Fed: Powell al test del pericolo tassi repo e cash crunch di fine anno. Costretto a lanciare il QE4?
La Federal Reserve di Jerome Powell dovrebbe lasciare i tassi Usa invariati al range 1,50%-1,75% promettendo di fare di più contro il cosiddetto cash crunch che rischia di colpire di nuovo il mercato interbancario americano.
Cash crunch, ovvero contrazione di liquidità: il problema non è affatto risolto, tanto che gli analisti di Credit Suisse ritengono che, al fine di frenare gli episodi di stress sui tassi di interesse di breve termine, Powell & Co. saranno costretti alla fine ad alzare bandiera bianca e ad annunciare, addirittura prima della fine del 2019, il via al QE4, ovvero al quarto round del Quantitative easing.
Il timing non è certo un caso, visto che è proprio verso la fine dell’anno che le banche drenano maggiore liquidità dal mercato, utilizzando il cash che hanno a disposizione per rafforzare i loro bilanci e farli apparire più solidi allo sguardo severo delle autorità di regolamentazione.
E il punto è che le operazioni di emergenza che la Federal Reserve ha lanciato a partire da settembre per arginare gli improvvisi shock dei tassi repo non sono state, secondo l’analista di Credit Suisse Zoltan Pozsar, “sufficienti ad alleviare gli impegni che le banche fronteggiano, di norma, in occasione della fine dell’anno”.
Tra l’altro “il mercato delle operazioni swap (sul mercato valutario) della fine dell’anno si sta confermando il peggiore della storia recente, anche se i mercati non stanno ancora prezzando nulla di quanto sta accadendo – ha spiegato Pozsar – L’apparente assenza di preoccupazioni potrebbe essere spiegata con l’esperienza positiva dello scorso anno (quando non si è verificato nessun cash crunch in vista della fine dell’anno) e con il fatto che i tassi repo hanno riportato un trend normale dal boom di settembre. Ma questi dettagli sono meno importanti di ciò che sembra”.
Di conseguenza, “se abbiamo ragione sugli stress negli accessi ai finanziamenti che sono destinati a manifestarsi, la Fed lancerà il QE4 entro la fine dell’anno“: questo, perchè esiste il rischio che i tassi sui Treasuries segnino un forte rally, costringendo così la Fed ad acquistare ciò che “è in vendita”, ovvero i bond americani di più lungo termine.
E’ dal mese di settembre, ovvero da quando i tassi repo sono scattati verso l’alto, che la Fed continua a iniettare miliardi di liquidità nel mercato interbancario attraverso le cosiddette aste repo.
In quelle settimane in cui si è temuto il peggio, diversi erano stati gli analisti che avevano rassicurato gli operatori di mercato, spiegando come non ci fosse nessuna situazione di emergenza e come gli eventi fossero legati, piuttosto, alla necessità delle aziende di drenare cash dal mercato monetario in vista di importanti scadenze fiscali.
Tra le ragioni addotte, anche l’emissione di nuovi titoli da parte del Tesoro Usa, che avevano accelerato di colpo la presenza di bond nel mercato, facendo schizzare i rendimenti.
Tuttavia, non erano mancati neanche coloro che hanno affermato come la Fed avesse perso ormai il controllo e fosse stata costretta alla fine a varare un QE lite.
In quei giorni si è parlato anche di Repocalypse, fenomeno che successivamente è stato spiegato anche con il ruolo incredibile giocato in tutto questo da JP Morgan.
L’intervento della Fed si era reso necessario, in quanto il boom dei tassi repo aveva fatto scattare verso l’alto anche i tassi sui fed funds. Già qualcuno, nel sentire parlare del QE lite, aveva ironizzato su come quello che la Fed aveva deciso di lanciare non fosse altro che una nuova fase di Quantitative easing, ovvero il QE4 di cui parla ora Credit Suisse.
Al momento, la banca centrale americana sta continuando a lanciare operazioni overnight e altri interventi di più lungo termine per garantire il funzionamento del mercato interbancario: operazioni simili a quelle del Quantitative easing sono già in atto, in quanto Powell e colleghi stanno aumentando le partecipazioni della Fed nel mercato dei Treasuries, tornando a gonfiare il bilancio della banca centrale e iniettando liquidità nel mercato.
In un’email riportata dal sito Cnbc Michael Feroli, responsabile economista Usa di Jp Morgan, ha tentato tuttavia di smorzare i timori di un cash crunch e dunque le speculazioni su un eventuale QE4, facendo notare che finora la Fed “è stata molto flessibile, motivo per cui non vedo perché ciò debba cambiare”.
Per Feroli, Jerome Powell potrebbe limitarsi a proferire una semplice dichiarazione in stile Draghi “whatever it takes”, nella giornata di oggi, in occasione della conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi.
Ma Poszar di Credit Suisse – che tra l’altro ha lavorato sia presso la Federal Reserve che nel Tesoro Usa – non è affatto convinto che la situazione sia così sotto controllo. Lo scorso anno, di questi tempi, “le grandi banche americane disponevano ancora di riserve in eccesso per l’erogazione dei prestiti, ma quest’anno non è così; l’anno scorso quelle considerate importanti in modo sistemico a livello globale, le G-SIB, erano state giustificate dal crollo del 20% dell’azionario (Usa, manifestatosi proprio a dicembre), ma quest’anno la situazione è diversa”. A suo avviso l’evento scatenante di un nuovo caso di cash crunch potrebbe essere rappresentato dal mercato swap sul forex che, in previsione della fine dell’anno, potrebbe drenare i finanziamenti che sostengono il mercato dei Treasuries Usa, innescando così una corsa al rialzo dei tassi.