Notizie Valute e materie prime Commodity della settimana: oro ad alta volatilità, dai nuovi record alla doccia fredda tassi Fed

Commodity della settimana: oro ad alta volatilità, dai nuovi record alla doccia fredda tassi Fed

24 Maggio 2024 15:32

Settimana sulle montagne russe per l’oro. Dopo l’avvio sprint, con il metallo giallo che ha segnato un nuovo record storico a un soffio dai 2.450 dollari l’oncia, ci ha pensato una Federal Reserve (Fed) falco a spegnere i nuovi entusiasmi. L’ultima seduta della settimana vede le quotazioni dell’oro cercare di recuperare terreno, ma il saldo settimanale resta negativo con un -3% circa. Ripercorriamo l’ultima settimana, soffermandoci sugli spunti tecnici principali.

Oro, una settimana ad alta volatilità

L’ottava è partita con la quarta inserita per il mondo dei metalli, con rame, argento e oro in forte ascesa. In questo contesto, le quotazioni del metallo giallo hanno messo a segno l’ennesima, nuova impennata dell’anno verso nuovi record. L’oro è infatti volato verso quota 2.450 dollari l’oncia. Il mercati avevano iniziato la settimana con le rinnovate speranze, alimentate da alcuni dati macro americani della scorsa settimana, tra tutti quello sull’inflazione, sul fronte dei tassi Fed.

Speranze che pochi giorni dopo si sono “infrante” con i toni da falco emersi dalle ultime minute della Fed (pubblicate mercoledì sera), mettendo sotto pressione l’oro che ha iniziato la sua discesa settimanale. Uno dei passaggi chiave dei verbali della Fed ha riguardato come sempre il tema dell’inflazione. In particolare, nelle minute si legge: “I partecipanti hanno osservato che, sebbene l’inflazione si sia allentata nel corso dell’ultimo anno, negli ultimi mesi è stata rilevata l’assenza di ulteriori progressi verso l’obiettivo del 2% della Commissione. I recenti dati mensili hanno indicato aumenti significativi delle componenti dell’inflazione dei beni e dei servizi”.

Sebbene non sia escluso che le sorprese al rialzo dei dati sull’inflazione del primo trimestre possano persistere, ulteriori rialzi dei tassi sono meno probabili – commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro, post minute -. Per passare a un taglio dei tassi, i funzionari della Fed devono vedere un rallentamento del ritmo mensile di aumento dei prezzi. L’IPC di aprile, pubblicato dopo la riunione della Fed, è stato un buon primo passo per ristabilire una serie di letture migliori dell’inflazione, più coerenti con una moderazione dei prezzi.

L’oro si appresta a chiudere la settimana con un saldo negativo di circa il 3%, con un saldo YTD che resta però positivo e pari a +13%. Un’ottava che Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades, ha riassunto così:

“I prezzi dell’oro sono saliti all’inizio delle contrattazioni di venerdì, arrestando le perdite delle sessioni precedenti, ma sembrando ancora destinati a chiudere la settimana con un forte calo. Una settimana iniziata con un nuovo massimo storico è ora in procinto di concludersi con il calo più marcato dell’anno. I trader del metallo hanno reagito alla pubblicazione degli ultimi verbali del Fomc, da cui è emerso che alcuni responsabili politici della Federal Reserve, preoccupati per la natura persistente dell’inflazione statunitense, hanno discusso la possibilità di aumentare i tassi di interesse. Questa rivelazione ha allontanato le aspettative di taglio dei tassi, facendo sì che novembre sostituisse settembre come data probabile per il primo taglio. Questo spostamento ha portato a un aumento dei rendimenti dei Treasury e a un rafforzamento del dollaro, penalizzando il prezzo del metallo prezioso che non rende“.

