Le sfide del mercato automobilistico elettrico tra Cina, Europa e Stati Uniti
Il mercato automobilistico mondiale sta affrontando una significativa trasformazione che fino a qualche anno fa era impensabile. I veicoli elettrici sono il futuro della mobilità, ma gli ostacoli all’orizzonte sono tantissimi e non tutti semplici da superare. Cosa possiamo aspettarci dai prossimi anni? A fornire una panoramica sul breve e lungo periodo è un recente rapporto di Allianz Trade, Prospettive del mercato automobilistico globale.
Dopo il boom di immatricolazioni di autovetture nel 2023, il mercato automobilistico dovrebbe normalizzarsi in questo 2024, con la vendita di auto nuove che potrebbe aumentare dell’1,9%, ma se guardiamo più in là il percorso che ci attende verso una diffusione capillare dei veicoli elettrici si preannuncia turbolento a causa di una serie di fattori, a cominciare dalle tensioni geopolitiche e passando per il rallentamento della domanda legata anche ai costi ancora poco accessibili per il consumatore medio.
I tre maggiori mercati automobilistici – Cina, Stati Uniti ed Europa – stanno già affrontando una serie di sfide, alcune in comune e altre in diretta contrapposizione, che potrebbero aumentare nel corso dei prossimi anni. Se gli Stati Uniti si sono mossi in anticipo, anche grazie a Tesla, la Cina ha rapidamente recuperato terreno in questi ultimi anni, riuscendo a produrre veicoli elettrici più economici e sfidare in modo aperto i colossi statunitensi ed europei. L’Europa, invece, è partita in ritardo e sta ancora lottando per riuscire a produrre modelli accessibili in modo redditizio.
Nonostante le case automobilistiche europee, a cominciare da quelle tedesche, stiano cercando di ridurre i costi di produzione e della manodopera, il loro mercato di riferimento è rimasto quello del segmento premium. Il rapporto di Allianz parla chiaro: nel 2022 il prezzo medio dei veicoli elettrici in Europa era di 55.821 euro, il 27% in più rispetto alle auto a benzina, e quasi tutte le offerte di veicoli elettrici avevano un prezzo superiore a 20.000 euro. Nello stesso anno il costo medio di un’auto elettrica prodotta in Cina era di 31.829 euro, un terzo in meno rispetto al prezzo delle auto a benzina nel 2022.
Europa e Stati Uniti condividono più di un problema legato alla dipendenza dai componenti e dalle materie prime cinesi, a cominciare dalle batterie che oggi rappresentano la spesa maggiore nella produzione di un veicolo elettrico, pari a circa il 40% del costo totale. 6 dei primi 10 produttori al mondo di batterie si trovano in Cina e gli altri quattro hanno comunque sede in Asia. Cosa fare di fronte a questa realtà che rischia di portare i veicoli elettrici cinesi a dominare il mercato globale? L’Europa e gli Stati Uniti hanno già reagito aumentando le barriere commerciali e i controlli, ma queste misure serviranno solo a rallentare il dominio cinese.
Una risposta precisa non c’è, soprattutto perché negli ultimi anni gli Stati Uniti sono emersi come una destinazione di investimento molto attraente per le aziende europee grazie a generosi crediti d’imposta federali e alle sovvenzioni statali che hanno spinto colossi tedeschi come Volkswagen, Mercedes-Benz e ZF Friedrichshafen a grandi investimenti negli Stati Uniti. Volkswagen, ad esempio, ha deciso di dare priorità a un impianto di batterie in Nord America rispetto a un impianto precedentemente pianificato in Europa orientale e questa tendenza potrebbe continuare, togliendo di fatto investimenti in territorio europeo con conseguenze a cascata sull’occupazione e sull’economia.
Gli esperti coinvolti da Allianz in questa ricerca – Yao Lu, Jasmin Groeschl, Maria Latorre e Maxime Lemerle – sostengono che per recuperare il ritardo nella nuova corsa e stimolare l’adozione del mercato, l’Europa dovrebbe fornire più carote che bastoni. Ad oggi, infatti, l’approccio dell’UE manca di un sostegno coordinato e di una strategia globale: “A metà del 2023, 20 Paesi dell’UE non fornivano alcun incentivo infrastrutturale e sette non offrivano sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici. Gli incentivi si stanno ulteriormente riducendo nel 2024, con la Germania che ha terminato gli aiuti prima del previsto e la Francia che ha ridotto le sovvenzioni a causa dei vincoli di bilancio“.
I responsabili politici dovrebbero quindi sostenere maggiormente l’espansione delle reti di ricarica e fornire maggiori incentivi per incoraggiare il passaggio ai veicoli elettrici. Ma non basta. Per mantenere un vantaggio nella competizione dei veicoli elettrici servono anche una solida catena di approvvigionamento e progressi nella tecnologia delle batterie e del software, fondamentali per gestire i costi e migliorare le prestazioni e l’esperienza di guida. Anche in questo caso servirebbero azioni per attrarre investimenti lungo l’intera catena di approvvigionamento, garantendo l’accesso alle materie prime essenziali, migliorando le infrastrutture di raffinazione e facendo progredire la tecnologia delle batterie per superare l’impasse.