Notizie Notizie Mondo First Republic: riflessi su mercati e banche italiane

First Republic: riflessi su mercati e banche italiane

2 Maggio 2023 10:10

Crac First Republic: le conseguenze su mercati e banche italiane

I mercati azionari supereranno il caso First Republic, la quarta banca americana saltata in aria nel giro di neanche due mesi, o torneranno preda delle paure per il futuro del sistema bancario made in Usa?

Con il mese di maggio che prende il via, la domanda assilla gli investitori, e il dubbio è se esistano altri casi di istituti di credito destinati a fare crac.

First Republic

Va detto che, in termini di sentiment, la situazione sui mercati azionari è molto diversa rispetto a quella da incubo di marzo, quando il fallimento della banca delle start up Svb (Silicon Valley Bank) e delle crypto bank Silvergate e Signature  hanno portato investitori e analisti a paventare il bis della crisi finanziaria del 2008, con tanto di alert su un Lehman Event.

La tempestività con cui sono intervenute le autorità federali americane – dipartimento del Tesoro, Federal Reserve e Federal Insurance Deposit Corp – ha tamponato la paura, riaccesa in realtà pochi giorni dopo dal dramma Credit Suisse.

Anche in Europa l’ansia è stata tuttavia placata dalle varie rassicurazioni arrivate dalle autorità, tanto che sui mercati, con l’inizio di aprile, è ritornata la calma.

Con la stagione delle trimestrali e i numeri sulla grande fuga dei depositanti, il sentiment ha subìto però un nuovo peggioramento verso la fine di aprile.

First Republic alza bandiera bianca con fuga depositi monstre

L’attenzione a Wall Street è tornata a focalizzarsi su First Republic, banca regionale Usa che già a marzo era stata identificata come la prossima pedina del settore bancario a cadere.

I numeri orribili sulla fuga di depositi monstre non hanno lasciato scampo all’istituto, che è stato costretto alla fine ad alzare bandiera bianca.

Anche questo caso è stato risolto, con JP Morgan , prima banca per valore di asset degli Stati Uniti guidata dal ceo Jamie Dimon, che ha rilevato il gruppo.

Ma ora? Cosa attenderci per questo mese di maggio?

Equita nel suo monthly report fa il punto della situazione, mettendo in evidenza la performance leggermente positiva, ad aprile, dei mercati azionari globali.

L’azionario globale ha guadagnato nel mese l’1%, confermando la spinta rialzista da inizio anno, con una crescita dell’8% YTD.

Ma il “quadro macro-economico resta complesso e di difficile interpretazione”.

Gli analisti della SIM hanno spiegato il trend sottolineando che, in ogni caso,  “la realtà è che, nonostante alcuni dati leggermente inferiori alle attese, l’economia globale ha registrato una crescita sostenuta nel primo trimestre del 2023″ e che “la dinamica al momento resta abbastanza stabile, soprattutto nel segmento dei servizi (mentre più contrastanti i dati nel settore manifatturiero)”.

“Stress banche rappresenta rischio rilevante al ribasso”

I recenti eventi che hanno interessato il mondo bancario non possono tuttavia essere ignorati.

Lo stress del settore bancario continua a rappresentare un rischio rilevante al ribasso, con una stretta creditizia che può impattare l`economia e/o generare una recessione”.

Tra l’altro, l’attenzione nei prossimi giorni sarà rivolta tutta alle decisioni sui tassi che le banche centrali tra le più importanti al mondo annunceranno.

Già domani, mercoledì 3 maggio, arriverà la decisione sui tassi della Federal Reserve:

i mercati scommettono con una probabilità del 92% che la Fed guidata da Jerome Powell annunci un rialzo di 25 pb, mentre la probabilità che i tassi vengano lasciati invariati, prezzata dai futures sui fed funds, è pari all’8%.

Il 22 marzo scorso la Fed ha annunciato una stretta monetaria di 25 pb, che ha portato i tassi al nuovo range compreso tra il 4,75% e il 5%.