Le prospettive l’oro: la view di WisdomTree

Guardando alle prospettive di breve termine per l’oro, lo scenario base di Nitesh Shah, Head of Commodities and Macroeconomic Research di WisdomTree, “tiene conto della media dei pareri del Bloomberg Survey of Professional Economists sull’inflazione, il dollaro USA e le previsioni relative ai rendimenti dei titoli di Stato, ipotizzando che l’inflazione continui a scendere (pur restando al di sopra dell’obiettivo delle banche centrali), che il dollaro si deprezzi ulteriormente e che i rendimenti obbligazionari diminuiscano”. Altro punto chiave è che la previsione si basa sull’inizio dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve a luglio 2024 e sulla relativa fine nel 1° trimestre del 2025, con una riduzione di 100 punti base rispetto al 1° trimestre del 2024″ Nello scenario base,  l’oro potrebbe così raggiungere i 2.500 USD/oncia entro il primo trimestre del 2025, nettamente al di sopra del massimo raggiunto ad aprile 2024, anche se i prezzi potrebbero attenuarsi nei prossimi mesi, prima di raggiungere tale punto.

Questione import India e Cina, cosa accade

Sotto la lente anche le mosse di uno dei principali consumatori mondiali del metallo prezioso, come l’India. Secondo quanto riporta Reuters, le importazioni di oro dell’India nel 2024 potrebbero diminuire di quasi un quinto rispetto all’anno precedente, poiché i prezzi record spingono i consumatori al dettaglio a scambiare vecchi gioielli con nuovi articoli.

“L’accessibilità è gravemente compromessa dal rapido aumento dei prezzi”, ha affermato Prithviraj Kothari, presidente dell’India Bullion and Jewellers Association (IBJA). “Gli acquirenti al dettaglio preferiscono scambiare i vecchi gioielli con quelli nuovi.”

Fronte import che resta caldo. Nei giorni scorsi è arrivata la notizia che le importazioni di lingotti dalla Cina sono rallentate ad aprile, con la domanda del maggiore consumatore mondiale che tentenna di fronte ai prezzi record. Secondo quanto riporta Bloomberg, nel mese di aprile le importazioni cinesi sono scese a 136 tonnellate, in calo del 30% rispetto al mese precedente e toccando i minimi dell’anno.

Il punto tecnico sull’oro

(analisi a cura di Simone Borghi)

Dal punto di vista grafico, il future dell’oro ha un’impostazione rialzista nel medio e breve periodo. In particolare, la fase ascendente avviata agli inizi di ottobre dello scorso anno è culminata il 4 dicembre sul picco a 2.146 dollari l’oncia.

Lo stesso giorno è avvenuto anche il “golden cross” (in italiano incrocio dorato), una figura grafica che avviene quando la media mobile a 50 giorni (linea gialla) incrocia verso l’alto la media mobile a 200 periodi (linea arancione). In questo caso normalmente si può considerare il segnale come un movimento bullish, cioè rialzista.

Da qui il metallo prezioso è rimasto ingabbiato in una sorta di fase laterale nel trading range tra 1.980 e 2.087 dollari fino agli inizi di marzo, quando l’oro ha accelerato al rialzo superando i precedenti massimi storici in poco tempo. Dopo una fase di compressione, alla fine di marzo, la commodity ha esibito un altro strappo al rialzo toccando il 12 aprile il nuovo top a 2.431 dollari grazie a uno spike intraday. Dopo una breve fase di correzione fino al test del supporto a 2.285 dollari, l’oro ha impostato un rimbalzo agli inizi di questo mese arrivando il 20 maggio a raggiungere un nuovo record assoluto a 2.450 dollari. Sono poi scattate le prese di profitto che hanno provocato un ritracciamento di circa il 5% (in tre sedute) verso il supporto a 2.325 dollari.

In tale scenario, la seduta positiva di oggi (+0,5%) potrebbe essere la base per un nuovo tentativo di rimbalzo con primo target 2.293 dollari e poi i massimi storici (2.450 dollari). Al ribasso, invece, la rottura del supporto a 2.325 dollari potrebbe dare seguito alla fase di correzione verso 2.285 dollari, dove nei pressi transita anche la media mobile a 50. Le quotazioni dell’oro distano a circa il 13% dalla media mobile a 200 giorni e a circa l’11% dalla trendline rialzista di medio periodo costruita sui minimi di ottobre 2023 e febbraio 2024 (linea blu).