Oro e argento: prezzi stracciano nuovi record. I market mover tassi Fed e Cina

Oro, argento, rame: nel mercatodei metalli si mettono in evidenza i rally di questi pesi massimi, che continuano a riportare performance da capogiro, inanellando nuovi massimi.
Stamattina, nelle contrattazioni delle borse asiatiche, l’oro ha testato nuovi valori record, mentre i buy hanno portato i prezzi dell’argento a segnare il valore più alto in più di 11 anni.
I prezzi del rame hanno continuato ad avanzare anch’essi, dopo essere saliti la scorsa settimana sul podio grazie alle notizie arrivate dalla Cina.
Oro, argento e rame: rinnovate speranze tagli Fed fanno da assist
I metalli oro, argento e rame continuano a beneficiare di diversi fattori, tra cui le rinnovate speranze su un taglio dei tassi da parte della Fed nel corso del 2024, riemerse a seguito della pubblicazione del dato sull’inflazione Usa.
A incidere anche le prospettive di un utilizzo più sostenuto dei metalli in un momento in cui tra le grandi scommesse dei mercati continua a mettersi in evidenza quella sull’intelligenza artificiale (AI).
Last but not least il ruolo della Cina, grande consumatore di commodities.
Per quanto riguarda l’oro, nuovi record sono stati testati stamattina sia dal contratto spot che dai contratti futures.
Il contratto spot sul bene rifugio per eccellenza è salito in particolare fino a $2.449,89 l’oncia, mentre i contratti futures con scadenza a giugno sono balzati fino a oltre 2.453 l’oncia.
A sostenere le quotazioni del metallo prezioso non è stato ‘soltanto’ il fattore Fed, ma anche il rinfocolarsi dei timori di una eventuale escalation delle tensioni geopolitiche, scattato a seguito della notizia della morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi in un incidente in elicottero, in cui ha perso la vita anche il ministro degli esteri dell’Iran, Hossein Amirabdollahian.
In generale, i timori legati ai venti di guerra si sono confermati anche settimane e nei mesi precedenti i fattori market mover del mercato dell’oro, consentendo al metallo prezioso numero uno al mondo di continuare a incassare guadagni.
Detto questo, diversi sono stati gli analisti che hanno spiegato il trend dei prezzi di queste ultime sessioni soprattutto con il ritorno delle aspettative dei trader su una sforbiciata ai tassi da parte della Fed di Jerome Powell, che si sono riaccese dopo la pubblicazione, la scorsa settimana, dell‘indice dei prezzi al consumo (CPI) degli Stati Uniti.
Quel dato, tra i più cruciali per monitorare il trend dell’inflazione Usa, ha portato i futures sui fed funds a scommettere su un taglio dei tassi Usa da parte della Fed entro il mese di settembre con una probabilità pari al 65%.
Così come ha commentato anche Kyle Rodda, analista dei mercati finanziari di Capital.com, i prezzi dell’oro sono saliti tornando a prezzare soprattutto la grande mossa sui tassi da parte di Powell & Co: mossa che era stata messa decisamente in forse da alcuni dati macro Usa precedenti, che addirittura avevano fatto aumentare il rischio che, più che essere abbassati, i tassi potessero tornare a essere alzati.
Argento e rame sostenuti da storico piano pro-mercato immobiliare
Matt Simpson, analista senior di City Index, ha spiegato alla CNBC il rally dell’oro anche con l’assist arrivato dai “valori più alti dei futures sui metalli scambiati sui mercati cinesi”.
Proprio la Cina, o meglio la scommessa sulla ripresa della domanda cinese di metalli, è stata l’altro elemento market mover che ha fatto scattare al rialzo non solo le quotazioni dell’oro, ma anche quelle dell’argento e del rame.
Nella giornata di venerdì scorso, il governo di Pechino ha annunciato infatti nuove iniziative per sostenere il mercato immobiliare, da tre anni impantanato in una crisi storica esplosa con la pandemia Covid-19, che non è stata sanata neanche con il reopening dell’economia dalle importanti misure di lockdown che avevano fatto andare in quarantena il paese intero.
