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Gas giù, buca 50 euro. Ma presto per esultare

17 Febbraio 2023 10:13

Per la prima volta in 17 mesi, il gas europeo scende al di sotto della soglia di 50 euro: è quanto emerge dal trend del contratto scambiato ad Amsterdam, il cui valore è sceso all’inizio della sessione del 4% circa, fino a 49,5 euro: si tratta del minimo dalla metà di dicembre del 2021, prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, avvenuta il 24 febbraio 2022.

Prosegue il trend ribassista: da inizio anno, i prezzi del gas hanno perso già il 35% circa. Tutto ok? Non esattamente.

Un articolo di Bloomberg ha messo infatti in guardia i consumatori europei dal brindare troppo presto alla notizia: i contratti futures sul gas europeo indicano infatti che la crisi energetica non è destinata a finire presto.

Occhio in particolare ai futures sul gas con scadenza a dicembre, che viaggiano attorno a 63 euro al megawattora, livello più elevato rispetto ai 55 euro dei contratti con scadenza a marzo.

Entrambi in contratti sono in rialzo su base annua, sebbene il valore sia inferiore dell’85% circa rispetto a quel record testato lo scorso agosto, a 349 euro al megawattora.

Gas: pericolo prezzi strutturalmente più alti

Finora l’Europa è riuscita a schivare la tanto temuta impennata dei prezzi, paventata per l’arrivo dell’inverno: a fare da assist sono stati sia le condizioni meteo miti che le importazioni costanti di LNG, ovvero di gas naturale liquefatto.

Le scorte di gas naturale accumulate dai paesi europei sono inoltre elevate: secondo l’ultima analisi effettuatata da Bloomberg sui dati del Gas Infrastructure Europe, pubblicata lo scorso lunedì, le scorte di gas viaggiano a un livello, in media, attorno al 65% della capacità, tra i livelli più alti degli ultimi anni.

Allo stesso tempo, l’attenzione si sta spostando ora su come fare incetta di scorte nel futuro senza la Russia tanto che, nelle prossime settimane, la Commissione europea si consulterà con gli stati membri per decideree se prolungare o meno le misure di emergenza lanciate per ridurre la domanda di gas: misure che scadranno alla fine di marzo.

I trader scommettono sul ruolo del gas naturale liquefatto, che dovrebbe compensare la mancata offerta di ga della Russia.

Tuttavia Henning Gloystein, direttore della divisione di energia, clima e risorse dell’Eurasia Group, ha scritto in una nota che “probabilmente i prezzi rimarranno strutturalmente più alti rispetto ai livelli precedenti l’invasione russa (dell’Ucraina)”.

Certo, “la nuova capacità di rigassificazione in Europasoprattutto nei principali hub del gas industriali di Germania, Italia e Olanda – aiuterà a evitare gravi carenze dell’offerta di gas“.

Detto questo, i costi di LNG più alti e i rischi di un’improvvisa impennata dei prezzi potrebbero mettere sotto pressione l’offerta”.

Tra l’altro, la maggior parte degli accordi sul gas naturale liquefatto concordati dall’Europa prevede che le consegne inizino a partire dal 2025 circa. Il che significa che ci saranno almeno due inverni difficili per l’Europa, che non saranno necessariamente caratterizzati dalle favorevoli condizioni meteorologiche che si sono manifestate in questi ultimi mesi.

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Bce: su LNG importato Ue alert da reopening Cina

La stessa Bce, nel suo bollettino economico, ha avvertito che l’attuale livello delle scorte di gas naturale potrebbe azzerarsi più velocemente delle attese, nel caso di una brusca virata delle temperature e dell’arrivo del freddo, lasciando il mercato del gas dell’Unione europea “in una posizione più vulnerabile”.

La Banca centrale europea, nel bollettino diramato nella giornata di ieri,  ha parlato tra le altre cose anche del costo più alto per l’approviggionamento del gas naturale che l’Europa rischia di sostenere.

Il punto, infatti, è che gli acquirenti dell’UE sono in concorrenza con gli acquirenti asiatici e pertanto devono pagare un premio rispetto ai prezzi asiatici per attrarre i necessari quantitativi di gas liquefatto naturale”.

E c’è anche l’ostacolo rappresentato dal reopening della Cina, che vedrà la seconda economia del mondo incrementare la domanda di energia, per rimettere in moto quelle attività produttive che erano state frenate dai ripetuti lockdown lanciati nell’ambito della politica Zero Covid.

Una ripresa delle importazioni cinesi di GNL potrebbe limitare la capacità dell’UE di assicurarsi le forniture di gas per tutto il 2023 – fa notare a Bce, che precisa che “l’aumento delle importazioni di gas dell’UE nel 2022 è stato in parte favorito dal pagamento di prezzi più elevati, ma anche da un calo significativo della domanda cinese di GNL”.

“Nel 2022 – infatti – la domanda cinese è stata di 22 miliardi di metri cubi (billion cubic metres, bcm) in meno rispetto al 2021. In presenza di un calo dei consumi in altri paesi e di un’espansione della capacità di esportazione a livello mondiale di GNL, soprattutto negli Stati Uniti, l’UE è stata in grado di importare quantità significativamente più elevate di GNL rispetto all’anno precedente. La diminuzione delle importazioni cinesi di GNL nel 2022 ha interrotto un decennio di aumenti della domanda cinese di gas”.

Ora, però, ha messo in guardia la Bce, “a seguito dell’esaurirsi della strategia zero-COVID in Cina alla fine del 2022, l’accresciuta attività economica probabilmente stimolerà una ripresa della domanda di GNL (gas naturale liquefatto), aggiungendo forti pressioni a tale mercato mondiale, nel quale difficilmente si verificheranno ampie fasi espansive della capacità di esportazione fino al 2025. Ciò potrebbe limitare l’abilità dell’Ue di attrarre importazioni di GNL, soprattutto perché la Cina ha il diritto di decidere se acquistarne un volume già concordato, che corrisponde a una quota considerevole dei
quantitativi di GNL a livello mondiale”.