Notizie Notizie Italia Carige: Ccb scavalcherà famiglia Malacalza salendo fino al 30%? I rumor sulle intenzioni di Vittorio & Co.

Carige: Ccb scavalcherà famiglia Malacalza salendo fino al 30%? I rumor sulle intenzioni di Vittorio & Co.

26 Luglio 2019 13:58

La domanda, da giorni, è sempre la stessa: che fine ha fatto la famiglia Malacalza? Che fine hanno fatto Vittorio Malacalza & figli, in questi giorni in cui le notizie e le indiscrezioni sul futuro di Carige si sono rincorse a livelli record? E, soprattutto, che cosa farà la famiglia Malacalza quando l’assemblea degli azionisti della banca genovese tornerà a riunirsi, a settembre, per esprimersi sull’aumento di capitale necessario?

Il sì della famiglia, che è azionista di maggioranza con una quota del 27,5%, è condizione sine qua non per impedire il bail-in di Carige. Certo, condizione sine qua non è anche il via libera, da parte della Bce, al piano di salvataggio co-firmato dal Fondo interbancario e da Cassa Centrale Banca (Ccb) e poi inviato a Francoforte nella giornata di ieri, giovedì 25 luglio,quando è scaduto l’ultimatum della Vigilanza.

Ma se la Bce darà l’ok e poi a settembre i Malacalza bocceranno il piano salva-Carige, si tornerà punto e capo. Per lo meno, si tornerà allo scorso dicembre, a quei giorni in cui la famiglia si oppose all’aumento di capitale, dopo che si era parlato negli ambienti finanziari di un vero e proprio giallo su cosa avrebbe fatto.

Poco prima del voto, che portò poi la Bce ad agire e commissariare Carige all’inizio del 2019, Vittorio Malacalza aveva così risposto: “Bisogna credere negli uomini per vedere un futuro”. In una delle sue più recenti apparizioni, che risale allo scorso maggio, Malacalza aveva poi detto, senza sbottonarsi troppo su BlackRock: “Spero in una soluzione industriale. Sono un uomo che viene da quel mondo, innamorato dell’industria”.

Che farà dunque la famiglia Malacalza?

Le indiscrezioni che sono state riportate nelle ultime ore dall’agenzia di stampa AdnKronos non sono il massimo: la famiglia sarebbe l’unica a non aver dato alcun segnale di quelle che sono le sue intenzioni ai commissari straordinari che gestiscono Carige da quando la banca è stata commissariata dalla Bce.

Gli altri soci, invece, si sarebbero mostrati tutto sommato d’accordo all’operazione di ricapitalizzazione, calcolata in 900 milioni di euro, di cui 700 milioni in equity e 200 milioni in bond.

E’ vero che stavolta il regista dell’operazione, ovvero l’Fitd, si è mostrato disponibile a sottoscrivere, attraverso il suo braccio obbligatorio, l’inoptato.

“Ma nuovi colpi di scena non sarebbero graditi, tantomeno dalla Bce – scrive AdnKronos –  Ad ogni modo, per mantenere la loro quota con questi numeri, i Malacalza dovrebbero investire circa 180-190 milioni, ma nessuno pensa che dopo i circa 420 milioni sborsati – e persi – in questi anni da azionisti rilevanti della banca ligure, Vittorio e figli possano essere ancora disponibili a mettere in banca cifre di questa taglia. Tra l’altro, c’è da considerare la futura convivenza con quello che è destinato a diventare azionista di maggioranza della banca dopo gli acquisti con un’opzione call (a sconto) delle azioni del Fitd, ovvero la trentina Cassa Centrale Banca“.

Cosa faranno in un tale contesto gli altri soci, ovvero Gabriele Volpi, con il suo 9%, Raffaele Mincione, che dovrebbe essere rimasto al 4,9%, Aldo Spinelli, con una quota attorno all’1% e Coop Liguria con lo 0,4%?

Così ha scritto nelle ultime ore il Foglio, facendo riferimento alla famiglia Malacalza:

“Sulla famiglia di imprenditori è in atto un pressing da più parti. Ieri i sindacati interni alla banca hanno chiesto che ‘tutti i soggetti coinvolti si esprimano formalmente e con la chiarezza dovuta sul riassetto’, sottolineando di avere sempre preferito una ‘soluzione industriale’, che poi è anche la via indicata a maggio scorso dallo stesso Vittorio Malacalza quando i commissari erano in trattativa con i fondi americani, poi defilatisi. Ma il fatto che il ‘cavaliere bianco’ sia più italiano che mai e per di più un gruppo bancario (non un fondo) non è bastato ai Malacalza a sciogliere la riserva”.

Il Foglio continua, segnalando che Cassa Centrale Banca, in base ai vari rumor riportati dai quotidiani liberi, potrebbe salire fino al 30% del capitale di Carige nell’arco di un anno e mezzo: in attesa di questo scenario, forse la famiglia Malacalza potrebbe anche accettare di partecipare all’aumento di capitale, accettando che la propria quota venga diluita. Tuttavia, la sottoscrizione stessa dell’aumento di capitale non sarebbe sufficiente per mettere in sicurezza Banca Carige. I commissari straordinari – scrive ancora Il Foglio – “sanno bene che il vero potere che hanno i Malacalza non è quello di non partecipare all’aumento di capitale – considerato che il Fondo interbancario fa da paracadute – ma quello di bocciare tutto il progetto in virtù dei diritti di voto che gli derivano dall’attuale pacchetto azionario”.

Tanto che in estrema ipotesi le autorità di vigilanza, Bce e Bankitalia, starebbero valutando il ricorso alla normativa “che consente l’esclusione dai diritti di voto di un socio quando in ballo c’è la tutela dell’impresa”. Ma se questo scenario si avverasse, l’intera questione finirebbe in Tribunale.