Grande attesa anche per la Bce di Christine Lagarde, che il giorno dopo, dopodomani giovedì 4 maggio dopo farà il suo grande annuncio sui tassi.

In questo caso, i mercati monetari scommettono con una probabilità dell’81% su un rialzo di 25 punti base e con una probabilità del 19% su una stretta di 50 punti base.

Lo scorso 16 marzo la Bce di Christine Lagarde ha alzato i tassi di 50 punti base. Per la precisione, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati aumentati rispettivamente al 3,50%, al 3,75% e al 3,00%.

Così Equita, nel suo monthly report:

“Per quanto riguarda le banche centrali, ci aspettiamo un ulteriore round di rialzi ai prossimi meeting alla luce di un’inflazione di fondo che si mantiene persistente e mercati finanziari che hanno ritrovato apparente tranquillità post risoluzione di SVB e salvataggio di Credit Suisse”.

In particolare, “ci aspettiamo che la Fed aumenterà i tassi di 25bps (al 5-5,25%) al prossimo meeting del 3 maggio, e una pausa dei rialzi a metà anno in scia ad una moderazione della crescita Usa” mentre, “per quanto riguarda la Bce, al momento le aspettative sono per un rialzo di 25bps”, annche se “saranno i prossimi dati sull’inflazione a dettare un eventuale aumento anche fino ai 50bps”.

“La nostra conclusione – scrivono gli analisti di Equita – è che vediamo ancora una fase complicata per il
mercato azionario”.

Equita SIM: “Ma banche italiane/UE più solide”

Nel suo rapporto mensile dedicato ai mercati azionari, Equita SIM mette in evidenza la resilienza delle settore bancario europeo e italiano.

“Non pensiamo che la crisi del settore bancario che ha colpito le banche regionali Usa e Credit Suisse si trasformi in un problema sistemico per le banche europee e italiane”, si legge nel report, in quanto “non ci sono dubbi
che il settore bancario italiano-Ue sia più solido e capitalizzato rispetto al passato”.

Di conseguenza, “non vediamo rischi di capitale e liquidità delle banche italiane (che sono decisamente più capitalizzate rispetto al 2007-08, e questo garantisce più protezione sui depositi)”.

“Tuttavia – precisano dalla SIM milanese – alla luce del rapido aumento dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali, è possibile che altri problemi ‘idiosincratici’ possano verificarsi e che questo possa spingere le banche ad inasprire gli standard sui prestiti, aumentando i rischi di rallentamento economico. Per questo motivo preferiamo mantenere un posizionamento neutrale sull’azionario privilegiando i titoli di qualità rispetto ai ciclici”.

Titoli banche italiane: dove essere costruttivi

Così, nello specifico, l’analista di Equita SIM Luigi De Bellis commenta il caso First Republic:

“La notizia è al margine positiva per il settore bancario e il mercato nel suo complesso, in quanto con una soluzione ‘one-off’ si evita ancora una volta un rischio contagio ad una crisi di liquidità di una banca. Tuttavia, le garanzie e gli accordi di condivisione delle perdite su parte degli attivi lasciano qualche dubbio su qualità degli stessi a livello settoriale. In particolare, il portafoglio prestiti di First Republic è composto al 60% da Single- Family, 13% Multi-family, 12% Capital call lines and business, 6% Commercial RE e 8% altro”.

Dunque?

“L’elemento da monitorare – spiega De Bellis, riferendosi alle eventuali ripercussioni dell’ennesima banca Usa a fare crac sul sistema bancario italiano – sarà l’andamento dei prestiti bancari, dove il rischio è quello di un approccio più conservativo da parte delle banche. Non escludiamo, infine, che ci possano essere riflessioni riguardo l’inasprimento dei requisiti di liquidità e maggiori forme di tutela dei depositi, che potrebbero quindi tramutarsi in maggiori oneri sistemici”.

Di conseguenza, a livello operativo e “in vista di una reporting season che ci aspettiamo positiva per il settore italiano, la nostra idea è di essere costruttivi sui nomi di maggior qualità e con breakdown dei ricavi maggiormente esposte alle commissioni, come Intesa SanPaolo e Credem“.