Amazon nel mirino dell’antitrust UK per investimenti in A.I., possibili rischi per la concorrenza
Amazon finisce sotto gli occhi vigili dell’Antitrust britannica, che annuncia di disporre delle «informazioni sufficienti» per avviare un’indagine sugli ingenti investimenti portati avanti dalla multinazionale di Bezos nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Un settore che ha attirato e attirerà presto i finanziamenti di tantissime società (specialmente big tech), ma che secondo l’autorità nasconderebbe delle insidie per la concorrenza nel Regno Unito.
Cos’è Anthropic?
Nata nel 2021 negli Stati Uniti dalla mente dei due fratelli italo-americani Dario e Daniela Amodei, Anthropic PBC è una delle tante start up che concentra i propri sforzi sulla ricerca in ambito A.i. generativa, sfornando modelli linguistici utili a sfidare il predominio di Google e soprattutto di OpenAI. Un piccolo ma luccicante scrigno, al cui interno Amazon spera di trovare “un tesoro” per la corsa in atto nell’AI.
Motivo per cui ha deciso di investire nella società ben 4 miliardi di dollari, avviando un percorso di partnership col fine di implementare nuovi, e sempre più capaci, prodotti all’interno di Bedrock. Ossia una piattaforma completamente serverless nata per offrire alle aziende modelli per la creazione di applicazioni di IA generativa, utilizzando l’IA in modo sicuro e responsabile.
In cosa consiste l’accordo?
A marzo è arrivata l’ultima tranche del maxi finanziamento, costituito dall’acquisto iniziale di un pacchetto azionario da 1,25 miliardi e da una successiva transazione da 2,75 miliardi. Oltre al denaro liquido, il colosso mette a disposizione della start up anche le sue infrastrutture in cloud per addestrare i modelli di Anthropic e distribuirli su speciali chip. L’obiettivo di Amazon è quindi sviluppare una sinergia tecnologica ad altissimo potenziale, coltivando l’ambizione di ritagliarsi un posto di assoluto privilegio nel crescente, nonchè cruciale, mercato dell’intelligenza artificiale.
L’autority ostacolerà i sogni di gloria?
Proprio nel momento in cui tutto è pronto per soffiare più forte sul vento infuocato della competizione nell’A.I., ecco che interviene l’antitrust a bloccare tutto, o per lo meno a cercare di frenarlo.
Non è sicuramente la prima volta per la Competition and Markets Authority, che aveva già eseguito operazioni simili nei confronti del gigante dell’e-commerce, finendo poi per accettare nel luglio 2022 le promesse di Amazon di impegnarsi a mitigare qualsiasi preoccupazione in materia di concorrenza e utilizzo dei dati di terze parti.
Ma la storia si ripete, e questa volta la CMA ha comunicato l’imminente avvio di un’indagine di «Fase 1» sulla partnership tra Amazon e Anthropic, leggendoci più che un legame commerciale una vera e propria fusione a danno della concorrenza britannica. Una prima fase che dovrebbe concludersi il prossimo 4 ottobre, come precisa l’Antitrust nella tabella di marcia annunciata ieri.
Nei prossimi 40 giorni, l’autority sarà chiamato a decidere se e per quale motivo tale accordo sia foriero di dubbi, i quali innescherebbero una ben più approfondita indagine di «Fase 2».
Dal canto suo, Amazon si difende sottolineando come l’ingente investimento stia «aiutando Anthropic ad espandere la scelta e la concorrenza in questa importante tecnologia». Il tutto, precisa il portavoce alla CNBC, senza detenere posti e ingerenze decisionali all’interno del consiglio d’amministrazione della start up, che rimane quindi «libera di collaborare con qualsiasi altro fornitore».
Occhi puntati anche su altre big tech
Se l’ammontare degli investimenti in intelligenza artificiale nei prossimi 5 anni si aggira intorno ai 1000 miliardi di dollari, la CMA aumenta l’attenzione su tutti questi enormi movimenti finanziari mettendo sotto la lente d’ingrandimento anche Microsoft e OpenAI, anche se i tempi non sembrano ancora maturi per una «Fase 1».
Resta dunque da capire in che modo le big tech decideranno di collaborare con le istituzioni pubbliche a tutela della concorrenza, nella doppia speranza che l’esigenza di tutelare mercato e risparmiatori a tutti i costi non si traduca in eccessiva burocrazia e lungaggini giudiziarie. Ma anche che non vengano sacrificati i diritti degli utenti in nomedi una digitalizzazione e modernizzazione repentina e scriteriata.