Notizie Notizie Italia I cavalli da corsa del Ftse Mib che non ti aspetti: numeri da capogiro per Terna e le altre utility

I cavalli da corsa del Ftse Mib che non ti aspetti: numeri da capogiro per Terna e le altre utility

24 Gennaio 2020 15:03

Il 2019 ha visto in vetrina tanti titoli del Ftse Mib, con performance quali quelle di Azimut (+123%), Stm (+97%) e Amplifon (+85%) che in una singola stagione non si vedevano da molto tempo. Le prime settimane del nuovo anno stanno vedendo gli stessi titoli continuare a fare da capofila ai trialzi dell’indice Ftse Mib e sia Stm che Azimut presentano già balzi a doppia cifra (oltre +13% ad oggi per entrambe).

Le top pick che non ti aspetti

Poco dietro si scorge infatti una pattuglia molto nutrita di titoli che fino a poco tempo fa si era soliti additare come difensivi, ossia da preferire in fasi incerte del mercato, quali le utility. Invece nel bel mezzo di un mercato improntato al rialzo da molti mesi si distinguono titoli quali Enel, che è anche quello di maggior peso di tutta Piazza Affari con i suoi quasi 79 miliari di euro di capitalizzazione, con oltre +9% da inizio anno (e non va dimenticato che a inizio settimana ha staccato un acconto cedola di 0,16 euro per azione). Molto bene con +7,8% A2a, seguita da Hera con quasi +7% (e titolo sui massimi storici) e Italgas con oltre +6%.

Terna macina performance, soprattutto nel lungo periodo

Tra i best performer non risulta Terna che ieri ha aggiornato i massimi storici e anche oggi spinge sull’acceleratore con top intraday a 6,3 euro. La capitalizzazione ha toccato il record di 12,6 miliardi di euro, posizionando Terna non lontana dalla top ten (14° posto) delle più grandi società quotate. Una scalata che parte da lontano considerando che Terna figura tra i best performer di lungo periodo tra i titoli presenti nel Ftse Mib da almeno un decennio: da gennaio 2005 a oggi, con dentro quindi la crisi finanziaria 2007-08 e anche la crisi del debito, Terna segna un saldo di oltre +195% (performance senza considerare i dividendi distribuiti), seconda solo a Campari che nello stesso periodo ha fatto +652%. Snam si ferma ‘solo’ +110%, mentre la Enel fa +26,75). Considerando le altre storiche big di Piazza Affari il confronto è schiacciante: -26% per Intesa Sanpaolo, che risulta la migliore tra le banche sui 15 anni; -27,5% ENI e addirittura -83% Telecom Italia.

A dispetto di questi numeri, sono pochi gli analisti che hanno una view positiva su Terna. Infatti sono il 22,7% degli analisti che coprono il titolo raccomanda l’acquisto (Buy), mentre la maggioranza (59,15) consiglia di di mantenere le azioni in portafoglio (Hold) e il 18,2% suggerisce la vendita (Sell). Attualmente il target price medio a 12 mesi indicato dal consensus Bloomberg è di 5,87 euro, ossia il 6,1% sotto la valutazione attuale del titolo.

Nell’ultima settimana relativamente a Terna, controllata da Cdp, sono tornati i rumor circa una maxi fusione con Snam, una opzione che tende a spuntare nell’agenda dei governi che si sono susseguiti in questi anni. Del merger Snam-Terna se ne parlò nel 2008, nel 2011 con il governo Berlusconi e nel 2012 con il governo Monti. E anche, come allora, per alcune banche d’affari il matrimonio si sarebbe potuto fare, magari dando vita in parte al “maxi progetto di una holding delle reti”, tlc incluse.

I segreti dietro l’exploit delle utility

Il settore utility è stato tra i migliori performer dell’ultimo anno con quasi +42% di saldo a 12 mesi del Ftse Italia All Share Utilities. Un rally prepotente dettato in primo luogo dai tassi ai minimi storici che rappresentano un deciso vantaggio per le società del settore, caratterizzate da elevati livelli di debito. Inoltre l’ondata green e i forti investimenti in tal senso rappresentano un catalyst importante per i titoli del settore maggiormente attivi sul fronte rinnovabili. Non va infine trascurato che in un contesto di bassi rendimenti, che potrebbe prolungarsi ancora a lungo, l’appeal dei dividendi offerti dalle utility risulta molto importante, così come il loro carattere difensivo che piace agli investitori istituzionali che guardano con diffidenza alle prospettive di breve e medio dell’Italia.

Per l’Italia il nuovo Piano Energia e Clima 2030 del governo prevede un rafforzamento dei target di crescita Rinnovabili in particolare solare ed eolico. Il piano conferma la necessita di raddoppiare la capacità installata per le due tecnologie.

Utilities che primeggiano in borsa anche guardando fuori dai confini nazionali. Ben 12 utility statunitensi hanno aggiornato ieri i massimi a 52 settimane con anche in questo caso lo zampino dei tassi. La caduta dei rendimenti dei titoli statunitensi nell’ultimo anno conferma la correlazione molto chiara tra rendimenti in calo e utilities forti. Il movimento in direzioni opposte di rendimenti obbligazionari e settori ad alto dividendo come le utility è spiegato dal fatto che gli investitori cercano fonti alternative di rendimento in operazioni difensive. E nonostante i titoli viaggino a multipli elevati, i dividend yield del settore negli Usa è ancora vicino al 3%, ben sopra l’1,8% dei Treasury a 10 anni.