Notizie Notizie Mondo Inflazione Usa sotto la lente della Fed con rebus tagli tassi

Inflazione Usa sotto la lente della Fed con rebus tagli tassi

9 Aprile 2024 14:53

I dati di domani sui prezzi al consumo degli Stati Uniti rappresentano l’appuntamento più importante di questa settimana per gli investitori. L’inflazione core dovrebbe mostrare un lieve rallentamento a marzo, ma allo stesso tempo rimanere ancora ben al di sopra del target del 2% della Federal Reserve. Attenzione anche alle minute della banca centrale americana, in uscita domani sera, che potrebbero fornire un quadro più completo sulle possibilità residue di tagli dei tassi a giugno.

Le stime sull’inflazione di marzo

Secondo le stime degli analisti, l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe evidenziare a marzo un incremento dello 0,3% su base mensile, rispetto al +0,4% del mese precedente. Su base annua, l’inflazione è prevista in accelerazione dal 3,2% al 3,4%, complice l’aumento dei costi dell’energia.

Per quanto riguarda l’indice core, che esclude le componenti più volatili (prezzi energetici e alimentari), il consensus indica un aumento dello 0,3% mensile (+0,4% a febbraio) e un lieve rallentamento della crescita tendenziale, dal 3,8% al 3,7%, principalmente grazie al raffreddamento dei prezzi degli affitti e delle auto usate.

Analisti cauti su discesa inflazione

Gli esperti di Bloomberg si aspettano che “il rapporto CPI di marzo mostri un modesto rallentamento del ritmo mensile dell’inflazione core allo 0,3%, un valore ancora coerente con l’obiettivo annuale della Fed di raggiungere un’inflazione core PCE pari al 2,0%”. Ricordiamo che l’ultimo dato sull’indice dei prezzi Consumer Price Expenditure di febbraio si è attestato al 2,5% annuo, al di sotto delle attese.

“Anche se l’inflazione complessiva annua oscillerà attorno al 3,0% fino alla fine dell’anno, la persistente disinflazione nella componente core dovrebbe consentire alla Fed di tagliare i tassi quest’estate”. Tuttavia, il processo rimane accidentato e alcuni eventi avversi, come il crollo del ponte di Baltimora, potrebbero aumentare i rischi di rialzo dei prezzi e slittamento dei tagli.

Il job report riduce la necessità di tagliare i tassi

Il report sull’inflazione arriva dopo i dati di venerdì sull’occupazione, che hanno ribadito la forza del mercato del lavoro statunitense, con un numero di nuovi impieghi superiore a tutte le previsioni e un tasso di disoccupazione in calo. Il rapporto ha consolidato l’idea che la Fed non abbia necessità di tagliare velocemente i tassi, in assenza di criticità sul fronte dell’occupazione.

Come evidenziato da Bloomberg, però, alcuni indicatori suggeriscono un rallentamento delle assunzioni in primavera e le componenti occupazionali delle indagini ISM indicano una persistente debolezza sia nei servizi che nel manifatturiero.

In programma domani anche i verbali Fed

Da seguire con attenzione anche i verbali relativi all’ultima riunione della Federal Reserve, in uscita domani sera, quando i dati sull’inflazione saranno già noti.

Le minute forniranno indicazioni su come i membri del Fomc hanno interpretato i dati precedenti alla riunione del 19-20 marzo e quanto ritengano convincente uno scenario “no-landing”, in cui l’economia continua a correre malgrado la stretta monetaria.

Il dot plot di marzo ha mostrato che la maggior parte dei funzionari non ha fretta di tagliare i tassi, poiché il rischio di recessione è basso e c’è ottimismo sull’andamento dell’economia. Alcuni, come Michelle Bowman, non escludono nemmeno un eventuale nuovo rialzo nel caso l’inflazione dovesse mostrarsi più ostica del previsto, anche se non si tratta dello scenario base.

Più fiducioso l’ex presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, che ha dichiarato di aspettarsi tre riduzioni quest’anno, man mano che l’inflazione si raffredderà.

Il mercato smorza le attese di tagli dei tassi

Le parole di Bullard denotano persino più ottimismo di quanto ne stiano manifestando i mercati, che hanno sensibilmente ridotto le aspettative sui tagli nel 2024.

I future sui Fed Funds prezzano in media un allentamento complessivo di 64 punti base, quindi poco più di due riduzioni da 25 bp, nel corso dell’anno. La probabilità di una prima mossa entro il meeting di giugno è scesa al 54% e nemmeno entro luglio viene scontato un taglio pieno (90%).

I rendimenti dei Treasury hanno toccato i massimi da novembre, con il decennale oltre il 4,4% mentre il biennale si è portato a ridosso del 4,8%.