Il prolungarsi di questa crisi ha portato il governo di Pechino a darsi da fare, annunciando misure per indurre gli enti locali ad acquistare immobili invenduti al fine di destinarli a progetti di social housing.
Al contempo, sempre venerdì scorso la banca centrale cinese People’s Bank of China ha comunicato l’avvio di un piano nazionale di prestiti del valore di 300 miliardi di yuan, l’equivalente di 41,5 miliardi, per finanziare gli acquisti delle case invendute.
La grande notizia ha portato i mercati a scommettere subito sull’aumento della domanda di materie prime e di metalli da parte della Cina, favorendo così anche l’argento e il rame.
Oggi i prezzi dell’argento sono saliti fino al nuovo record in più di 11 anni, oltre la soglia di $32, segnando un balzo superiore a +2%.
Protagoniste di nuovo anche le quotazioni del rame, che hanno testato il nuovo massimo storico superando la soglia di $11.000 la tonnellata sul London Metal Exchange per la prima volta in assoluto, beneficiando del fenomeno dello short squeeze.
Il commento sul rally dell’oro e dei metalli
Il trend delle materie prime e dei metalli nello specifico è stato commentato così da Gabriel Debach, market analyst di eToro:
“Mentre gli occhi degli investitori sono prevalentemente orientati sulle oscillazioni dei mercati azionario e obbligazionario, un altro settore sta emergendo con forza, offrendo un ricco terreno di analisi e di investimento: il mercato delle materie prime. Questo segmento sta dimostrando una vitalità inaspettata, soprattutto in un contesto economico che si prevedeva di rallentamento, o soft landing, ma che sta ostentando segnali ben diversi”.
Debach ha fatto notare che “le commodities mostrano infatti segnali di ripartenza, sostenute soprattutto dalle riprese cinesi. I riflettori sono tutti puntati sui classici beni, quali oro e petrolio, con il primo che scambia su nuovi massimi storici, in progresso di oltre il 17% da inizio anno, sostenuto dagli acquisti delle banche centrali (in un’ottica ormai delineata di diversificazione dal dollaro), così come di protezione e di prospettive al ribasso sui tassi d’interesse reali. Il secondo invece, con quotazioni del WTI intorno agli 80$ al barile, trova nella maggiore domanda, nonostante un’offerta da parte dell’OPEC che supera i suoi obiettivi prefissati, nuovi stimoli insieme alla necessità americana di rimpolpare le sue scorte strategiche”.
“Sono comunque i metalli – ha precisato l’analista di eToro – ad offrire nuove letture sui mercati, rivelando aspetti interessanti sull’andamento dell’economia globale. Il rame e l’argento, in particolare, hanno mostrato aumenti significativi nei loro valori, mentre l’alluminio ha registrato una crescita più moderata”.
“Questi movimenti di prezzo non sono solo cifre isolate – ha ricordato Debach – rappresentano veri e propri barometri della salute economica a livello mondiale”.
Per esempio “il rame, essenziale per settori come l’elettronica e la costruzione, ha visto un incremento del 31% dall’inizio dell’anno. Un simile aumento nei prezzi suggerisce una ripresa o un’espansione economica, data l’importanza del rame nelle infrastrutture e nelle tecnologie moderne”.
“L’argento, d’altra parte, ha registrato un impressionante aumento del 35% nell’arco dell’anno e del 116% negli ultimi cinque anni. Questi numeri superano significativamente la performance del +85% registrata dall’S&P 500 nello stesso periodo”.
L’esperto ha sottolineato che “l’argento è unico nel suo doppio ruolo di investimento e di materiale industriale, utilizzato tanto nei gioielli quanto in ambiti high-tech come i pannelli solari e l’elettronica”, aggiungendo che “la sua notevole crescita riflette una combinazione di fiducia degli investitori e di solida domanda industriale. Anche l’alluminio, con un incremento del 10%, gioca un ruolo fondamentale nell’economia globale. Utilizzato in settori che vanno dall’automobilistico all’imballaggio, la crescita dell’alluminio può essere interpretata come un segnale di stabilità e crescita continua in diversi settori industriali chiave”, ha concluso Gabriel Debach.