Lavoro Usa: nonfarm payrolls sopra attese, ma Fed e mercati temono dazi

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I dati di marzo sul mercato del lavoro americano mostrano una forte crescita dei nonfarm payrolls (+228 mila) e un lieve incremento del tasso di disoccupazione (4,2%). Numeri che evidenziano nel complesso un mercato del lavoro resiliente alla fine del mese scorso, prima dell’introduzione dei nuovi dazi da parte di Trump, che hanno complicato il quadro per la Fed.
Nonfarm payrolls +228 mila, sopra attese. Disoccupazione al 4,2%
Nel dettaglio, le nuove buste paga nel settore non agricolo sono state 228.000, ben oltre le attese che prevedevano 140.000 nuovi posti di lavoro. La revisione dei dati dei due mesi precedenti evidenziano 48.000 impieghi in meno di quelli inizialmente rilevati.
Il tasso di disoccupazione è salito leggermente, al 4,2%, rispetto al 4,1% di febbraio, con gli analisti che si aspettavano una lettura stabile.
Dal punto di vista dei salari medi orari emerge una crescita dello 0,3% su base mensile, in linea con le attese, e un rallentamento dal 4,0% al 3,8% su base annua, a fronte del 4,0% del consensus.
Mercato lavoro Usa resiliente prima dei dazi reciproci
Il rapporto odierno mostra un mercato del lavoro resiliente, appena prima che Trump annunciasse un nuovo round di tariffe che hanno mandato sottosopra i mercati a livello globale. Oltre ai dazi del 25% sulle auto, l’amministrazione Usa ha decretato una tariffa universale del 10% e imposte aggiuntive specifiche per alcuni Paesi, come la Cina (34%), l’Unione Europea (20%), il Giappone (24%) e il Regno Unito (10%).
Molti economisti di Wall Street ritengono che l’economia statunitense possa entrare in recessione e si appresti ad affrontare un aumento della disoccupazione e dell’inflazione.
Occupazione e prezzi, rebus per la Fed
Un quadro complicato per la Federal Reserve, impegnata da un lato a riportare l’inflazione verso il target del 2% e dall’altro a perseguire la piena occupazione, in linea con il suo doppio mandato.
I dazi e il conseguente rallentamento economico potrebbero danneggiare il mercato del lavoro, spingendo nella direzione di nuovi tagli dei tassi, ma al tempo stesso la crescita dei prezzi è ancora troppo elevata e rischia di accelerare ulteriormente, almeno nel breve periodo, a causa delle tariffe.
Pertanto, è probabile che la banca centrale mantenga una posizione attendista nel breve periodo per valutare man mano i dati in arrivo e ponderare le sue prossime mosse di politica monetaria.
La reazione dei mercati e le aspettative sui tassi Fed
In seguito alla pubblicazione del report, i future sull’azionario statunitense sono rimasti in calo di oltre il 2,5%. I rendimenti dei Treasury rimangono in discesa di circa 10 punti base lungo tutta la curva, in scia ad una corsa ai “safe asset” che premia l’obbligazionario a discapito dell’equity. Il cambio euro/dollaro rimane sopra quota 1,10 mentre il dollaro/yen è sceso in area 145,5.
Le aspettative dei mercati monetari indicano quattro tagli dei tassi nel corso del 2025, con una prima riduzione a maggio prezzata con una probabilità di poco inferiore al 40%.
Da seguire nel corso della giornata un intervento del presidente della Fed, Jerome Powell, per eventuali spunti sulla posizione della banca centrale rispetto alle ultime novità in ambito commerciale.