Notizie Notizie Mondo Tassi negativi preoccupano anche UBS, AD Sergio Ermotti: rischio che cresca numero clienti colpiti

Tassi negativi preoccupano anche UBS, AD Sergio Ermotti: rischio che cresca numero clienti colpiti

21 Novembre 2019 15:49

I clienti retail di UBS possono stare tranquilli, almeno per ora: in un’intervista rilasciata a Bloomberg l’AD Sergio Ermotti ha tenuto a precisare più volte che la banca “non trasferirà i tassi negativi ai clienti più piccoli”, appunto a quelli retail. Tuttavia, anche Ermotti fa parte della schiera dei banchieri preoccupati per le conseguenze che il contesto dei tassi al di sotto dello zero potrebbe scatenare nel settore bancario-finanziario. E anche lui, a prescindere da ciò che deciderà di fare UBS, crede che ci sia il rischio che il numero di clienti che saranno costretti a pagare le conseguenze dei tassi negativi aumenti.

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“Al momento, la soglia rimane ancora molto alta – ha detto il ceo, riferendosi alla soglia a partire dalla quale Ubs potrebbe trasferire il salasso ai clienti – E’ difficile fare una previsione in questo momento esatto, ma siamo piuttosto convinti del fatto che gli investitori più piccoli non saranno colpiti”. Verso la fine di ottobre, il gigante svizzero ha addossato parte della responsabilità del calo degli utili, nel terzo trimestre, anche alla politica dei tassi negativi.

Sergio Ermotti ha parlato in occasione della conferenza New Economy Forum, in corso a Pechino, che è stata organizzata da Bloomberg Media Group, divisione di Bloomberg LP, holding di cui fa parte Bloomberg News.

Al forum partecipano altri titani del mondo dell’alta finanza, come Goldman Sachs: tutti guardano alla Cina con un interesse crescente, visto che Pechino, a partire dall’anno prossimo, consentirà agli investitori stranieri di detenere la proprietà di una società finanziaria anche al 100%: un passo decisivo nel processo con cui si appresta ad aprire al mondo le porte dei suoi mercati finanziari, che hanno un valore di 40 trilioni di dollari circa.

La decisione è stata comunicata alla metà di ottobre, quando la China Securities Regulatory Commission – Commissione di regolamentazione sugli strumenti finanziari della Cina – ha reso nota una road map tesa a rimuovere i limiti imposti finora alle partecipazioni che le società straniere detengono nelle società finanziarie, nei fondi di investimento e nei gruppi attivi nel mercato dei futures.

L’anno scorso, la commissione aveva già accordato il permesso ad alcuni istituti finanziari esteri di aumentare le loro quote di minoranza fino a una partecipazione di maggioranza pari al 51%.

Parlando delle novità in corso in Cina, l’AD di UBS Sergio Ermotti ha affermato di essere ottimista sulla capacità della banca di raggiungere nel paese il “prossimo livello di crescita”: un obiettivo che, per concretizzarsi, richiederà comunque, a suo avviso, anni.

“Siamo fermamente convinti del fatto che il trend secolare che sta sostenendo la Cina e in particolare il nostro business sia molto positivo“, ha detto il ceo.

Ubs è presente in Cina con UBS Securities, la joint venture di consulenza cinese. La banca elvetica è stata la prima a ottenere da Pechino l’autorizzazione ad aumentare la soglia di partecipazione, lo scorso anno, al 51% della joint venture.

Ubs è un’altra delle banche che sta scontando il clima di tassi ai minimi record che sta caratterizzando diverse economie, oltre al rallentamento della crescita. Gli sforzi che ha fatto nel combinare le sue unità di wealth management in una divisione globale gestita da due co-responsabili devono dare ancora i loro frutti.

Il titolo UBS ha perso il 12% circa lo scorso anno, scendendo a 11,98 franchi svizzeri. L’azione è scesa ad agosto al di sotto della soglia di 10 franchi svizzeri, livello che non veniva bucato dal 2012.

Numero uno al mondo nel business del wealth management, UBS continua a intravedere grandi opportunità in Cina: economia che, nonostante il rallentamento economico, rimane terreno fertile per il colosso bancario svizzero, se si considera la rapida accumulazione di ricchezze da parte dei Paperon de’ Paperoni cinesi.

C’è da dire comunque che la banca è destinata però a far fronte anche a un’accesa competizione da parte delle società locali, che stanno crescendo rapidamente in termini di asset gestiti.