Notizie banche Mediobanca-Generali, cresce il fronte a favore. Iss: “Un’opportunità per gli azionisti”

Mediobanca-Generali, cresce il fronte a favore. Iss: “Un’opportunità per gli azionisti”

6 Giugno 2025 10:18

In vista del 16 giugno, quando andrà in scena l’assemblea della verità per una delle partite più importanti del risiko bancario italiano, si rafforza il fronte favorevole all’operazione di Mediobanca su Banca Generali. D’altra parte, Francesco Gaetano Caltagirone, che si oppone al merger, ha accresciuto la propria presenza in Piazzetta Cuccia arrivando a ridosso della soglia del 10%. Una fase di posizionamento che lascia il settore in stallo.

Nella seduta odierna, le banche aprono in ordine sparso: Banco Bpm avanza dello 0,43%, mentre Unicredit cede lo 0,10%; segno più per Mediobanca (+0,40%), segno meno per Banca Mediolanum (-0,48%), Intesa Sanpaolo (-0,24%), Bper (-0,15%) e Pop Sondrio (-0,16%).

Gli schieramenti

Mentre si definiscono gli schieramenti il proxy Glass Lewis consiglia ai soci di votare a favore dell’operazione Mediobanca-Generali, come del resto ha fatto Iss, fornendo così un assist all’amministratore delegato dell’istituto milanese, Alberto Nagel. Il proxy americano, ascoltato soprattutto dagli investitori esteri, scrive che “l’offerta rappresenta un’opportunità sostanziale per gli azionisti di Mediobanca” e ritiene “indicativa” “anche la reazione del mercato alle offerte” su Banca Generali e quella di Mps su Piazzetta Cuccia. “Le azioni di Mediobanca – rileva Glass Lewis – continuano a essere scambiate ben al di sopra del valore implicito dell’offerta Mps, un endorsement alla validità della strategia di perseguire una combinazione con Banca Generali e forse un chiaro messaggio a Mps che la sua proposta non riflette il valore che gli azionisti attribuiscono a Mediobanca”.
In parallelo, però, con la richiesta fatta al cda di Piazzetta Cuccia di proporre all’assemblea un rinvio finché non saranno definiti gli accordi industriali fra l’istituto milanese, Banca Generali e Generali, il gruppo dell’imprenditore romano Caltagirone ha fatto acquisti sul mercato. E si è portato dal 7,6% fino al 10% del capitale, soglia che richiederebbe il via libera della Bce per essere superata.
A ridosso della scadenza della record date si sono mosse anche le casse previdenziali come Enasarco ed Enpam che avrebbero rastrellato il 4-5 per cento.
A conti fatti, il fronte romano dispone di quasi il 35% se si considera anche il 19,9% in mano a Delfin. Ma non è ancora chiaro se la holding presieduta da Francesco Milleri si asterrà o meno. In questo caso aiuterebbe comunque il fronte del no, in una assise dove si attende una partecipazione non lontana dall’80% del capitale. In attesa c’è anche la posizione dei Benetton su come usare il loro 2,2%.

Mps attendista

A latere, dopo le esternazioni del proxy l’a.d. di Mps Luigi Lovaglio (che ha in corso un’offerta su Mediobanca) ha fatto sapere che “il consiglio non mi preoccupa perché le due operazioni non sono alternative e sono convinto che chi voterà sì all’operazione potrà anche consegnarci le azioni”. Lovaglio esclude che l’Ops sia qualcosa di diverso da un’operazione di mercato: “in questi mesi non ho mai sentito la parola potere nei corridoi della mia banca”. Il banchiere, intervistato da Sky Tg24, non conferma poi se il Monte dei Paschi voglia abbassare al 50% più un’azione la soglia minima cui l’offerta è subordinata, convinto di raggiungere il 66,7 per cento. Di sicuro Mediobanca “sarebbe un’operazione di grande importanza” per Siena, più di altre ipotizzate nel risiko, dice il presidente della Fondazione Mps, Carlo Rossi.

Messina, parola al mercato

In merito alle fusioni bancarie e alle possibili ingerenze della politica si è espresso anche il numero uno di Intesa Carlo Messina spiegando che “è il mercato che crea valore. Il punto imprescindibile è che in ogni fusione bancaria decidono gli azionisti, che sono i proprietari dell’azienda. Ma non possono essere gli unici interlocutori”. Ci sono anche “le persone che lavorano in azienda e anche i clienti devono avere un vantaggio. Poi, deve avere un ruolo anche il sistema-Paese. Le autorità competenti devono considerare ognuno di questi elementi”. “Non ci può stupire se il governo fa le proprie valutazioni: il risparmio è un tema di sicurezza nazionale ancor più di difesa ed energia, perché rispetto a questi rappresenta la leva attivabile per assicurare l’indipendenza del nostro Paese”, conclude evidenziando che il Golden Power “è uno strumento che va usato in modo corretto“.