Notizie Notizie Italia Fondi comuni, quali sono i costi e gli interessi da sostenere

Fondi comuni, quali sono i costi e gli interessi da sostenere

17 Giugno 2024 16:07

La diversificazione rappresenta uno dei principali vantaggi che si ottiene puntando sui fondi comuni di investimento, che offrono strumenti di investimento composti da azioni, obbligazioni, titoli di stato. A finanziarli il denaro di diversi risparmiatori che viene gestito da società di gestione del risparmio che investendolo puntano ad ottenere un rendimento.

Il capitale è suddiviso in tante parti unitarie, dette quote, che vengono sottoscritte dai risparmiatori e garantiscono uguali diritti. In particolare il risparmiatore ha il diritto di credito relativamente al rimborso del valore del fondo a una determinata data.

Ma come qualsiasi strumento di investimento, quando si sceglie di puntare sui fondi comuni, è bene sapere che ci sono costi e interessi da sostenere. Quali sono? Facciamo il punto.

Fondo comune di investimento: quali costi

Prima di entrare nel dettaglio dei costi riguardanti il fondo comune di investimento, c’è da dire che le modalità di sottoscrizione delle quote sono essenzialmente due.

In primis si può procedere al versamento in un’unica soluzione dell’importo, mediante adesione a un piano di investimento del capitale (PIC). In secondo luogo, è possibile eseguire versamenti periodici lungo un orizzonte temporale prefissato fino al raggiungimento di un determinato ammontare, mediante adesione a un piano di accumulo del capitale (PAC).

Scegliendo un fondo comune di investimento, il risparmiatore non solo gode di possibili rendimenti che scaturiscono dall’attività di allocazione delle risorse raccolte dal fondo, ma al tempo stesso deve sostenere una serie di costi, il cui prospetto è definito nei documenti consegnati all’atto dell’investimento.

Come precisa la Consob sul suo sito “Conoscere i costi è importante, primo, perché possono abbattere in maniera significativa il rendimento del fondo e, secondo, perché molti fondi offrono formule alternative di costi (ad esempio commissioni di rimborso invece che di sottoscrizione) che meglio possono soddisfare le nostre esigenze”.

Sul tema costi anche la Banca d’Italia nel sito “l’economia per tutti” chiarisce come “a fronte dei rendimenti che scaturiscono dall’attività di allocazione delle risorse raccolte dal fondo, l’investitore è tenuto a sostenere dei costi, definiti nei documenti consegnati all’atto dell’investimento“. Generalmente essi consistono in commissioni:

  • di ingresso, a carico dei sottoscrittori della quota;
  • di gestione, legate all’amministrazione del fondo;
  • di performance, calcolate sui risultati raggiunti;
  • di uscita, legate alla vendita della quota.

Commissione di ingresso

Tali commissioni sono a carico dei sottoscrittori della quota. Alcuni fondi spesso le addebitano al momento dell’acquisto (commissioni di sottoscrizione) ovvero al momento del rimborso (commissioni di rimborso). Queste ultime possono essere fissate in un range tra  lo 0,25%-0,50% al 4% circa.

Commissione di gestione

Legate all’amministrazione del fondo, tali commissioni vanno in genere dall’1% al 3,5%. Esse rappresentano il compenso riconosciuto alla società di gestione del risparmio per la gestione del portafoglio e per l’attività di amministrazione del fondo.

Commissione di performance

Calcolate sui risultati raggiunti, tali commissioni sono quelle trattenute dalla società di gestione in base esclusivamente ai risultati conseguiti dal fondo. La percentuale di questa commissione viene detta anche “di incentivo”, essendo legata alla performance assoluta del fondo o più in genere parametrata all’aumento del valore della quota rispetto alla crescita del benchmark.

Commissioni di uscita

Legate alla vendita della quota, le commissioni di uscita possono essere generalmente vicine al 3,50% nel caso di rimborsi effettuati nel corso del primo anno. Tendono poi ad azzerarsi  dopo un certo numero di anni, il che si sostanzia in un incentivo a rimanere quotati sul fondo.

Le spese correnti del fondo

Investendo in un fondo comune ci sono anche una serie di spese correnti che occorre sostenere. In particolare esse rappresentano l’insieme dei costi annuali e ricorrenti di un fondo di investimento. In sostanza le spese correnti indicano le spese operative annuali di un fondo, costituite dalla somma dei costi derivanti dalla commissione di gestione annuale e dalle spese aggiuntive strettamente associate alla gestione del fondo. Qualche esempio? I costi di carattere legale, contabile, di custodia del patrimonio ed eventuali commissioni di distribuzione.

Commissione di switch

Non è infrequente poi che una volta investito in un fondo, si potrebbe avvertire la necessità di cambiare per diversi motivi. C’è da sottolineare che in alcuni casi il passaggio da un fondo all’altro, il soggetto collocatore può applicare un’apposita commissione di conversione, detta anche “switch”.