Inflazione eurozona attesa in aumento, Bce alla finestra. Sorpresa dalla Germania
Domani il dato chiave sull’inflazione della zona euro, attesa in accelerazione al 2,3% annuo. Una lettura peggiore delle attese potrebbe alimentare il dibattito interno alla Bce sul ritmo dei tagli dei tassi di interesse. Nel frattempo, però, arrivano notizie positive dai prezzi al consumo della Germania.
Inflazione armonizzata Germania stabile al 2,4%
Secondo la rilevazione preliminare di novembre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo della Germania ha registrato una flessione dello 0,7% su base mensile ed è rimasto stabile al 2,4% su base annua. I dati sono migliori delle stime, che indicavano un calo congiunturale dello 0,5% e un incremento tendenziale al 2,6%.
L’indice nazionale, calcolato secondo parametri leggermente diversi da quelli della zona euro, mostra una diminuzione dello 0,2% rispetto a ottobre e una crescita del 2,2% su base annua (consensus -0,2% e +2,3%).
In mattinata anche la Spagna ha pubblicato i dati sui prezzi al consumo, in aumento dall’1,8% al 2,4%, il valore più elevato da agosto, in linea con le aspettative degli analisti.
Le stime sull’inflazione dell’eurozona
I dati spagnoli e tedeschi arrivano alla vigilia del rapporto di Eurostat sull’inflazione dell’eurozona. Le stime degli economisti indicano una riduzione dello 0,2% su base mensile (dopo il +0,3% di ottobre), ma su base annua è attesa un’accelerazione al 2,3%, dal 2,0% registrato a ottobre. Il Cpi core è previsto a sua volta in aumento dal 2,7% al 2,8%.
Un aumento temporaneo dell’inflazione è ampiamente previsto ed è stato anticipato anche dagli stessi funzionari della Bce, che prevedono di raggiungere in modo sostenibile l’obiettivo del 2% soltanto nel corso del 2025.
Le previsioni sulla riunione Bce di dicembre
Il report di domani contribuirà a definire l’entità dell’ultimo taglio dei tassi del 2024. Gli ultimi indici Pmi avevano momentaneamente ravvivato l’ipotesi di una riduzione da 50 punti base, ma lo scenario base rimane quello di una sforbiciata di soli 25 punti base, che porterebbe il tasso sui depositi al 3,0%. Una mossa da mezzo punto percentuale, al momento, ha una probabilità risicata, intorno al 15%, secondo i tassi impliciti nel mercato monetario.
Quasi certi ulteriori tagli nel corso dell’anno prossimo, anche se il membro del Comitato Esecutivo Isabel Schnabel ha smorzato le aspettative dei mercati, affermando che i costi di finanziamento non possono essere abbassati troppo rapidamente. Una riduzione graduale dovrebbe garantire alla politica monetaria un “prezioso spazio politico” per rispondere a shock economici futuri. Secondo la funzionaria, gli indici Pmi potrebbero aver accentuato eccessivamente la debolezza della regione.
Altri membri del consiglio direttivo, come il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, ritengono invece che la Bce debba agire più velocemente per evitare che l’economia rallenti troppo, frenando anche l’inflazione che così rischierebbe di stabilizzarsi al di sotto dell’obiettivo.
Nel complessi, come segnalato da ING, il dato tedesco di oggi rappresenta “una buona notizia” per i falchi della Bce, rafforzando l’opposizione ad un maxi-taglio da 50 bp in attesa del report di domani.