Notizie Obbligazioni Rendimenti Btp in picchiata, una manna per Meloni e Giorgetti. Occhio ad asta Francia

Rendimenti Btp in picchiata, una manna per Meloni e Giorgetti. Occhio ad asta Francia

3 Ottobre 2024 13:50

Raffica di acquisti su Btp e titoli di Stato in generale in queste settimane. La fame di bond, alimentata dalle attese di banche centrali sempre più attive nell’abbassare i tassi, sta spingendo sempre più in basso i rendimenti dei titoli di Stato. Ieri quello del Btp decennale è sceso fino al 3,35%, sui minimi da agosto 2022, con spread Btp-Bund in area 130 punti base alla luce del contemporaneo calo dei rendimenti anche dei titoli di stato tedeschi.

Rendimenti in picchiata aspettando tagli Bce

Il dato sull’inflazione europea, che ha sancito il ritorno sotto il target del 2% dopo tre lunghi anni, sta alimentando le attese per un nuovo taglio dei tassi da parte della Bce già nel meeting del 17 ottobre a cui potrebbero fare seguito un’altra serie non-stop di tagli del costo del denaro.

A settembre l’inflazione dell’eurozona è scesa all’1,8% annuo, non succedeva dalla primavera del 2021 e questo spalanca le porte per un altro taglio dei tassi già questo mese. Le principali banche d’affari hanno rivisto le loro stime e si attendono in ognuna delle prossime riunioni una sforbiciata di 25 punti base. I tagli consecutivi potrebbero addirittura andare avanti secondo Barclays e Nomura fino a giugno 2025 portando il livello dei tassi in area 2%.

Ieri Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo Bce, ha ammesso che “è diventato più probabile un calo sostenibile dell’inflazione all’obiettivo del 2% in modo tempestivo” e parallelamente “c’è un problema crescita”. Il pil dell’Eurozona è cresciuto di solo lo 0,1% per trimestre negli ultimi due anni e la crescita continuerà a essere «debole» nella seconda metà del 2024.

Debito, Meloni e Giorgetti pregustano calo spesa per interessi

La discesa dei rendimenti dei Btp offre in prospettiva una importante boccata d’ossigeno anche alle casse dello Stato. Il governo Meloni potrà, infatti, contare su un considerevole risparmio in termini di interessi sul debito. Di che cifre parliamo? Non è facile calcolare l’esatto ammontare dei risparmi in quanto bisogna ricordare che il circolante per oltre il 70% è a tasso fisso e quindi il risparmio lo si avrà sulle nuove emissioni.
“Inizialmente la diminuzione della spesa per interessi sarà molto lenta e poi andrà ad accelerare dopo 3,5 anni (metà della scadenza media dei titoli di stato)”, argomenta Maurizio Mazziero di Mazziero Research. Indicativamente il risparmio in spesa per interessi potrebbe essere di circa 2 miliardi per ogni anno per ogni mezzo punto di discesa dei tassi (0,50%), crescendo in modo geometrico 2 miliardi il primo anno, 4 il secondo anno, 6 il terzo anno. Pertanto, se effettivamente i tassi scenderanno velocemente dal 3,5% attuale, il risparmio potrebbe risultare ancora più consistente.

Btp, per rendimenti allettanti sguardo a scadenze più lunghe

Di contro, il calo dei rendimenti renderà il debito tricolore meno attraente per gli investitori domestici che in questi ultimi due anni si sono messi in fila per le emissioni record del Btp Valore e BTP Italia, appositamente indirizzati ai piccoli risparmiatori, con cedole spesso crescenti e premi fedeltà per la detenzione fino a scadenza.

L’ultima asta Btp ha visto il rendimento del Btp a 5 anni scendere ampiamente sotto il 3%, 25 punti base sotto quello di un mese prima, sui minimi a oltre due anni. Le attese di una discesa dei tassi Bce più rapida comporta quindi un cambio di paradigma e la necessità di guadare a scadenze più lunghe, come testimoniato anche dalla domanda record (130 miliardi) per l’emissione a 30 anni effettuata dal Tesoro il mese scorso.

Nonostante gli investitori domestici abbiano ancora capacità di acquisto – le loro detenzioni di titoli rappresentano attualmente circa il 15% del mercato BTP, al di sotto del picco del 20% registrato nel 2008 – il recente calo dei rendimenti potrebbe frenare ulteriormente la domanda. Ma Barclays ritiene che si potrebbe assistere a un maggiore coinvolgimento degli investitori esteri per assorbire l’aumento dell’offerta di BTP nel 2025.

Francia in crisi nera, boccata d’ossigeno da asta Oat

Chi invece se la passa peggio è la Francia, alle prese con l’instabilità politica degli ultimi mesi che ha comportato un allargamento dello spread Oat-Bund. Da quando il presidente Emmanuel Macron ha annunciato elezioni anticipate a giugno è aumentato il rischio paese e quindi il premio che la Francia deve pagare per prendere a prestito rispetto a Germania e non solo.

Martedì il rendimento dell’Oat decennale ha “raggiunto” quello del pari durata spagnolo e lo spread con l’Italia non era così basso da oltre un decennio. In questi mesi l’Italia si è anche permessa il lusso di sorpassare la Francia nel mercato del lavoro con disoccupazione più bassa di quella transalpina.

Sia Italia che Francia sono in procedura di infrazione, ma Parigi impiegherà molto più tempo a tornare sotto l’asticella del 3%. Il primo ministro Michel Barnier ha ritardato di due anni l’obiettivo di portare il deficit entro il limite dell’Unione europea. La Francia punta a portare il divario entro il 3% della produzione economica entro il 2029 invece che il 2027 portando avanti tagli alla spesa e aumenti delle tasse per i ricchi e le grandi aziende. “La vera spada di Damocle è il nostro colossale debito finanziario”, ha detto il neo premier Barnier. “Se non stiamo attenti, il nostro Paese sarà sull’orlo di un precipizio”.

Settimana prossima è atteso il budget 2025 e le ultime indiscrezioni parlano di circa 60 miliardi di euro di risparmi.

Una boccata d’ossigeno oggi dall’asta Oat a lunga scadenza. Il Tesoro francese ha raccolto 12 miliardi di euro, in linea con l’importo massimo previsto e con domanda 2,5 volte superiore all’importo venduto, in linea con quella registrata nelle due aste più recenti di scadenze simili.

L’attenzione si sposterà ora sul budget 2025 e sulle revisioni sui rating della Francia, con Fitch Ratings l’11 ottobre, Moody’s il 25 ottobre e S&P Global Ratings il 29 novembre. Fitch e
S&P hanno giudizio AA- sulla Francia e Moody’s indica Aa2, tutti con una prospettiva stabile.