High-yield bond: alert Fitch. Ma anche opportunità
High-yield bond: rischi e opportunità. Fitch lancia l’alert
High-yield bond: posizionarsi o no su queste obbligazioni, dopo il grande crollo delle ultime settimane?
Le indicazioni che sono arrivate nelle ultime ore dall’agenzia di rating Fitch non sono affatto confortanti. Ma non manca chi intravede opportunità in questa fetta di mercato.
Per quanto riguarda Fitch, l’agenzia nelle ultime ore ha lanciato un avvertimento scrivendo in una nota di prevedere un aumento dei default delle obbligazioni high-yield.
In una nuova nota, gli analisti hanno ricordato che, nel mese di marzo, sulla scia del panico che si è scatenato sui mercati dopo la notizia del crac di SVB (Silicon Valley Bank), il tasso di default degli high-yield bond è salito di 20 punti base, all’1,8%.
Nuovi casi di default su questi bond sarebbero tra l’altro all’orizzonte, secondo Fitch, a causa dell’irrigidimento delle condizioni di credito, al punto che il tasso di riferimento dovrebbe continuare a salire nel resto dell’anno, fino a toccare una forchetta stimata, compresa tra il 3% e il 3,5%, nel 2023.
“La nostra stima sul default relativa al 2023 è in rialzo in modo significativo rispetto ai tassi dello 0,5% e dell’1,3% registrati rispettivamente nel 2021 e nel 2022, ma ancora inferiore alla media storica pari al 3,6% – si legge nella nota dell’agenzia di rating, che puntualizza di prevedere “una ulteriore pressione al rialzo sul tasso di default dell’high-yield, nel corso del 2024, a causa dell’intensificarsi degli ostacoli macroeconomici”.
Tanto che, per l’anno prossimo, l’outlook è di un tasso di default sulle obbligazioni high-yield compreso tra il 3% e il 4%.
High-yield bond: il commento di La Française AM
Da La Française AM arriva tuttavia un commento che mette in evidenza come, all’interno di questa fetta di mercato, le opportunità non manchino.
A presentarle è Victoire Dubrujeaud, Credit Fund Manager, di La Française AM che ricorda come, “negli ultimi 10 anni, ci siamo trovati in un contesto caratterizzato da tassi d’interesse bassi o addirittura negativi”.
Contesto in cui “l’unico modo per generare rendimenti positivi era quello di assumere un rischio maggiore e di privilegiare le azioni rispetto alle classi di attività a reddito fisso”. Non per niente, “uno dei principali argomenti a favore dell’investimento nei mercati azionari era il noto motto ‘There is no alternative’ (TINA)”.
“Più di recente, l’aumento dei tassi d’interesse e dell’inflazione ha portato le opportunità di carry a livelli che non si vedevano da anni, soprattutto rispetto ai rendimenti da dividendo delle azioni”.
E “il mercato del reddito fisso sta riacquistando competitività rispetto alle azioni”, ha fatto notare il gestore Dubrujeaud, aggiungendo come ci siano stati “maggiori afflussi, soprattutto nel segmento del credito”.
Guardando allo scorso anno, “il 2022 è stato uno degli anni peggiori per i mercati finanziari a causa dell’insolita combinazione di aumento dei tassi e ampliamento degli spread“.
La resistenza rispetto al credito Investment Grade o debito sovrano
Ma “il mercato High Yield ha mostrato una certa resistenza al declino rispetto al credito Investment Grade o al debito sovrano, grazie alla sua duration strutturalmente inferiore e alla sensibilità alle fluttuazioni dei tassi d’interesse”.
L’outlook per quest’anno?
A dispetto del crollo più grande della storia sofferto da queste obbligazioni, il Credit fund manager di La Française AM è ottimista.
“Riteniamo che le minori preoccupazioni per la crescita supereranno gradualmente la narrazione dominante del 2022 su inflazione, banche centrali e tassi”. E proprio il segmento High Yield offre “alcune opportunità”.
