Notizie Notizie Italia Inflazione euro ai minimi da 2021, giù anche in Italia. Tassi Bce: ora Lagarde farà stop?

Inflazione euro ai minimi da 2021, giù anche in Italia. Tassi Bce: ora Lagarde farà stop?

29 Settembre 2023 12:58

L’inflazione dell’area euro relativa al mese di settembre è salita del 4,3% su base annua, a un ritmo inferiore rispetto al 4,5% atteso dal consensus degli analisti. Il tasso di inflazione headline dell’Eurozona è scivolato così al minimo degli ultimi due anni.  E’ quanto ha reso noto l’Eurostat, comunicando la lettura preliminare del dato.

Un dato, quello dell’inflazione, atteso con trepidazione dai mercati, dopo gli indicatori diffusi dalle singole economie dell’area euro.

Reso noto in particolare, nella giornata di oggi, anche il dato relativo all’inflazione dell’Italia, che ha rallentato, anch’esso, il ritmo di crescita, alimentando la speranza che la numero uno della Bce, Christine Lagarde, sia vicina a questo punto a sotterrare l’ascia di guerra brandita per più di un anno contro l’inflazione.

Inflazione core Eurozona in forte ritirata. Ora Lagarde (Bce) si fermerà?

Oltre all’inflazione headline, il cui tasso di crescita è scivolato per l’appunto ai minimi dall’ottobre del 202, in Eurozona ha perso vigore nel mese di settembre anche l’inflazione core.

L’Eurostat ha reso noto di fatto che l’indice core CPI dell’area euro è salito a settembre del 4,5% su base annua, rispetto al +4,8% previsto dagli economisti.

Notevole il dietrofront, se si considera che ad agosto l’inflazione core era salita al ritmo pari a +5,3%.

La pubblicazione dei numeri relativi all’inflazione ha rinfocolato sui mercati la speranza che la Bce guidata dalla presidente Christine Lagarde sia pronta (finalmente per molti) a fermare il ciclo di rialzi dei tassi che ha lanciato nel luglio del 2022 e che da allora è proseguito in modo incessante, confermando l’intenzione dell’Eurotower di sfiammare una volta per tutte la crescita incontrollabile dei prezzi: crescita che è stata innescata prima con il reopening dell’economia post pandemia Covid e, successivamente, con la guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio dello scorso anno.

Guardando alle componenti principali dell’inflazione dell’area euro, dai dati preliminari diffusi oggi dall’Eurostat è emerso che, nel mese di settembre, i prezzi dei beni alimentari, dell’alcol e dei tabacchi hanno riportato il balzo più forte, comunque indebolendo la fiammata, dal +9,7% di agosto al +8,8%.

A seguire, ancora sensibile è stato lo scatto dei prezzi dei servizi (+4,7%, comunque a un ritmo inferiore rispetto al +5,5% di agosto), mentre i prezzi dei prodotti industriali non energetici sono saliti del 4,2%, rispetto al +4,7% del mese precedente.

Rilevante la retromarcia dei prezzi energetici, che hanno segnato un ribasso del 4,7%, rispetto al calo pari a -3,3% di agosto.

A tal proposito, vale la pena di segnalare tuttavia il recente rally dei prezzi del petrolio, che rischia di mandare in fumo il lavoro dei banchieri centrali, rinfocolando l’inflazione e le aspettative sulla sua crescita.

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Italia: i dati Istat. A settembre crescita headline rallenta da +5,4% a +5,3%

In Italia, l’Istat ha reso noto che secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha messo a segno a settembre un rialzo dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua, rispetto al +5,4% del mese precedente.

Così si legge nel comunicato:

La lieve decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente al rallentamento su base tendenziale dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +9,2% a +7,7%), degli alimentari lavorati (da +10,0% a +9,1%), dei beni durevoli (da +4,6% a +4,0%) e, in misura minore, dei beni non durevoli (da +5,2% a +4,8%), dei beni semidurevoli (da +2,9% a +2,4%) e dei servizi relativi all’abitazione (da +3,9% a +3,7%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati da un’accelerazione dei prezzi degli energetici non regolamentati (da +5,7% a +7,6%), dalla minore flessione di quelli degli energetici regolamentati (da -29,6% a -27,8%) e dall’aumento del ritmo di crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +1,2% a +3,8%).

L‘inflazione core dell’Italia, ovvero l’inflazione calcolata al netto degli energetici e degli alimentari freschi è rallentata ancora, scendendo dal +4,8% di agosto al +4,6% di settembre.

Dietrofront anche per l’inflazione italiana al netto dei soli beni energetici (da +5,0%, registrato ad agosto, a +4,8%).

Il trend dell’inflazione dell’Eurozona rimane contrastato, soprattutto se si considera l’alert arrivato dagli ultimi dati della Spagna.

In Germania, economia numero uno dell’Eurozona che sta vivendo un periodo di contrazione economica, il tasso di inflazione è sceso a settembre al 4,5%, stando ai dati diramati ieri dall’Ufficio federale di statistica, al minimo dal febbraio del 2022, quando viaggiava al 4,3%, dunque al valore più basso dal periodo precedente l’inizio della guerra in Ucraina.

In forte calo la componente core, che è scesa del 4,6% su base annua, dopo il +5,5% di agosto.

La retromarcia è stata innestata anche dall‘inflazione della Francia, che è salita nello stesso mese del 5,6% su base annua, smorzandosi rispetto al +5,7% di agosto, e confermando un ritmo di crescita decisamente inferiore al +5,9% stimato dal consensus.

In Spagna, invece, il balzo dei prezzi energetici ha provacato uno scatto dell’inflazione, a settembre, pari al +3,5%, rispetto al +2,6% di agosto.