Dow Jones -2000 punti dal lunedi nero. Gundlach: ‘ma quale coronavirus, Wall Street paga fattore Bernie Sanders’
Il tonfo andato di scena a Wall Street nelle ultime sessioni non è stato provocato tanto dall’alert coronavirus, ma da Bernie Sanders. E’ lui il colpevole, secondo il Re dei Bond Jeffrey Gundlach.
Il candidato alle primarie democratiche per le elezioni presidenziali del 2020 si conferma fumo negli occhi, per il gestore, ceo di DoubleLine Capital.
Gundlach non ha dubbi né remore ad additare lui come il colpevole del recente sell off sulla borsa Usa. In una email inviata alla Cnbc, è stato più che chiaro:
“Se il dietrofront di questo mercato azionario è dovuto esclusivamente al virus, come mai United Healthcare sta facendo molto peggio del mercato? (riferimento allo S&P 500). Come mai il settore healthcare non sta sovraperformando? Rispondete a queste domande”. A mio avviso, “il mercato sta scontando la probabilità, superiore al 50%, che Bernie ottenga la nomination” alle primarie democratiche, diventando così il candidato dem che fronteggerà Donald Trump nell’Election Day del 2020.
D’altronde, Bernie Sanders è a favore di politiche che includono tasse più alte sui ricchi, lo spezzatino delle banche che vengono considerate “Too Big to Fail” e un salario minimo di 15 dollari l’ora. Il candidato democratico ha anche promesso, in caso di vittoria, di prendere di mira il settore farmaceutico, e la sua proposta più importante in questo senso è quella del “Medicare for All”, che sancirebbe la fine delle assicurazioni sanitarie private come quelle che vengono fornite da United Healthcare.
Sarebbe questo il motivo per cui il titolo starebbe scendendo, invece di salire. Se il vero motivo dei movimenti violenti del mercato fosseil coronavirus, l’azione dovrebbe salire, sulla scia delle speculazioni relative alla possibilità, da parte del comparto healthcare, di sfornare un vaccino contro il virus.
A puntare il dito contro il fattore Bernie Sanders è stato qualche giorno fa anche il cronista e personaggio televisivo di Fox Business Charles Payne che, nel commentare il tonfo superiore a 1000 punti sofferto dal Dow Jones lo scorso lunedi nero, ha dato anche lui la colpa al candidato democratico.
Per Payne, il Dow Jones non è crollato tanto per la notizia di nuovi casi di coronavirus in altri paesi ex Cina, come in Corea del Sud o in Italia (vedi aggiornamento casi). Ma, piuttosto, per la recente vittoria che Bernie Sanders ha incassato nelle primarie presidenziali del Nevada. Payne si è riferito al tonfo di diversi titoli di compagnie che forniscono assicurazioni sanitarie nel day after la vittoria di Sanders.
Wall Street ha azzerato nella sessione di ieri tutti i guadagni che aveva riportato all’inizio della seduta. Dopo essere balzato fino a +461 punti durante la giornata di contrattazioni di mercoledì, il Dow Jones ha perso 122 punti, portando il bilancio della sua perdita da inizio settimana a -2.031 punti. Lo S&P 500 ha perso -0,3%, dopo aver sofferto due sedute consecutive con un tonfo del 3% per la prima volta dal 2015. Il Nasdaq è riuscito invece a salire nel finale dello 0,3%, grazie al balzo di Netflix (+5%) e di Apple (+1,5%), ma rimane in flessione di oltre il 6% su base settimanale.
Da segnalare che i forti sell off che si sono abbattuti sullo S&P 500 nelle prime due sessioni della settimana hanno mandato in fumo 1,7 trilioni di dollari di capitalizzazione. Per la precisione, guardando al trend del S&P Dow Jones Indices, emerge che lo S&P ha azzerato $1,737 trilioni del suo valore con i potenti smobilizzi delle sedute di lunedì, quando ha visto andare in fumo $927 miliardi, e di martedì, quando ha perso $810 miliardi.
Forte il calo in queste ore dei futures Usa, con i contratti sul Dow Jones che stanno anticipando un avvio dell’indice con un tonfo di oltre 400 punti. Gli analisti stanno attribuendo la flessione alla comunicazione del CDC, che ha reso noto che in America è stato individuato il primo caso di persona infettata dal coronavirus di origine ancora sconosciuta.
Ma per Gundlach & Payne la paura per il COVID-19 non sarebbe un fattore determinante nel definire il trend dell’azionario.
Alcuni strategist fanno notare, inoltre, che il piano di Bernie Sanders di stabilire un tetto massimo per i prezzi dei farmaci è chiaramente negativo per società del settore, come CVS e Walgreens. Gli stessi ricordano però, anche, che le valutazioni dei titoli del comparto sono già molto basse, avendo scontato già questo rischio e, anche, che è improbabile che una proposta del genere venga approvata dal Congresso Usa.
Detto questo, un altro nome ben noto nel mondo dell’alta finanza ha lanciato l’alert Bernie Sanders. Si tratta di Leon Cooperman, presidente e ceo miliardario di Omega Advisors. In una recente intervista rilasciata alla Cnbc, Cooperman ha detto che il senatore democratico del Vermont potrebbe confermarsi una minaccia ben superiore a quella dell’emergenza del coronavirus. A suo avviso, la malattia provocata dal virus, ovvero il COVID-19, è semplicemente un problema di breve termine che, secondo le sue previsioni, farà il suo corso fino a smorzarsi del tutto entro il mese di giugno. Più potente invece la minaccia Sanders, sia per l’economia che per i mercati.
“Spero che questo paese non sia pronto a eleggere un comunista o un socialista – ha detto Cooperman – Se fosse invece così, vuol dire che ci sono guai in vista”.