Notizie Notizie Mondo Dazi Trump, investimenti Germania e stimoli Cina: volatilità regna sui mercati

Dazi Trump, investimenti Germania e stimoli Cina: volatilità regna sui mercati

5 Marzo 2025 11:34

Tra tensioni commerciali, guerre, interrogativi sulla crescita e sulla politica monetaria, la vera protagonista dei mercati, in questi giorni, è soprattutto la volatilità. Le ultime sul fronte dei dazi di Trump hanno affossato le borse nella seduta di ieri, ma già oggi i listini stanno recuperando terreno, complice l’apertura del Segretario al Commercio Usa a compromessi sulle tariffe, i nuovi stimoli cinesi e le mosse dell’Ue in tema di difesa e investimenti.

Trump difende i dazi

Nel suo intervento di ieri al Congresso statunitense, Donald Trump ha difeso la sua strategia commerciale incentrata sui dazi, che secondo il presidente genererà “migliaia e migliaia di miliardi” di entrate e riequilibrerà rapporti commerciali che ha definito ingiusti.

Le tariffe “servono a rendere l’America di nuovo ricca e grande. E sta accadendo, accadrà molto rapidamente. Ci sarà qualche piccolo intoppo, ma lo accettiamo. Non sarà nulla di grave”, ha dichiarato il tycoon.

Poche ore prima del discorso, Trump ha ordinato nuove sanzioni del 25% su Canada e Messico e raddoppiato al 20% quelle sulla Cina. Ha inoltre chiesto la cancellazione del programma di sussidi da 52 miliardi di dollari per il settore dei semiconduttori e ha ribadito la minaccia di imporre dazi del 25% su acciaio e alluminio, promettendo ritorsioni contro i Paesi che impongono barriere ai prodotti americani.

Economia Usa sotto la lente

Nel suo intervento, Trump ha dedicato poco spazio al tema dell’inflazione, limitandosi a incolpare la precedente amministrazione, senza presentare soluzioni concrete per ridurre i costi.

Nel frattempo, l’indice di gradimento del presidente è calato rispetto alla vittoria elettorale di novembre, complice il clima di incertezza a livello economico: la produzione industriale è stagnante, l’inflazione persiste, la fiducia dei consumatori è in diminuzione e i mercati azionari statunitensi stanno sottoperformando rispetto a quelli di altri Paesi.

La Federal Reserve di Atlanta prevede una contrazione del 2,8% del Pil annualizzato nel primo trimestre, mettendo ulteriormente in discussione l’idea della “golden age of America” promessa dal presidente. Focus in particolare sui dati di questo venerdì sul mercato del lavoro americano, da valutare in ottica Fed.

Tonfo Europa, S&P 500 sui minimi da elezioni Usa

L’escalation di tensioni ha mandato in rosso l’azionario europeo nella seduta di ieri, con vendite in particolare sul Dax (-3,5%) e il Ftse Mib (-3,4%). Volatilità anche a Wall Street, con un brusco calo iniziale seguito da un parziale recupero e da un nuovo peggioramento.

A risollevare parzialmente i listini hanno contribuito le dichiarazioni del Segretario al Commercio americano, Howard Lutnick, su una possibile esenzione tariffaria per alcuni beni messicani e canadesi, addirittura a partire da oggi, un solo giorno dopo l’entrata in vigore delle misure. A fine seduta, l’S&P 500 ha lasciato sul terreno l’1,2%, chiudendo sui livelli più bassi (5.778 punti) dal voto di novembre, mentre il Nasdaq ha archiviato gli scambi a -0,4%.

Eurolistini in rimonta con piano investimenti Germania e riarmo UE

La mattinata di oggi, invece, è partita con il piede giusto nel Vecchio Continente, con rialzi intorno al 2% per il Ftse Mib e il Dax oltre il 3%. A sostenere soprattutto l’azionario tedesco è il piano della Germania per sbloccare centinaia di miliardi di euro di investimenti in difesa e infrastrutture attraverso modifiche alla Costituzione per esentare tali spese dai limiti imposti alla spesa pubblica.

Luigi De Bellis, Co-Head Research Team di Equita, fa il punto sulle misure: una riforma della regola fiscale, escludendo la spesa per la difesa (oltre l’1% del PIL) dal calcolo del deficit; la creazione di un fondo speciale da 500 miliardi di euro per investimenti infrastrutturali nel prossimo decennio, con impatti attesi dal 2026; una maggiore flessibilità fiscale per i governi locali attraverso la riforma del freno al debito.

Secondo l’esperto, “la Germania, che viene da una stagnazione dell’economia negli ultimi anni, potrebbe vedere le prospettive migliorare fino all’1,5-2% annuo dal 2026 in poi. A livello macro, questa manovra riduce il rischio di peggioramento dell’economia e potrebbe limitare la necessità di tagli profondi dei tassi da parte della Bce, con effetti positivi per le banche italiane ed europee.”

Intanto, la Commissione europea intende discutere nel summit di domani “l’estensione di 150 miliardi di finanziamenti per stimolare la spesa per la difesa e programma di attivare un meccanismo che consentirà ai Paesi addizionali 650 miliardi sulla difesa nei prossimi 4 anni, senza infrangere le regole di bilancio.”

In tale contesto, l’euro si è rafforzato, i rendimenti dei Bund tedeschi sono aumentati di 18 punti base, mentre le azioni del settore della difesa hanno registrato forti guadagni.

Cina conferma target crescita al 5%, in arrivo stimoli

Segnali incoraggianti anche dalla Cina, dove il Congresso Nazionale del partito comunista ha fissato un obiettivo di crescita economica del 5% per il 2025, lo stesso del 2024 e del 2023, nonostante la persistente deflazione, i rischi tariffari e la continua crisi del settore immobiliare, suggerendo ulteriori stimoli nel corso dell’anno.

Il Primo Ministro Li Keqiang ha posto particolare enfasi sui consumi interni e ha annunciato un target di deficit fiscale al 4% del Pil (il livello più alto da più di tre decenni), con un deficit di bilancio aggregato (inclusi i governi locali) al livello record di 9,9% del Pil.

I funzionari hanno abbassato l’obiettivo di inflazione annuale a circa il 2% per la prima volta da oltre due decenni, riflettendo una maggiore pressione al ribasso sui prezzi.

Le azioni cinesi a Hong Kong hanno reagito positivamente, spingendo il listino Hang Seng a +2,8%, mentre lo yuan si è indebolito sulla prospettiva di ulteriori allentamenti della politica per aiutare l’economia.

Volatilità in aumento, obbligazioni sotto pressione e settori da monitorare

Nel complesso, i mercati continuano a mostrare una certa volatilità, come mostra l’aumento dell’indice Vix sopra la soglia dei 20 punti, al di sotto della quale vengono solitamente individuate le fasi di stabilità. L’indice viaggia intorno ai 22 punti, ancora al di sotto dei 25-30 punti che contraddistinguono i momenti di maggior nervosismo.

In forte rialzo i rendimenti obbligazionari in Europa, con il Bund al 2,69% (+18bp) per la prima volta dal giugno 2024, mentre l’euro si è riportato sui livelli dello scorso novembre in area 1,07.

Sull’azionario, restano sotto osservazione i titoli della difesa e quelli potenzialmente coinvolti dalle tariffe, in particolare l’automotive e i semiconduttori. Ieri, a Piazza Affari, bruschi crolli per Stellantis (-10,2%), Stm (-8,4%), Iveco (-7,7%) e Pirelli (-6%). Focus anche sulle azioni industriali e del settore costruzioni, in scia ai piani di investimenti tedeschi.