Notizie Notizie Italia Italia in recessione tecnica, Di Maio incolpa Gentiloni. Ma c’è chi teme recessione in tutto 2019

Italia in recessione tecnica, Di Maio incolpa Gentiloni. Ma c’è chi teme recessione in tutto 2019

31 Gennaio 2019 13:51

Italia in recessione tecnica: il giorno della verità è arrivato. E’ arrivato oggi, sotto forma di quei numeri che sono stati snocciolati dall’Istat.

E ora c’è qualcuno che paventa una recessione anche per l’intero 2019.

Nel quarto trimestre del 2018, il Pil del IV trimestre è sceso dello 0,2% su base trimestrale, salendo dello 0,1% su base tendenziale. La contrazione si aggiunge a quella già sofferta nel terzo trimestre, quando il Pil era calato già dello 0,1%. Il fatto che l’Italia sia entrata in recessione tecnica è confermato dalla stessa definizione del fenomeno:

per recessione tecnica si intende infatti quella situazione economica in cui il Pil scende per il secondo trimestre consecutivo.

Non una sorpresa, sicuramente per quelle istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale – che aveva definito l’Italia anche come un rischio globale, innescando la rabbia di alcuni esponenti del governo M5S-Lega – e, ancora prima, Bankitalia, che aveva finito per beccarsi puro un rimprovero dal ministro degli Affari europei, Paolo Savona.

Non una sorpresa neanche per il premier Giuseppe Conte, che ha deciso evidentemente di giocare d’anticipo, e che proprio ieri ha riconosciuto il rischio di recessione, sconfessando praticamente l’ottimismo da boom economico mostrato più volte dal vicepremier, leader del M5S e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.

Ha invece stupito, per l’appunto, proprio Di Maio, che ha puntato il dito contro i governi precedenti, responsabili a suo avviso della recessione tecnica in cui è scivolata l’Italia:

“I dati Istat testimoniamo una cosa fondamentale. Chi stava al Governo ci ha mentito. Non ci ha portato fuori dalla crisi”.

L’accusa, in particolare, è stata rivolta al governo di Paolo Gentiloni. Così il vicepremier:

“La legge di bilancio è stata approvata al 31 dicembre. In questo mese stiamo lavorando ai decreti attuativi per far partire una serie di misure. Credo che i dati Istat certifichino il fallimento della legge di bilancio di Gentiloni e l’idea per cui si dovesse stare attenti solo alle regole europee sacrificando i cittadini italiani. Questa è una manovra espansiva e permette di spendere velocemente i soldi che mettiamo nell’economia”.

Ancora: “I dati dell’asta dei Btp sono molto incoraggianti. Vuol dire che c’è grande fiducia nel nostro Paese”.  Con la riforma delle pensioni, inoltre,”libereremo tanti posti di lavoro. Qualcuno dice non saranno un milione, ma sicuramente saranno più di quelli previsti prima di quota 100″.

Già spazientito per i commenti rilasciati dalle fonti di Palazzo Chigi – a cui ha replicato parlando di dichiarazioni infami e ignoranti , l’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e deputato del Pd, ha fatto notare:

“Possiamo avere idee molto diverse su come fare il bilancio del Paese ma ci deve essere un elemento fondamentale: la fiducia, quello che ha detto oggi il vice premier Luigi Di Maio mina la fiducia reciproca, se non ci fidiamo dei numeri dell’Istat non possiamo fare niente assieme”.

Diverse associazioni hanno intanto lanciato altrettanti alert, commentando la recessione tecnica che ha colpito il paese.

Come l’UNC, l’associazione nazionale dei consumatori, che ha spiegato come il calo del Pil, a questo punto, rischi di sballare i rapporti deficit-Pil e debito-Pil, facendo salire il rischio di una manovra-bis. E come il Codacons, con il presidente Carlo Rienzi che si è così espresso:

“Non possiamo non esprimere preoccupazione di fronte all’ingresso dell’Italia nella recessione tecnica, una situazione che avrà conseguenze dirette per consumatori e imprese. Il calo del Pil è peggiore delle previsioni ed il peggior risultato degli ultimi 5 anni, e deve portare il Governo a correre ai ripari per evitare ripercussioni su industria e imprese. Il rischio concreto, tuttavia, è che scattino le clausole di salvaguardia con il conseguente incremento delle aliquote Iva nel 2020, una circostanza che determinerebbe il colpo di grazia per consumi e commercio, e un danno immenso per le famiglie“.

Dal canto suo il premier Conte è tornato a prendere la parola, dando la colpa alla guerra commerciale in corso tra Usa e Cina, ed escludendo il rischio di manovra correttiva. A margine dell”inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il premier ha ricordato che “anche agli analisti più sprovveduti è noto che c’è una guerra di dazi tra Usa e Cina, la Germania per prima ci sta rimetttendo, la Germania è il primo Paese per le nostre esportazioni”.

Di conseguenza, “è chiaro che questo effetto derivato da fattori esterni si produca immediatamente. Ma è una fase transitoria, perché è una guerra che si sta componendo e deve comporsi”.

“A noi – ha concluso Conte – interessa concentrarci sul nostro rilancio dell’economia che avverrà sicuramente nel 2019. Adesso vengono attuate le misure economiche previste nella manovra, inizia a svilupparsi il piano di investimenti e lo sblocca cantieri che permetteranno alla nostra economia di esprimersi. Questo rilancio sarà compiuto, è ragionevole prevederlo, nel secondo semestre. Non c’è nessuna preoccupazione”.

Ma l’ottimismo di Di Maio e di Conte non ha un effetto contagio. Sicuramente, non è di buon auspicio la nota del Centro Studi Promotor:

“L’Italia è in recessione”. Nel ricordare che “il prodotto interno lordo italiano è in frenata dal 2017” e che “la tendenza negativa è dunque evidente”, gli analisti sottolineano che “non ci sono al momento ragioni per ritenere che sia destinata ad arrestarsi nel prossimo futuro”.

“L’indicatore anticipatore del ciclo determinato dall’Istat – si legge nella nota degli esperti – è in sistematico calo dagli ultimi mesi del 2017 e ha fatto registrare una nuova contrazione anche in dicembre come pure, sempre dagli ultimi mesi del 2017, è in sistematico calo l’Economic Sentiment Indicator sia per l’area euro che, ed in maggior misura, per l’Italia determinato dalla Direzione per gli Affari Economici dell’Unione Europea”.

“Non si vede quindi – afferma Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – come la frenata dell’economia in atto dalla fine del 2017 possa arrestarsi nel corso del 2019 determinando un’inversione di tendenza. Ne consegue che il 2019 sarà il primo anno di una nuova recessione per l’economia italiana: la terza dal 2007 che inizia prima che il Pil abbia raggiunto il livello massimo da cui è partita la seconda recessione nel 2011″.

Ma, nella conferenza stampa indetta alla Camera, Di Maio ha detto di non ritenere che “ci sarà bisogno di correggere le stime, nonostante siamo in una congiuntura economica difficile”.

“Aiutando le fasce più deboli del Paese, pensionati, piccoli e medi imprenditori e coloro che cercano lavoro e hanno difficoltà a trovarlo, permetteremo un aumento della domanda interna. Con il reddito di cittadinanza inietteremo nell’economia reale 8 miliardi di euro l’anno. E con l’anticipazione del Tfs per gli statali sono altri 5 miliardi di euro che entrano nei conti correnti degli italiani. Ovviamente, il tema è favorire la fiducia nella spesa. Nei prossimi mesi ci sarà più fiducia nell’avere uno Stato meritocratico“.