Notizie Indici e quotazioni Ftse Mib, i migliori e i peggiori di novembre: bene i finanziari, giù gli industriali

Ftse Mib, i migliori e i peggiori di novembre: bene i finanziari, giù gli industriali

4 Dicembre 2023 17:08

I mercati azionari si lasciano alle spalle un mese di novembre da record, con tutti i principali listini a livello globale che archiviano il penultimo mese del 2024 con performance da capogiro.

In tal senso, dai minimi di fine ottobre, i mercati finanziari hanno messo a segno un incredibile progresso, il miglior rally mensile per l’azionario globale dal 2020, mentre per l’obbligazionario è stato il miglior mese addirittura dal dicembre 2008.

L’euforia sui mercati è stata trainata dall’ulteriore rallentamento dell’inflazione su entrambe le sponde dell’Atlantico, un fattore che alimenta le speranze di vedere un taglio del costo del denaro già a partire dalla prima metà del 2024, in un contesto in cui molti analisti prevedono un atterraggio morbido per l’economia statunitense.

In questo articolo facciamo il punto sul mese di novembre, analizzando il contesto macroeconomico e i titoli migliori e peggiori del mese.

Occhi puntati su aspettative tassi e inflazione

Nel mese di novembre abbiamo assistito ad un notevole ritorno della propensione al rischio, sostenuta anche dal calo del dollaro e dei rendimenti dei titoli del Tesoro americano, che dai recenti massimi pluriennali (dal 2007) intorno al 5% ha già perso il 15% circa, trovandosi così al momento a quota 4,2%.

Come dicevamo, il market mover principale che ha trainato gli acquisti nell’ultimo mese riguarda le aspettative sui tassi di interesse, con il mercato che, nonostante i tentativi dei banchieri centrali di cercare di smorzare l’entusiasmo, non solo sconta che i tassi abbiano raggiunto il loro picco, ma si stima già un primo taglio nelle prima metà dell’anno prossimo.

Queste previsioni sui tassi, ritenute comunque da molti economisti ancora troppo ottimiste, sono alimentate dagli ultimi dati sull’inflazione, che sia negli Usa che in Europa continua la fase di rallentamento. In tal senso, nell’ultima lettura di settimana scorsa, l’indice Pce Core, la misura d’inflazione preferita dalla Fed, a ottobre (dato finale) si è attestata al +3,5%, ancora in rallentamento rispetto al +3,7% registrato nel mese di settembre.

Anche in Europa abbiamo osservato un deciso allentamento delle pressioni inflazionistiche, con il livello dei prezzi che nell’ultima rilevazione vede un indice CPI in aumento al +2,4% (stima preliminare di novembre), in calo dal +2,9% di ottobre. Nel nostro Paese l’inflazione è addirittura scesa al +0,8% su base annua, (dopo il +1,7% del mese precedente) il livello più basso da metà 2022.

In ogni caso, nei diversi meeting, i vari banchieri centrali di mantenere un tono prudente, con Powell che in un suo ultimo discorso ha ribadito che è ancora presto dichiarare conclusa la lotta all’inflazione e quindi è ancora prematuro dire con certezza che si è concluso l’aumento dei tassi.

Le performance degli indici a novembre

In Eurozona, l’indice Ftse mib ha chiuso il mese di novembre con un ottimo rialzo di quasi l’8%, arrivando quasi al test dell’area psicologica dei 30.000 punti, prezzi che il paniere principale di Piazza Affari non vedeva dal crollo del 2008.

Acquisti anche su gli altri indici europei, con l’indice Dax di Francoforte che chiude il mese con un rialzo del +9,4%, ma anche sull’Ibex35 spagnolo (+11,5%) e sul Cac40 francese (+6,17%).

Performance stellari anche a Wall Street, con l’indice S&P 500 che archivia novembre con un guadagno del +8,9% (miglior mese dal 2020), con cinque settimane consecutive di rialzi che hanno condotto l’indice delle mega cap statunitensi a quota 4.567 punti (+18% circa da inizio anno). Molto bene anche il Nasdaq 100 che a novembre ha guadagnato il +11% circa, portando così il bilancio da inizio anno al +43%, il miglior indice da inizio anno a livello globale.

In questo contesto, torna a brillare l’oro, con le quotazioni del metallo giallo che è balzato su nuovi massimi storici (in area 2.090 dollari/o, +13% Ytd) in scia alle tensioni in Medio Oriente, ma anche a causa della debolezza del dollaro e dei rendimenti obbligazionari.

Tuttavia, non è tutto rose e fiori, infatti, molti analisti/economisti sono preoccupati per un rallentamento della crescita globale il prossimo anno, a causa di diversi rischi che potrebbero spingere le azioni al ribasso nei prossimi 13 mesi. Tra questi le incertezze geopolitiche e politiche, con diverse elezioni nazionali (inclusa le presidenziali americane).

Titoli migliori: Nexi e Mps in cima al listino

Titoli migliori di novembre del Ftse Mib. Fonte Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL

All’interno del paniere principale di Piazza Affari, l’indice Ftse Mib hanno sovraperformato alcuni titoli finanziari e in particolare ci riferiamo a Nexi e Banca Mps. In tal senso, Nexi ha archiviato novembre in cima al listino principale con un vigoroso rialzo del 30%, un progresso che permette alla società italiana dei pagamenti di recuperare le perdite registrate dal mese di agosto. Molto bene anche Banca Monte dei Paschi di Siena che archivia il mese con un rialzo del 22,3% sopra a quota 3 euro ad azione.

Vanno a chiudere la cinquina dei titoli migliori: Stmicroelectronics (+20,8%), Ferrari (+15,8%) e Erg (+13,4%).

Titoli peggiori: vendite sugli industriali Cnh Industrial e Iveco

Titoli peggiori di novembre del Ftse Mib. Fonte Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL

Al contrario, novembre è stato un mese all’insegna della debolezza per alcuni titoli del comparto industriale. In tal senso, vendite su Cnh Industrial che chiude il penultimo mese dell’anno con un calo di quasi il 7%, seguito da un altro titolo del settore auto: Iveco Group che a novembre ha perso il 6,2%.

Vendite anche su Mediobanca (-4,4%), Campari (-3,9%) ed Eni (-1,7%).