Notizie Notizie Mondo Dazi Trump minaccia per inflazione e Bce, la risposta di Lagarde: buy Usa

Dazi Trump minaccia per inflazione e Bce, la risposta di Lagarde: buy Usa

28 Novembre 2024 12:47

Per l’Unione Europea sarebbe saggio evitare di invischiarsi in una guerra commerciale con Stati Uniti e altri paesi, che potrebbe avere conseguenze negative e imprevedibili sull’economia mondiale, rivelandosi pericolosa anche per l’inflazione in Europa, almeno nel breve periodo. Ad affermarlo è Christine Lagarde, in un’ampia intervista con il Financial Times, pubblicata anche sul sito ufficiale della Bce.

Uno scontro commerciale “non sarebbe nell’interesse di nessuno, né degli Stati Uniti né dell’Europa e di nessun altro. Questo porterebbe ad una riduzione globale del Pil“, ha detto la presidente della Bce.

Dopo la vittoria nelle elezioni statunitensi di Donald Trump, che ha esplicitamente dichiarato di voler impostare una politica commerciale di dazi sulle importazioni in un range che va dal 10% fino anche al 100% per alcune categorie, l’Unione Europea e il resto del mondo, volenti o nolenti, devono prepararsi a questa nuova realtà.

Pochi indizi sulle prossime mosse della Bce

Lagarde ha pesato le parole ed è stata estremamente cauta nel rispondere a domande sulle mosse della Bce in possibili scenari di guerra tariffaria. “Se si mettono insieme il declino del Pil con il potenziale deprezzamento o apprezzamento del dollaro, è estremamente difficile da valutare”. Tuttavia ha aggiunto che l’effetto delle misure protezionistiche “forse è un po’ inflazionario nel breve periodo“, sottolineando che comunque “dipende da quali sono i dazi, su cosa sono applicati e per quanto tempo”.

La prossima riunione del direttivo della Bce è in calendario il prossimo 12 dicembre e le aspettative sono per una riduzione dei tassi di 25 punti base.

Per l’UE più saggio fare “art of deal” che ritorsioni su dazi Trump

Entrando nello specifico su quelle che potrebbero essere le strategie dell’Unione Europea nei confronti dei dazi promessi da Trump, Lagarde ha ricordato che già il linguaggio del presidente eletto può far intravvedere un approccio negoziale da parte del tycoon, che non a caso ha intitolato la propria autobiografia “The Art of the Deal”. “C’è una differenza del 100%” tra il 10% e il 20% di dazi ipotizzati sugli import europei da Trump. Penso che questo sia indicativo dell’approccio di Trump, che consiste nel negoziare. Il fatto di indicare un range vuol dire che sei aperto a negoziare.

Con riferimento alla possibile risposta della Commissione Europea, Lagarde ha parlato di una “strategia del libretto degli assegni” e non tanto di una ritorsione, che sarebbe deleteria e porterebbe ad uno scenario “in cui non ci sono vincitori”. Invece, ha detto la presidente, “potremmo offrire di comprare certe cose dagli Stati Uniti segnalando che siamo pronti a sederci al tavolo e lavorare insieme”.

In Europa, ha proseguito Lagarde, “si potrebbe parlare di acquistare più gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti. Ovviamente c’è poi l’intera categoria dei beni per la difesa, che non siamo in grado di costruire qui in Europa e potrebbero essere acquistati” in un approccio collettivo da parte degli stati membri dell’Unione.

Trump non deve essere una minaccia ma una sfida per l’Europa

Nell’intervista le è stato ricordato di aver definito Trump “una minaccia per l’Europa” lo scorso gennaio. “Sono stata preveggente”, ha detto Lagarde, aggiungendo tuttavia che il suo pensiero “è un po’ cambiato. Tocca a noi adesso – gli Europei – trasformare quel senso di minaccia in una sfida a cui dobbiamo rispondere“. Un modo per dire che l’Europa deve svegliarsi e adottare cambiamenti che da tempo sono richiesti dalle istituzioni come quella da lei guidata. Per esempio, “dobbiamo fare presto con l’unione dei  mercati dei capitali“, malgrado la difficoltà di un’impresa del genere con gli attuali meccanismi di voto della UE, che richiedono l’unanimità.

Sul gap competitivo nell’innovazione nei confronti degli Stati Uniti Lagarde ha ammesso che “si è ampliato negli ultimi 30 anni. Si potrebbe anche dire che siamo in crisi da 30 anni, anche se io non penso sia così. Abbiamo perduto l’impatto trasformativo della rivoluzione IT. Negli anni 90, gli Stati Uniti l’hanno cavalcata e in quel campo in particolare abbiamo perso competitività”.

L’ultima frontiera della rivoluzione tecnologica è l’AI, e anche in questo caso Stati Uniti, e ora la Cina, sono molto avanti rispetto all’Europa. “L’Europa è indietro ma non direi che non possa recuperare. Ci sono molte aziende in Europa“, ha detto Lagarde.

Per quanto riguarda il settore finanziario le è stato ricordato che nel 2008 molte banche europee erano al livello di quelle americane. Adesso invece la banca media europea è in genere un decimo delle dimensioni di istituti come JP Morgan on Goldman Sachs. Quando si provano a creare realtà più grandi, come nel caso del tentativo di acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit, la politica interviene cercando di fermare tutto. “Preferisco non commentare un caso particolare che è ancora in corso. Ho detto pubblicamente che le fusioni attraverso i confini sono benefiche se producono valore aggiunto“, ha concluso succintamente Lagarde.