Uber inclusa nell’S&P500: i dettagli sulla revisione dell’indice effettiva dal 18 dicembre
Uber è pronta a fare il suo ingresso nell’S&P 500, coronando un percorso di crescita che l’ha portata a far parte del principale paniere di Wall Street, quello delle 500 società maggiormente capitalizzate. La modifica, deliberata nell’ambito della consueta revisione periodica dell’indice, diverrà effettiva dal 18 dicembre (ricordiamo che nello stesso giorno verrà modificata anche la composizione del Ftse Mib). Ecco tutti i dettagli.
Uber nell’S&P500, titolo in rally nel 2023
Uber entrerà nell’S&P500, insieme a Jabil e Builders FirstSource, a partire dal 18 dicembre, nell’ambito del ribilanciamento volto a rendere l’indice più rappresentativo del suo intervallo di capitalizzazione di mercato. I tre titoli prenderanno il posto di Sealed Air, Alaska Air Group e SolarEdge Technologies. Le azioni di Uber Technologies mostrano un rialzo del 4,5% nel pre-market di Wall Street, dopo aver chiuso la seduta precedente a +1,7%.
La società attiva a livello mondiale nel settore della mobilità urbana accede all’indice dopo aver chiuso due trimestri consecutivi in utile, soddisfacendo così uno dei parametri richiesti dal regolamento. Altri requisiti necessari riguardano il valore di mercato, almeno pari a 14,5 miliardi di dollari, il flottante, la liquidità e il settore di appartenenza, per mantenere un bilanciamento tra i vari comparti.
Ad oggi, Uber ha una capitalizzazione di mercato pari 118 miliardi di dollari, rispetto al valore medio di $31 miliardi delle aziende attualmente incluse nell’indice. Nel 2023, il titolo ha registrato finora un guadagno del 131,9% (contro il +19,7% dell’S&P 500), spinto anche dalla prospettiva di un ingresso nell’indice delle 500 maggiori società (era infatti la più grande a non farne ancora parte).
Gli ultimi risultati di Uber
Nel terzo trimestre del 2023 Uber ha registrato ricavi per 9,29 miliardi di dollari, in aumento dell’11% rispetto a 8,43 miliardi del corrispondente periodo del 2023 (+10% a cambi costanti). Nel dettaglio, $5,07 miliardi sono relativi all’area “Mobility”, $2,94 miliardi alle “Delivery” e $1,29 miliardi al business “Freight”.
La crescita dei viaggi e degli utenti mensili attivi sulla piattaforma ha accelerato rispettivamente al 25% e al 15% su base annua. Gli ordini lordi sono cresciuti da 29,12 a 35,28 miliardi (+20% a cambi costanti).
L’Ebitda adjusted è più che raddoppiato a 1,09 miliardi, mentre il risultato netto è passato da una perdita di 1,2 miliardi ad un utile di 221 milioni.
“La nostra incessante attenzione al miglioramento dell’esperienza del prodotto sia per i consumatori che per gli automobilisti ha continuato ad alimentare una crescita redditizia”, ha affermato il Ceo Dara Khosrowshahi.
“Il core business di Uber è più forte che mai, mentre le forti tendenze di fatturato e la redditività record dimostrano la sostenibilità della nostra crescita e il significativo potenziale di guadagni della nostra piattaforma”, ha aggiunto il Cfo, Nelson Chai. “Continuiamo a investire in modo disciplinato nelle opportunità di crescita per supportare la creazione di valore a lungo termine per tutti gli stakeholder”.
Come funziona la revisione dell’indice S&P 500
L’S&P 500, che copre circa l’80% della capitalizzazione del mercato statunitense, è stato creato nel 1957 ed è il primo indice americano ponderato per la capitalizzazione di mercato. Viene sottoposto ad aggiornamenti trimestrali dopo la chiusura del terzo venerdì di marzo, giugno, settembre e dicembre.
Questi ribilanciamenti generalmente influenzano la composizione dell’indice e hanno implicazioni sul turnover per gli investitori che seguono l’indice. Secondo un’analisi di Hamish Preston, Head of U.S. Equities presso S&P DJI, tra il 1995 e il 2023 il ribilanciamento dell’S&P 500 ha mediamente influenzato circa lo 0,8% della capitalizzazione di mercato dell’indice.
Tuttavia, le variazioni dei componenti spesso non sono determinate dai cambiamenti periodici ma avvengono continuamente in base alle esigenze. In seguito a fusioni e acquisizioni, spin-off, ristrutturazioni societarie e altri eventi, diventa infatti necessario modificare i costituenti per mantenere stabile il numero di aziende nell’indice e far sì che rimanga rappresentativo del segmento azionario statunitense a grande capitalizzazione. Circa il 90% dei cambiamenti costitutivi dell’S&P 500 dal 1995 non è avvenuto in occasione di un ribilanciamento trimestrale.