D’altronde, in una situazione in cui “il carry del mercato oggi (rendimenti superiori al 7% in Europa e negli Stati Uniti) offre una certa protezione contro la volatilità degli spread, aggiungere un po’ di rischio attraverso l’High Yield potrebbe essere sensato per massimizzare la strategia”.
“Inoltre – continua Dubrujeaud – riteniamo che i tassi di default aumenteranno solo moderatamente, in quanto i bilanci delle società restano sani e le esigenze di rifinanziamento rimangono limitate nel breve periodo”.
L’esperta aggiunge però anche di prevedere “un aumento della dispersione per rating e settori e una ripresa delle situazioni idiosincratiche, il che significa che la selezione delle obbligazioni e del credito sarà fondamentale”.
Il consiglio operativo: su quali obbligazioni puntare
In sintesi e da un punto di vista operativo, la view espressa da Victoire Dubrujeaud, Credit Fund Manager, di La Française AM, è la seguente:
“Poiché la visibilità sul quadro macroeconomico rimane limitata in questa fase, manteniamo una preferenza per il credito con rating BB e favoriamo alcuni nomi con rating B con cedole elevate e rischio di rifinanziamento limitato a breve termine”.
“Per quanto riguarda i settori, vediamo un valore negli emittenti provenienti dal settore bancario, in quanto i premi di rendimento aggiustati per il rischio sono attualmente più interessanti rispetto a quelli delle società di capitali, con un rating equivalente”.
La Francaise rimane invece molto cauta “sui ciclici e sui titoli ad alta leva finanziaria, che hanno meno spazio per far fronte all’inasprimento delle condizioni finanziarie e a una potenziale recessione economica”.
In ogni caso, “considerando che nel prossimo decennio l’inflazione e i tassi d’interesse dovrebbero normalizzarsi, il reddito fisso potrebbe tornare nuovamente a essere una classe d’investimento interessante. Infatti, se pensiamo che le principali Banche Centrali manterranno i tassi più alti ancora a lungo, la valutazione normalizzata del tasso privo di rischio potrebbe spingere gli investitori multi asset a puntare ancora di più sull’asset class del reddito fisso. Potremmo aspettarci un cambiamento strutturale dell’asset allocation, con gli investitori che assumono meno rischi e bloccano interessanti livelli di carry senza scendere nella struttura del capitale”.
Victoire Dubrujeaud conclude l’analisi sottolineando che “la prossima scadenza significativa per il mercato High Yield è il 2025. Se le Banche Centrali dovessero alzare i tassi ancora di più di quanto previsto finora, la preoccupazione principale nel segmento del credito sarebbe che i nomi ad alta leva finanziaria dovrebbero rifinanziare la maggior parte della loro struttura del debito entro i prossimi 18-24 mesi. Questo potrebbe portare a un potenziale ciclo di downgrade e far salire ulteriormente il livello di default sul mercato. Riteniamo tuttavia che l’aumento dei tassi di default sarà molto più pronunciato nel mercato dei Leveraged Loan che in quello degli High Yield”.
Ma è forte il rialzo dei bond a rischio default
Tornando a Fitch, l’agenzia di rating mantiene invece un occhio più vigile sul comparto dei bond high-yield, sottolineando che il valore di quelle obbligazioni che destano preoccupazione sui mercati è salito nel mese di marzo del 52% su base annua, a 199,1 miliardi di dollari.
Ancora, il valore delle obbligazioni considerate a rischio default nei prossimi due anni è avanzato a $50,6 miliardi, in deciso rialzo rispetto ai 18,5 miliardi di dollari dello scorso anno e al record dall’inizio della pandemia Covid.
A livello settoriale, si legge ancora nella nota di Fitch, le obbligazioni high-yield da monitorare sono quelle emesse dalle società di healthcare, con una incidenza pari al 34% sui bond a rischio, seguite dai bond emessi dalle società retail (incidenza pari al 16%) e dai bond delle aziende telecom (13%).