Risk-off prende sopravvento sui mercati con paura dazi: sbanda Ftse Mib che finisce sotto 38mila

Mercati in modalità risk-off, con i listini europei in panne. Anche Wall Street ha iniziato la seduta in rosso, proseguendo sulla strada ribassista vista ieri. Tra le peggiori Piazze europee, c’è proprio quella di Milano con l’indice Ftse Mib che ha chiuso con un ribasso del 3,41% a 37.736,16 punti. Giù anche il Dax e il Cac40 che hanno perso rispettivamente il 3,3% e il 2,06%. Insomma sui mercati è scattato il classico schema, con gli investitori che tornano a rifugiarsi nell’oro, bene rifugio per eccellenza che viaggia sopra i 2900 dollari l’oncia.
Sui mercati pesa il fattore dazi, con il presidente Usa, Donald Trump, che è passato dalle parole ai fatti.
Piazze europee e Wall Street sotto i colpi delle vendite
A far scattare le vendite è la politica commerciale targata Trump, con l’entrata in vigore delle nuove tariffe contro Cina, Canada e Messico e le ritorsioni di Pechino e del governo canadese. Sono già arrivate, infatti, le prime risposte: la Cina ha annunciato tariffe fino al 15% su diversi prodotti alimentari e agricoli americani, mentre il Canada ha imposto sanzioni del 25% su circa 21 miliardi di dollari di beni Usa, minacciando un secondo round entro poche settimane.
Intanto oggi è atteso il discorso di Trump al Congresso importante “per vedere se oltre al tema dazi – suggeriscono da Mps Capital Services – fornirà dettagli sulle altre misure annunciate in campagna elettorale come tagli alle tasse e deregulation”.
Turto il mondo guarda alle mosse di Washington. E c’è chi, come Andrew Wilson, vice segretario generale della Camera di Commercio Internazionale (Icc), che dalle pagine del “Wall Street Journal“, ha lanciato un chiaro e pesante avvertimento: “l’economia mondiale potrebbe affrontare un crollo simile alla Grande Depressione degli anni ’30, a meno che gli Stati Uniti non tornino sui loro passi e rivedano i loro piani di imporre tariffe elevate sulle importazioni”.
“La nostra profonda preoccupazione è che questo potrebbe essere l’inizio di una spirale discendente che ci riporti nel territorio della guerra commerciale degli anni ’30“, ha affermato Andrew Wilson. Le elevate tariffe sui beni esteri importati negli Stati Uniti in quel decennio hanno contribuito a far scattare una dannosa recessione globale.
Segnali di tempesta all’orizzonte?
“Quando le parole si trasformano in azioni, il margine per la diplomazia si assottiglia. E quando scatta una guerra commerciale, c’è poco da stare sereni: il risk-off prende il sopravvento, i mercati si adeguano e l’avversione al rischio detta il passo. Anche il comparto della difesa europea, nonostante i nuovi stanziamenti in arrivo, non sfugge alle prese di profitto”, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro, sottolineando che “non è certo un caso che i dazi di Trump abbiano colpito Cina, Messico e Canada: tre Paesi con il maggiore surplus commerciale verso gli Stati Uniti. Nella sua logica, un surplus è sinonimo di ingiustizia a danno dell’America. Se il copione non cambia, Vietnam, Giappone e l’Europa – Germania in testa – potrebbero essere i prossimi nella lista”.
L’Economic Policy Uncertainty Index su nuovi massimi, dati macro americani in frenata, un’Europa che teme il contraccolpo sull’export e percepisce il disimpegno americano, mentre il Fear & Greed Index e l’AAII segnalano un mercato in preda al panico. Debach avverte: “troppi segnali di tempesta all’orizzonte. Meglio tirare i remi in barca e attendere acque più tranquille”. Un contesto in cui “oro e, soprattutto, obbligazioni ringraziano”.
Anche il Ftse Mib risulta vulnerabile…
Secondo l’analisi di Debach, in questo contesto, anche il Ftse Mib risulta vulnerabile. “Pur non essendo direttamente esposto ai cicli globali come altri listini più industriali, il principale indice italiano non è immune alla volatilità e a un mercato più nervoso. E’ da ricordare, inoltre, come l’Europa abbia corso molto, puntando soprattutto sui settori ciclici, ed è fisiologico aspettarsi qualche presa di profitto, anche in Italia”, segnala l’esperto, secondo il quale sarebbe comunque prematuro interpretare eventuali prese di beneficio come segnali di inversione strutturale.
“Il Ftse Mib, infatti, pur avendo inanellato una buona performance da inizio anno, mantiene un equilibrio delicato. L’indice regge su basi solide, ma la dipendenza da pochi titoli resta un fattore da monitorare. Il mercato rimane selettivo: la difesa mantiene un trend favorevole, le banche cercano nuove leve di crescita e i materiali potrebbero ancora trovare spazio. Il vero test sarà nelle prossime settimane, quando le variabili geopolitiche e macro definiranno se il rally potrà trovare nuovi protagonisti o se il settore bancario, finora pilastro della crescita, dovrà cedere il passo”, conclude.