Escalation tensioni Usa-Iran con Wall Street overbought: correzione già scritta?
Intanto, una premessa importante: dopo la carrellata di buy, Wall Street versa in una condizione di overbought ed è comunque destinata a una correzione. Chiarito questo, la domanda è: in che modo la borsa Usa potrebbe reagire all’escalation delle tensioni Usa-Iran? A rispondere sono gli analisti delle banche tra le più importanti del mondo.
Stando a quanto riporta un articolo della CNBC Savita Subramanian, responsabile della divisione azionaria e di quantitative strategy presso Bank of America Merrill Lynch, fa notare che, storicamente, gli shock geopolitici provocano un dietrofront, in media, dell’indice S&P 500, tra il 6 e il 7% sulla scia dell’evento.
Tra gli shock del passato che l’analista ha ripercorso, il default dell’Argentina e la Brexit (risultato a favore del “Leave” con il referendum del 23 giugno del 2016). Guardando a oggi e facendo gli opportuni paragoni Subramanian sottolinea come, allo stato attuale delle cose, la reazione che la borsa Usa ha avuto alla notizia dell’uccisione del generale Qassem Soleimani ordinata da Donald Trump e alle conseguenti tensioni Usa-Iran sia in linea con quanto avvenuto in passato.
Rilevante l’impatto del balzo dei prezzi del petrolio, “visto che le tensioni geopolitiche possono essere negative a causa dei rischi di stagflazione, a cui si aggiungono le conseguenze (dell’evento) sul sentiment e sulla spesa/investimenti di aziende e consumatori”.
Secondo l’esperta di Bank of America, in ogni caso Wall Street dovrebbe tornare a salire verso la fine dell’anno.
Chi prevede un sell-off più profondo è, invece, Tony Dwyer, responsabile strategist di mercato presso Canaccord Genuity che, in una nota pubblicata ieri, ha parlato di rischio correzione per gli indici azionari Usa.
Da segnalare che, per correzione, si intende un ritracciamento dell’indice in questione del 10% rispetto ai massimi delle ultime 52 settimane: “La condizione estrema di overbought e l’ottimismo eccessivo – ha avvertito Dwyer – hanno creato un contesto maturo per una correzione tattica, e gli sviluppi delle tensioni Usa-Iran potrebbero agire come elemento scatenante di una correzione”.
I segnali di una correzione erano evidenti già prima della notizia dell’uccisione del generale Soleimani. Basti pensare, in base a quanto riportato da FactSet, che l‘indice della forza relativa dello S&P 500 è salito al di sopra di quota 78 lo scorso 26 dicembre, al record dal gennaio del 2018: e che un valore al di sopra di quota 70 viene visto come un indicatore che mostra come le azioni stiano entrando in una fase di correzione. C’è da dire, però che, nella giornata di ieri, l’indice oscillava attorno ai 59 punti.
Al di là della gravità della correzione che attenderebbe Wall Street al varco, cosa dovrebbero acquistare e anche evitare gli investitori che puntano sulla borsa americana?
Alla domanda risponde Mike Wilson, responsabile della divisione di strategia sull’azionario Usa di Morgan Stanley:
“Non puntate su azioni con Beta alto o troppo cicliche. Continuate a selezionare le growth stocks con utili di qualità e flussi di cassa che non siano troppo sopravvalutati…Nel breve termine, con una potenziale correzione dei mercati, i titoli difensiv8i dovrebbero performare bene, visto che i tassi Usa dovrebbero scendere a causa delle preoccupazioni sugli sviluppi geopolitici e i dubbi sulla crescita”.
Un altro esperto, il managing director di TJM Institutional Services Tim Iuorio, ritiene che, se bucasse quota 3.200, lo S&P 500 potrebbe scendere fino a 3.025 punti. Al momento, l’indice si aggira attorno a 3.225 punti.
Secondo Iuorio, una buona copertura è rappresentata al momento dall’oro, di cui consiglia l’acquisto. Acquisti che sono già avvenuti nelle ultime ore, portando le quotazioni del bene rifugio per eccellenza a salire (futures sull’oro) fino a $1.590.90 l’oncia, al record in più di sei anni. L’analista crede inoltre che l’oro possa salire fino a 1.700 dollari.