Richieste capitali: la Bce snobba (anche) le banche
Requisiti capitali banche: la Bce ha detto no alle richieste presentate dalla Federazione bancaria dell’Europa (EBF) e da Oliver Wyman, leader globale nella consulenza manageriale interamente controllata da Marsh McLennan (NYSE: MMC), di rivedere le attuale richieste di capitali che le banche devono detenere.
Se soddisfatte, le richieste avrebbero potuto, secondo il report di Oliver Wyman e della European Banking Federation (EBF), liberare una capacità aggiuntiva di erogazione di prestiti per un valore fino a 4-4,5 trilioni di euro, nel migliore degli scenari, aumentando così di quasi il 30% i volumi dei prestiti attuali che le banche dell’area euro erogano al momento.
E invece no.
La Bce ha smontato tra le altre cose anche l’assunto secondo cui queste regole metterebbero le banche dell’area euro in una posizione di svantaggio nei confronti delle rivali americane.
Secondo la vigilanza dell’Eurotower, una paura ingiustificata, visto che le richieste inoltrate alle banche sono “ampiamente paragonabili”.
Anzi, ha continuato l’Eurotower nel motivare il suo no: “Le più grandi banche europee globali hanno perfino richieste (di capitali) inferiori rispetto alle loro controparti al di là dell’Atlantico”, ha detto un portavoce, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters.
Sebbene i dipartimenti siano diversi – il Consiglio direttivo capitanato da Christine Lagarde decide sui tassi, la Vigilanza bancaria guidata da Andrea Enria decide sulle regole delle banche – si può dire che la Bce stia comunque snobbando non solo le richieste di frenare i rialzi dei tassi dell’Eurozona – che vedono come mittente soprattutto l’Italia, ma anche quelle volte a rendere più competitive le banche europee.
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“E’ anche discutibile il fatto che richieste meno severe sui capitali si tradurrebbero in una erogazione maggiore dei prestiti: quello che è dimostrato è che livelli di capitali bassi portano le banche a ridurre in modo brusco i prestiti durante i periodi di crisi, rendendo dunque più profondo l’impatto avverso sull’economia”, ha spiegato la Bce.
Di seguito la richiesta dello studio che ha analizzato il quadro regolamentare e di supervisione del sistema bancario dell’Unione Europea rispetto a quello americano e l’impatto che questo ha sul finanziamento dell’economia e sulla profittabilità delle banche stesse.
Richieste capitali banche troppo severe? Lo studio
Secondo il report, una revisione degli attuali requisiti di capitale e processi di vigilanza in linea con quelli osservati negli USA potrebbe liberare fino a 4 trilioni di euro di capacità di credito, che potrebbero essere utilizzati per finanziare la transizione green e digitale e per accrescere la competitività dell’economia europea.
Così aveva fatto notare Ana Botìn, presidente dell’EBF e presidente esecutivo di Banco Santander:
Il settore bancario europeo è forte e resiliente e siamo ben posizionati per aiutare l’Europa ad affrontare le sfide che si stanno presentando, tra cui la necessità di crescere. Senza crescita, sarà molto difficile portare avanti i progetti legati a difesa e sicurezza, ai servizi pubblici e alla transizione verde che tutti vogliamo e di cui abbiamo bisogno. Le banche europee sono pronte a impegnare più capitali per sostenere questa crescita, ma è necessario che il quadro normativo e di sorveglianza non crei vincoli più pesanti rispetto ad altre regioni, tra cui gli Stati Uniti. Se l’Europa vuole competere con successo nei mercati globali di oggi e cogliere pienamente le opportunità create dalle transizioni green e digitali, dobbiamo fare in modo di avere sistemi che supportino questo obiettivo”.
A parlare anche Claudio Torcellan, Market Leader South East Europe di Oliver Wyman:
In un momento in cui l’Europa sta decidendo come meglio rispondere al nuovo scenario macroeconomico e sta pianificando il passaggio a un’economia più verde, riflettere sui requisiti patrimoniali per le banche e sui processi di vigilanza potrebbe dare impulso al credito per l’economia e facilitare lo sviluppo dei mercati dei capitali. Con interventi ben orchestrati, le autorità potrebbero compiere rapidi progressi nel consentire alle banche europee di prestare più denaro da subito.
Lo studio ha dimostrato come la capacità di concedere crediti del sistema bancario europeo presenti degli svantaggi rispetto agli USA:
“L’approccio dell’Unione Europea per determinare i requisiti patrimoniali è più complesso, concede al legislatore più discrezionalità e può essere percepito come meno trasparente – si legge nel report – L’incertezza che ne deriva è uno dei motivi per cui le banche europee tendono, in media, a trattenere capitale in eccesso. A questo si aggiunga che, generalmente e considerando che il campione è formato da soggetti molto diversi tra loro anche per modello di business, le banche europee devono sottostare a requisiti patrimoniali più severi rispetto alla controparte americana”.
“Inoltre, si prevede che i nuovi requisiti richiesti per attuare pienamente Basilea III el’aumento delle riserve legate alla questione climatica penalizzeranno più le nostre banche di quelle di oltreoceano”.
Ovvero?
“I contributi a garanzia dei depositi e per i fondi di risoluzione dell’UE e dei singoli stati membri sono circa il doppio rispetto a quelli delle banche americane. Il settore bancario europeo non riesce a rientrare nel costo del capitale, mentre quello statunitense registra una profittabilità che si attesta sui livelli pre-crisi”.
In particolare “nell’Eurozona persistono ancora degli ostacoli strutturali al consolidamento, che impediscono alle banche di creare sinergie tra mercati. L’unione del mercato dei capitali UE è ancora molto indietro e questo impedisce lo sviluppo di un mercato delle cartolarizzazioni che garantirebbe alle banche una capacità di credito molto maggiore”
“Il report suggerisce che un quadro normativo in grado di bilanciare meglio la promozione della crescita economica, l’incremento della produttività e il mantenimento della stabilità finanziaria, e permetterebbe ai servizi finanziari dell’Eurozona di aiutare l’Unione ad affrontare le sfide attuali”.
Per questo la European Banking Federation ha stilato un elenco di suggerimenti per le autorità per un aggiornamento del quadro normativo, più favorevole alla crescita:
- I policymaker dovrebbero raddoppiare gli sforzi per completare l’unione bancaria e dei mercati dei capitali. Dovrebbero inoltre semplificare l’attuale regime di risoluzione, troppo complesso e costoso.
- I policymaker dovrebbero anche promuovere il mercato europeo delle cartolarizzazioni, dato che oggi – anche includendo il Regno Unito è 17 volte più piccolo di quello statunitense. Un mercato delle cartolarizzazioni ben strutturato consentirebbe alle banche di avere bilanci meno ingessati e di liberare capitale, trasferendo il rischio sugli investitori.
- Le autorità di vigilanza dovrebbero mettere maggiore enfasi nel rendere i processi più snelli ed efficienti (pensiamo per esempio allo Srep – Supervisory Review and Evaluation Process – o agli stress test) ed essere più vigili sulle violazioni della parità di condizioni nei singoli paesi dell’UE. Mano a mano che Basilea III viene implementato, le autorità devono garantire che le banche dell’UE non si trovino in svantaggio nella partita globale.
Ma per ora la Bce (che è responsabile della supervisione delle banche dell’area euro) ha fatto orecchie da mercante.