Notizie Dati Macroeconomici USA, l’inflazione rallenta ma il dato core continua a far paura

USA, l’inflazione rallenta ma il dato core continua a far paura

12 Dicembre 2023 15:26

Nel mese di novembre l’indice dei prezzi al consumo (CPI) negli Stati Uniti è aumentato dello 0,1%, leggermente al di sopra delle stime di consenso allo 0%. Su base annuale l’aumento dei prezzi è stato in linea con le attese degli economisti pari a 3,1% in lieve calo rispetto al 3,2% del mese precedente. Secondo i dati del Bureau of Labour Statistics, i prezzi dell’energia sono diminuiti, alimentando la speranza che l’inflazione potesse seguire una traiettoria più bassa. Gli indici USA restano poco mossi in seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione e in attesa della decisione sui tassi della Fed nel meeting di domani. Il Dow Jones guadagna 54 punti, lo S&P 500 cede lo 0,10% a quota 4.618 punti. Anche l’indice tecnologico il Nasdaq Composite resta sulla parità (-0,05%) a 16.212 punti.

USA, l’inflazione core continua a far paura

Il dato core (CPI core), depurato dai beni volatili alimentari ed energetici, è aumentato dello 0,3% nel mese di novembre e del 4% rispetto a un anno fa. Entrambi i numeri in linea con le stime degli economisti e vicini ai numeri di ottobre.

“I dati odierni sull’inflazione di novembre hanno confermato il rallentamento nella crescita dei prezzi al consumo (da 3,2% a/a in ottobre al 3,1%) ma hanno evidenziato un indice core (esclusi energetici e alimentari) stabile al 4% a/a.” Scrive in una nota Filippo Diodovich, Senior Market Analyst, IG. “Le pressioni disinflazionistiche mostrate negli ultimi mesi spingono per un cambio di rotta da parte della Federal Reserve in politica monetaria,” prosegue Diodovich. “Tuttavia molti banchieri centrali sono consapevoli che tagliare troppo presto il costo del denaro potrebbe comportare pressioni al rialzo sui prezzi e l’inflazione core, al momento, è ben al di sopra dell’obiettivo del 2%. Inoltre a sostenere la tesi, che sia troppo presto per impegnarsi a un taglio del costo del denaro, sono i dati macroeconomici che hanno mostrato un’economia e un mercato del lavoro USA resilienti rispetto alle condizioni restrittive promosse dalla FED.”

Inflazione core USA (novembre). Fonte: Tradingeconomics.com

Secondo il report del Bureau of Labour Statistics, a novembre i prezzi dell’energia sono diminuiti del 2,3% e hanno contribuito a tenere sotto controllo l’inflazione headline. Nel dettaglio il prezzo della benzina è calato del 6% e quello dei combustibili fossili del 2,7%. Mentre i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati dello 0,2%, sostenuti da un aumento dello 0,4% del cibo fuori casa. Su base annua, i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 2,9%, mentre quelli dell’energia sono diminuiti del 5,4%.

I prezzi degli shelter, che rappresentano circa un terzo del peso dell’indice Cpi, sono aumentati dello 0,4% su base mensile e del 6,5% su anno. Tuttavia, il tasso annuo ha mostrato un costante calo dal picco raggiunto all’inizio del 2023.

Fed, cosa aspettarsi domani sera?

I numeri sull’inflazione di oggi, sostanzialmente in linea con le attese impatteranno poco la decisione della Fed sui tassi relativa al meeting dell’11/12 dicembre. I mercati hanno ampiamente scontato lo scenario di tassi invariati nel range 5,25-5,5% nel meeting di oggi come indica anche il CME Fed Watch Tool. “Il nostro scenario base per il meeting del FOMC, la commissione operativa della Federal Reserve, è fissato per una conferma dei tassi di interesse sui livelli correnti con il presidente Jerome Powell che cercherà di non sbilanciarsi sui principali temi attesi dal mercato (tempistiche del primo taglio dei tassi e ammontare del taglio nel corso del 2024).” Spiega Diodovich, IG Group. E’ ampiamente previsto che la Federal Reserve possa decidere di mantenere invariati i tassi di interesse nel range 5,25%-5,50%. In conferenza stampa il presidente del Federal Reserve System, Jerome Powell, dovrebbe ribadire che l’atteggiamento della FED dipenderà dall’andamento delle cifre macroeconomiche. Riteniamo che il presidente Powell comunicherà e sottolineerà gli ottimi risultati ottenuti dall’attuale livello dei tassi di interesse sulla diminuzione delle pressioni inflazionistiche. Tuttavia crediamo che sia ancora presto per Powell per impegnarsi a un cambio di politica monetaria”, conclude Diodovich di IG.

“Sebbene la decisione di mantenere i tassi di interesse attuali appaia altamente probabile, l’attenzione principale del mercato questa settimana sarà sul prossimo discorso di Jerome Powell: il presidente della Federal Reserve ha una significativa opportunità di influenzare il sentiment del mercato, segnalando potenzialmente la fine del ciclo di rialzi dei tassi.” Scrive in una nota Walid Koudmani Chief Market Analyst XTB. “Tuttavia, un tale sviluppo non dovrebbe alterare significativamente le aspettative degli investitori perchè è stato argomento di discussione per diverso tempo, ma una deviazione da tali aspettative potrebbe impattare sull’USD e potenzialmente anche sugli asset rischiosi”, prosegue Koudmani. “In questo scenario, esiste il potenziale per un aumento dei prezzi obbligazionari, accompagnato da una contemporanea riduzione dei rendimenti poiché la previsione di una svolta della Fed potrebbe spingere l’accumulazione di capitale nelle obbligazioni, approfittando dei tassi di interesse elevati,” conclude Koudmani.