Notizie Notizie Mondo Elezioni spagnole, Sanchez non stravince, costretto a caccia alleati. Ma Bonos reggono, tassi meno metà di quelli italiani

Elezioni spagnole, Sanchez non stravince, costretto a caccia alleati. Ma Bonos reggono, tassi meno metà di quelli italiani

29 Aprile 2019 12:31

Elezioni spagnole: quali sono gli scenari che gli investitori devono considerare per effettuare le opportune scelte di investimento? Per ora, nessuno scossone sul mercato dei titoli di stato, con i tassi sui Bonos che rimangono praticamente piatti all’1,03%, saldamente ancorati per ora al minimo in due settimane.

Il valore dei tassi sui Bonos decennali è praticamente più che dimezzato rispetto ai tassi sui BTP decennali che oggi, beneficiando del mancato downgrade di S&P  viaggiano attorno al 2,53%.

Tra l’altro, come fa notare a Reuters Christoph Rieger, strategist sui tassi di Commerzbank, “i mercati stanno facendo ancora fatica a capire ciò che il voto (spagnolo) significa, ed è questo il motivo per cui non si sta assistendo ad alcun rally”.

I socialisti dell’ex premier Pedro Sanchez hanno vinto, ma il quadro politico spagnolo si conferma decisamente frammentato.

Caratterizzate da un’affluenza boom al 75,8%, le elezioni spagnole hanno confermato il successo del partito PSOE di Sanchez, che si è aggiudicato 123 seggi su un totale di 350 e che dunque, nonostante l’ascesa, non ha la maggioranza necessaria per governare. Il guadagno dei socialisti è comunque notevole, se si considera che il PSOE aveva conquistato 85 seggi nelle ultime elezioni del 2016.

Di conseguenza, imperativo sarà siglare una coalizione con altri partiti.

Sicuramente Sanchez non potrà formare un governo soltanto con la sinistra di Podemos, visto che il partito ha ottenuto soltanto 42 seggi che, insieme ai 123 seggi del PSOE, è un numero ancora non sufficiente per la formazione di un governo.

Un fattore storico è stato il tracollo dei popolari, ovvero del PP dell’ex premier Mariano Rajoy, che vedrà la propria presenza in Parlamento dimezzata: appena 66 seggi aggiudicati, rispetto ai 137 delle elezioni spagnole del 2016.

Il partito di centro-destra di Ciudadanos ha ottenuto invece 57 seggi.

Altra novità storuca è  l’ingresso in Parlamento, per la prima volta dalla fine della dittatura di Francisco Franco nel 1975, del partito di estrema destra VOX, che ha ottenuto 24 seggi.

Considerando che sono necessari almeno 176 seggi su un totale di 350, la situazione politica spagnola si conferma decisamente incerta.

Così commenta l’esito del voto (quando è stato scrutinato il 98% delle schede, secondo quanto riporta la Cnn) Jose Torreblanca, analista dello European Council on Foreign Relations.

Parlando ai microfoni dell’emittente americana, Torreblanca sottolinea che i vincitori del voto sono il PSOE di Sanchez e i Ciudadanos.

Il PP, ovvero il partito popolare, ha sofferto invece “una disfatta totale”, con “la destra divisa che ha commesso un suicidio”.

Detto questo, sembra avversarsi in parte la ‘profezia’ di Ferdinando Giugliano, contenuta nell’articolo dal titolo più che indicativo: “Is Spain About to Become the Next Italy?”, ovvero: “la Spagna è destinata a diventare la prossima Italia”?

Scritto qualche giorno prima delle elezioni spagnole, l’articolo ha messo in evidenza la preoccupazione europea verso la possibile ascesa dell’estrema destra, in Spagna, del Vox per l’appunto, “movimento anti-immigrazione, anti-femminista, che è emerso come una forza elettorale genuina”.

Certo, aveva fatto notare Giugliano, “per chi è preoccupato per la possibilità che l’Europa (tra l’altro in vista delle elezioni europee) viri verso il populismo, Madrid è ben lontana dal seguire il percorso di Roma, per non parlare di Budapest e di Varsavia”.

