Notizie Notizie Italia La giravolta dei Btp: metamorfosi totale degli ex Piigs ora patria della parsimonia

La giravolta dei Btp: metamorfosi totale degli ex Piigs ora patria della parsimonia

9 Giugno 2025 13:45

La periferia dell’Eurozona cambia pelle. Lo fa ribaltando completamente quelli che erano gli assunti che tre lustri fa portò all’onere delle cronache l’acronimo derisorio PIIGS, identificativo dei cinque paesi (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) alle prese con problemi di conti pubblici durante la crisi del debito europeo. Grecia in primis, ma l’Italia subito a ruota, erano divenuti sinonimo di paesi spendaccioni, dalle finanze allegre, con burocrazie pesanti e inefficienti. Questo portò all’esplosione degli spread, ossia i differenziali di rendimento tra i titoli di Stato dei paesi della periferia e il Bund tedesco. Crisi del debito che portò a duri piani di austerità ad Atene così come a Roma e negli altri paesi finiti nell’occhio del ciclone.

Il mondo capovolto

Adesso il mondo sembra essersi capovolto con gli spendaccioni diventati parsimoniosi, mentre ad allargare i cordoni della borsa sono le grandi potenze, da Berlino a Washington, con quest’ultima finita nel mirino degli investitori proprio per i timori che il debito a stelle e strisce vada fuori controllo anche alla luce degli elevati interessi sul debito (si stima che arriveranno a sfondare i 1.000 miliardi di dollari entro il 2026).

Tutto questo si traduce in spread più stretti. Quello tra Btp e Bund veleggia sui minimi a 4 anni in area 95 e tra gli analisti c’è fiducia che possa scendere ulteriormente. Nel caldo autunno del 2011 lo spread toccò i 570 punti base provocando la caduta del governo Berlusconi e l’arrivo del ‘tecnico’ Mario Monti per rimettere in sesto i conti dell’Italia. Restringimento degli spread favorito dalle politiche oculate dei paesi della periferia, ma anche dalla svolta impressa da Berlino con il nuovo governo Merz che ha accantonato la disciplina fiscale per investire mille miliardi in difesa e infrastrutture.

La lezione della crisi del debito

Probabilmente nelle capitali del Sud Europa la lezione della crisi del debito sovrano è servita e oggi appaiono tutti estremamente virtuosi in termini di gestione dei conti pubblici. Due anni e mezzo fa quando il governo Meloni si insediò il timore diffuso era che l’esecutivo di centro-destra non rispettasse i paletti di Bruxelles incrinando i conti del paese. Al contrario, sotto la regia del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti il deficit dell’Italia è progressivamente sceso facendo meglio delle previsioni nel 2024 (3,4%) e il linea per un ritorno sotto il 3% entro il 2026. Parallelamente l’Italia lo scorso anno è stato il primo paese a tornare in avanzo primario post covid. “Pochi Paesi mostrano una trasformazione più netta dell’Italia. A lungo associata a politica caotica, crescita anemica, politiche spendaccione e titoli volatili, la nazione si è reinventata come una sorta di beniamina del mercato”, recita oggi un articolo di Bloomberg dedicato proprio ai paesi della periferia Ue.

Analisti incoronano i Btp, ecco dove può scendere lo spread

Nelle ultime settimane prima Barclays e poi Goldman Sachs si sono espresse a favore dell’Italia e dei Btp. Barclays ha indicato la possibilità di una discesa dello spread fino a 70 punti base, mentre Goldman ha posto l’accento sul fatto che tutti gli episodi che hanno portato a un allargamento degli spread negli ultimi 10 anni sono stati causati da instabilità politica e tale rischio attualmente sembra basso in Italia. Il governo Meloni risulta l’unico esecutivo italiano degli ultimi 20 anni ad aver guadagnato in popolarità nei 30 mesi successivi al suo insediamento. “Prevediamo che questa condizione si manterrà almeno fino al prossimo anno, data l’assenza di catalizzatori politici rilevanti”, rimarca la casa d’affari Usa.

Anche Neuberger Berman si aspetta che i titoli italiani continuino a sovraperformare (target spread Btp-Bund a 80 pb) e in generale rimarca come tutto il contesto per i Paesi periferici risulta più favorevole con deficit sotto controllo abbinati a una crescita più elevata rispetto a molte nazioni ‘core’.

Annaspa la Francia

A mostrare il fiato corto è invece la Francia, in passato risparmiata dalla crisi del debito. Il rendimento del decennale francese ha superato quello della Spagna ed è ora solo tre punti base sotto quello della Grecia. Va ricordato che ad oggi il rendimento più alto tra quelli dei paesi dell’area euro è dell’Italia, che però nell’ultimo anno ha ricucito le distanze da tutti gli altri paesi in termini di spread.

Oltreoceano le tensioni sui Treasury rimangono alte con il rendimento del trentennale arrivato al 5% lo scorso mese. Gli Stati Uniti lo scorso mese hanno perso la loro ultima valutazione tripla A a seguiti del downgrade di Moody’s, comunque ben superiore rispetto alla tripla B di Italia e Grecia, che comunque hanno ancora tra i più alti livelli di debito del continente.