Economia Usa sorprende, +3,2% in I trimestre. Ma non è il caso di brindare
L’economia americana si conferma più solida delle attese e cresce nel primo trimestre del 2019 al tasso annualizzato del 3,2%, meglio delle attese. Una buona notizia? Non del tutto, come fanno notare diversi economisti. Il contributo alla crescita è arrivato infatti da componenti di per sé volatili, in primis dalle scorte. Il valore di queste ultime, in particolare, sono aumentate nel primo trimestre a $128,4 miliardi, dai $96,8 miliardi del trimestre precedente. La bilancia commerciale ha inciso inoltre sulla crescita del Pil per più dell’1%, con le esportazioni che sono balzate del 3,7% e le importazioni hanno segnato invece un calo allo stesso ritmo: una combinazione che si è tradotta in un deficit inferiore. A compensare questi dati positivi, è stata la spesa dei consumatori, volano tra l’altro dell’economia made in Usa, che è salita di appena l’1,2%, riportando il rialzo più basso in un anno. A fare meno shopping, dunque meno investimenti, sono state anche le aziende: quelle aventi per oggetto le attrezzature sono avanzate di appena lo 0,2%, al minimo dall’autunno del 2016. In generale, gli investimenti fissi sono cresciuti di appena +2,7%, la metà praticamente rispetto al +5,4% del trimestre precedente.
A spendere sono state invece le amministrazioni locali e il governo federale. In particolare, la componente delle spese governative federali e locali è balzata del 3,9%, dopo la flessione del trimestre precedente, pari a -1,3%, riportando il rialzo più forte in tre anni.
Oltre alla spesa per consumi, un altro fattore che induce a essere cauti nel leggere il dato è l’inflazione che non solo continua a non riuscire a centrare il target della Federal Reserve attorno al 2%, ma perfino a rallentare. In particolare, l’inflazione core ha messo a segno un rialzo di appena +1,3% nel corso dell’ultimo trimestre.
Così la nota sul dato diramata dagli analisti di Mps Capital Services:
“Tuttavia, se analizziamo il contributo di ogni singola voce alla crescita del PIL, il dato evidenzia qualche ombra sulla performance dell’economia statunitense. In effetti, circa i 2/3 della crescita è riconducibile all’aumento della spesa governativa, delle scorte e delle esportazioni nette. Nello specifico, quest’ultime due voci sono particolarmente volatili e potrebbero quindi ripercuotersi negativamente nella lettura dei prossimi trimestri. I consumi hanno invece contribuito alla crescita per poco meno dell’1%, la variazione peggiore dallo scorso anno”.
A conferma della necessità di leggere in modo più approfondito l’indicatore è il fatto che, come riportano gli analisti di Mps Capital Services “subito dopo la pubblicazione del dato, abbiamo assistito ad un significativo apprezzamento del dollaro ed a vendite su Treasury visto il dato migliore delle attese. Gli operatori hanno poi letto con più lucidità il dato, invertendo il movimento sia sul dollaro che sui bond”.