Ma bisogna anche ricordare che, lo scorso dicembre, il movimento è diventato il primo partito di estrema destra a vincere nelle elezioni spagnole regionali dell’Andalusia, per la prima volta dalla morte di Francisco Franco. Tanto che i suoi seggi sono stati decisivi a far salire al potere una coalizione di centro destra, formata dal PP e da Ciudadanos, e per porre fine così all’era dei socialisti, che avevano governato la regione per 36 anni.

“Il grande tema – aveva previsto Giugliano – è la frammentazione di questo elettorato. I due partiti che hanno dominato la politica spagnola negli ultimi 40 anni (PP e PSOE) faticano a raggiungere più della meta dei voti totali, tra di loro”.

E infatti, nonostante il grande successo del PSOE, il voto non ha consegnato al paese nessuna maggioranza.

Oggi, in un altro articolo pubblicato su Bloomberg nel post elezioni spagnole, Macarena Munoz Montijano fa il punto della situazione, sottolineando che, a questo punto, Sanchez dispone di due opzioni: la prima, allearsi con il partito liberale di Ciudadanos; la seconda, unire le sue forze a quelle dell’estrema sinistra di Podemos e a quelle dei separatisti catalani.

In generale, gli investitori ritengono che uno scenario più favorevole per i mercati sia un’alleanza con i Ciudadanos, anche se questi ultimi hanno escluso durante la campagna elettorale una qualsiasi accordo con i socialisti.

La borsa di Madrid sottoperforma oggi l’azionario europeo, con i titoli
Ence Energia y Celulosa SA, Iberdrola e Cellnex Telecom SA che riportano le performance peggiori.

Bloomberg ricorda che l’indice azionario Ibex 35 ha guadagnato l’11% da inizio anno, confermandosi comunque tra i mercati azionari peggiori in Europa, a causa della debolezza dei titoli bancari, che stanno facendo fatica a causa dell’effetto negativo dei tassi di interesse a livelli rasoterra sulla redditività delle banche.

Elezioni spagn

Tra gli analisti, Javier Garrido di JPMorgan, prevede una combinazione del PSOE di Sanchez con Podemos e i partiti indipendentisti e nazionalisti regionali e afferma che “le utility dovrebbero continuare a essere influenzate in modo significativo come settore, a causa delle implicazioni che le elezioni spagnole e il governo risultante avrebbero sui fondamentali macro del paese, in particolare per le decisioni che il nuovo esecutivo prenderà sulla spesa pubblica. Decisioni che influenzeranno il premio sul rischio del paese e anche le tasse pagate dalle aziende”.

Antonio Garcia, economista presso Barclays ritiene che il risultato più probabile delle elezioni spagnole sia invece un governo di sinistra o di orientamento di sinistra. Ma “se le trattative per una coalizione di sinistra dovessero fallire, un esito più favorevole per i mercati (ma meno probabile) sarebbe una coalizione tra il PSOE e i Ciudadanos”. Garcia avverte, in ogni caso: “Non aspettatevi la formazione di un nuovo governo prima di giugno/luglio, a causa delle elezioni europee che si svolgeranno a maggio”.

David Ardura, responsabile di gestione presso Gesconsult, interpellato anche lui da Bloomberg in merito all’impatto sui mercati delle elezioni spagnole, sottolinea:

“Di solito il mercato non reagisce bene alla vittoria di un partito di sinistra, ma il risultato positivo di Ciudadanos permette al PSOE di poter scegliere tra diverse opzioni di governo, e tale fattore dovrebbe garantire un po’ di calma ai mercati azionari e obbligazionari. Ora, è il momento delle trattative, e i mercati continueranno a guardare alla Spagna. Tuttavia, (il fattore politico) non dovrebbe pesare troppo sull’azionario, almeno fino a quando non saranno resi noti i patti finali”.

E comunque, giusto per fare un paragone tra come gli asset finanziari dovrebbero performance, secondo l’outlook degli analisti, e come hanno performato invece gli asset italiani dopo le elezioni politiche dello scorso 4 marzo, Matt Siddle, gestore di portafoglio dell’azionario europeo presso Fidelity International, scrive che è improbabile che l’esito delle elezioni scateni forti cambiamenti sull’outlook e sulla direzione dell’economia spagnola.

Praticamente “l’impatto sui listini azionari europei non sarà probabilmente così significativo come quello delle elezioni italiane, che ha portato alla nascita di una coalizione tra il M5S e la Lega”.