositi dei suoi clienti, a partire dal primo centesimo depositato. Questo significa che i suoi correntisti saranno colpiti da un tasso pari a -0,5%, lo stesso che la Bce applica alle banche dell’Eurozona nel momento in cui queste parcheggiano presso di essa un ammontare superiore a una certa soglia. La banca è Raiffeisen. 

Il sito di comparazione dei prezzi Verox ha comunicato la nuova politica di altre banche tedesche, che fino a poco fa si erano opposte alla possibilità di applicare il salasso dei tassi negativi ai correntisti che detenevano depositi inferiori alla soglia di 100.000 euro.

Quella “barriera psicologica” – ha reso noto Verox – è caduta quando una banca di Magdeburg ha iniziato a imporre quella che può essere definitiva una tassa ai conti correnti con una somma depositata superiore ai 75.000 euro (la misura non avrà comunque effetto retroattivo).

I correntisti di questi istituti possono “ringraziare” l’ex numero uno della Bce Mario Draghi già ribattezzato da Bild, a fine settembre, Conte Draghila, con l’accusa di aver lanciato un meccanismo che succhierà sempre di più il sangue dei conti correnti.

Già James von Moltke, direttore finanziario di Deutsche Bank, il mese scorso ha riferito agli analisti che la banca stava velocizzando il processo per trasferire i tassi negativi ai suoi clienti, dopo essere arrivata alla conclusione che avrebbe potuto procedere in tal senso colpendo un quinto circa di tutti i suoi depositi retail.

La realtà dei tassi negativi sui depositi in Germania è stata confermata anche da Stephan Engels, direttore finanziario di Commerzbank che, stando a quanto ricorda il Financial Times, fa parte di quel 60% circa di banche tedesche che ha già trasferito il salasso ai clienti non retail.

Sempre in base a nuovi dati che sono stati resi noti lo scorso lunedì, sono più del 20% del totale le banche tedesche che stanno facendo lo stesso con i clienti retail. E Commerzbank, seconda banca tedesca, ha iniziato a colpire i clienti retail più ricchi con depositi di ammontare superiore a 1 milione di euro.

Tra le iniziative più aggressive, sicuramente quella della berlinese Volksbank, che lo scorso mese ha reso noto che inizierà ad applicare tassi negativi pari a -0,50% a qualsiasi deposito di ammontare superiore ai 100.000 euro.

Un sondaggio della Bundesbank – banca centrale tedesca capitanata da Jens Weidmann, – il banchiere che siede nel Consiglio direttivo della Bce e che si è spesso opposto alle politiche più dovish dell’ex presidente Mario Draghi – ha messo in evidenza che, alla fine di settembre – due settimane dopo il taglio della Bce del tasso sui depositi dal -0,4% precedente al -0,5% – il 58% delle 220 banche tedesche interpellate ha ammesso che stava iniziando a imporre tassi negativi su alcuni depositi corporate, mentre il 23% ha riferito di star facendo lo stesso sui depositi retail.