Petrolio: focus su Medio Oriente, morte leader Iran e meeting Opec+
Quotazioni del petrolio poco mosse, con il Brent sopra 84 dollari al barile e il Wti a ridosso degli 80 dollari. Gli operatori tengono d’occhio il Medio Oriente, dopo la morte del presidente iraniano Raisi, mentre infuria la guerra a Gaza tra Israele e Hamas.
Presidente iraniano morto in un indicente
Il presidente Ebrahim Raisi e il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian sono morti in un incidente. L’elicottero che trasportava i due funzionari di Teheran, completamente carbonizzato, è stato rinvenuto in una regione impervia dell’Azerbaijan Orientale.
Raisi era considerato in pole position per succedere all’Ayatollah Ali Khamenei, la massima autorità della Repubblica islamica dell’Iran. La sua morte in circostanze da chiarire arriva in un momento di massime tensioni tra Israele e Hamas, il gruppo militante islamico sostenuto proprio da Teheran.
Iran tra i massimi produttori di petrolio
Teheran è il terzo produttore dell’Opec, con una produzione pari a 3,2 milioni di barili al giorno ad aprile, di cui circa la metà esportati prevalentemente verso la Cina. Per gli analisti di Equita Sim, “l’incidente del presidente Iraniano non avrebbe al momento implicazioni sui prezzi del greggio”.
Al momento, in effetti, non si riscontrano segnali di una possibile limitazione dell’offerta di petrolio. Il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che “non ci sarà alcun turbamento negli affari del Paese” a seguito dell’incidente.
Arabia in ansia per il sovrano Salman Bin Abdulaziz
Preoccupano intanto le condizioni di salute del re dell’Arabia Saudita, Salman Bin Abdulaziz. Secondo i media statali del Paese, il sovrano dovrà ricevere delle cure per una condizione patologica polmonare.
Salman è alla guida del più grande esportatore di petrolio del mondo dal 2015. Suo figlio, il principe ereditario Mohammed bin Salman, avrebbe dovuto incontrare il primo ministro Fumio Kishida, il portavoce del governo giapponese, ma il viaggio è stato rinviato, alimentando le preoccupazioni per la situazione del re.
Le minacce geopolitiche restano nel radar
Nel complesso, gli operatori continuano a monitorare l’evoluzione delle dinamiche geopolitiche per eventuali effetti sulla produzione, e dunque sui prezzi, del petrolio. A complicare lo scenario contribuiscono anche i continui attacchi dei droni ucraini contro le raffinerie russe. Nel weekend, inoltre, una petroliera diretta in Cina è stata colpita da un missile Houthi nel Mar Rosso.
I disordini internazionali hanno contribuito a spingere le quotazioni di Brent e Wti da inizio anno, con i due benchmark del greggio in rialzo rispettivamente del 9% e di oltre 11 punti percentuali. Tuttavia, da metà aprile i prezzi si sono raffreddati, muovendosi in un trading range ristretto. Si registra inoltre un crescente atteggiamento ribassista tra gli hedge fund. I gestori finanziari hanno ridotto le loro posizioni nette long sul Brent per la seconda settimana di fila, raggiungendo i minimi da gennaio.
Meeting Opec+ giugno, focus su tagli a offerta petrolio
In questo scenario, l’attenzione è rivolta soprattutto al meeting dell’Opec+ del 1° giugno, che dovrebbe stabilire i livelli di produzione per la seconda metà dell’anno. La maggior parte degli analisti si attende una conferma dei tagli attualmente in vigore anche dopo giugno.
L’incontro avrà tre temi principali all’ordine del giorno: i livelli di produzione richiesti per il resto del 2024, la prosecuzione sui tagli volontari e i livelli produttivi per il 2025. Secondo Equita Sim, “il focus del mercato riguarderà principalmente i ‘dettagli’ sui tagli volontari e i messaggi sui livelli produttivi del 2025, dopo le pressioni per alzare la produzione da parte di alcuni membri.”
Gli esperti della sim milanese stimano un prezzo medio nel 2024 di circa 80 dollari al barile (finora da inizio anno è pari a circa 84$), con un range di oscillazione tra 70 e 90 dollari. “Riteniamo che il prezzo del Brent possa progressivamente rientrare verso gli $80/bbl, se i conflitti in corso non avranno implicazioni sull’offerta reale di petrolio.”