Eurovita post Ivass: occhio anche alle banche
Il caso Eurovita continua a creare nervosismo. Non sono solo gli oltre 350mila risparmiatori a guardare gli sviluppi della vicenda, ma anche il settore bancario, che ha distribuito le polizze ai propri clienti.
A fine gennaio Eurovita è stata commissariata dall’Ivass, che ha anche deciso di bloccare i riscatti dei contratti di assicurazione e capitalizzazione.
Uno stop, che, almeno per il momento, è stato fissato fino al 31 marzo 2023, in attesa di scoprire come si risolverà il problema relativo al capitale.
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Prima di procedere è meglio fare un po’ il punto della situazione.
Eurovita, che è controllata dal fondo Cinven, ha alcuni problemi di solvibilità. Non sono problemi particolarmente gravi da pregiudicarne l’operatività: la decisione dell’Ivass di bloccare i riscatti è stata presa per evitare che tutti i clienti monetizzassero contemporaneamente i propri investimenti, indebolendo ulteriormente la compagnia.
Una decisione presa per permettere al commissario Alessandro Santoliquido di cercare un compratore, che sia disponibile ad iniettare 200 milioni di euro, che in precedenza Ivass aveva chiesto a Cinven.
A farsi avanti, in un primo momento, era stato il fondo di private equity Jc Flowers, che, oltre ad essere specializzato nelle assicurazioni, era stato azionista proprio di Eurovita fino al 2017.
Jv Flowers aveva messo sul piatto qualcosa come 300 milioni di euro, ma la trattativa è saltata all’ultimo minuto.
Eurovita, gli attori coinvolti nella vicenda
Sono almeno 350mila i risparmiatori, che hanno sottoscritto delle polizze con Eurovita. Persone convinte di puntare su dei prodotti privi di rischio.
Il caso Eurovita, però, sta scuotendo, nel suo complesso, tutto il comparto assicurativo.
Come riporta il quotidiano La Stampa, gli operatori del settore sono preoccupati perché anche presso altre compagnie ci sono molti risparmiatori che stanno riscattando le proprie polizze, preoccupati per quanto sta accadendo.
L’allerta risulta essere particolarmente alta: anche perché, in Italia, è la prima volta che sono state congelate delle gestioni separate.
A parlare del caso Eurovita oggi è anche il quotidiano Il Sole 24 Ore, nell’articolo che indica come potrebbero essere necessari fino a 400 milioni di euro.
Sono molte le banche, che hanno distribuito polizze Eurovita. Tra queste, citate da La Stampa, ci sono:
- Fineco;
- Banca Fideuram;
- Credem;
- Sparkasse;
- Deutsche Bank;
- Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
Queste realtà stanno continuando a monitorare la situazione.
Nel frattempo alcune rassicurazioni arrivano da Ania, l’associazione delle società di assicurazione italiane, che ha sottolineato come non ci sia da preoccuparsi sullo stato di solvibilità delle compagnie vita italiane.
Uno dei pericoli più grandi, comunque, sarebbe rappresentato dalla liquidazione coatta della società: un rischio che, però, è molto, ma molto, remoto.
Questo sarebbe uno scenario completamente inedito per una compagnia italiana, anche se un precedente non italiano preoccupante è già presente. Stiamo parlando di Lehman Brothers.
La somma richiesta per Eurovita, comunque, per il momento risulta essere abbordabile.
Interpellato da La Stampa, Giuseppe D’Orta, esperto nel settore bancario e assicurativo, ha spiegato al quotidiano La Stampa che “Eurovita non è una realtà di dimensioni enormi e dunque una soluzione non richiederà troppi sforzi. Se gli investitori si dovessero trovare con perdite del 20-30% e l’uscita bloccata la reputazione di questo prodotto sarebbe danneggiata. Un colpo che il sistema non si può permettere”.
In questo momento, una delle speranze è che possa arrivare un cavaliere bianco che possa salvare la compagnia, come possono essere i grandi gruppi bancari o compagnie come Generali o UnipolSai.