BTP, allerta Barclays: possibili tensioni su domanda retail e spread
In vista di un probabile incremento delle emissioni nette di BTP nel 2025, crescono gli interrogativi su chi sarà in grado di assorbirne l’offerta. Barclays, in una recente analisi, ha messo in evidenza alcuni aspetti critici legati alla futura domanda di titoli di Stato italiani, in un contesto di riduzione della liquidità fornita dalla BCE e di un’attesa discesa dei rendimenti in scia ai tassi d’interesse.
Aumento previsto dell’offerta di BTP
Secondo le previsioni di Barclays, nel 2025 il deficit di bilancio dell’Italia si attesterà al 5% del Pil, ben al di sopra del target del 3% fissato dall’Europa. Questo implica che il Tesoro dovrà emettere nuovo debito in larga misura per finanziare i propri fabbisogni: gli analisti stimano emissioni nette per più di 100 miliardi di euro l’anno prossimo.
Il tutto, in un contesto nel quale il supporto della Bce all’acquisto di BTP è destinato a ridursi in scia al Quantitative Tightening (QT) e alla fine dei reinvestimenti delle obbligazioni in scadenza acquistate nell’ambito del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme).
Il ruolo degli investitori domestici
Dal 2015 al 2022, la quota di BTP detenuta della Banca d’Italia è cresciuta notevolmente, passando dal 6% al 31% grazie agli acquisti netti del Quantitative Easing (QE). Tuttavia, con l’avvio del QT e l’aumento dell’offerta netta, questa quota ha cominciato a diminuire, riducendosi di 4 punti percentuali dalla fine dell’anno scorso. Nello stesso periodo, i cosiddetti “altri residenti” hanno incrementato la propria detenzione del 6%, mentre gli investitori non residenti sono aumentati del 2%.
La maggior partecipazione del pubblico retail domestico alle aste di titoli di Stato negli ultimi due anni è prevalentemente legata ai rendimenti più appetibili, in scia ai rialzi dei tassi della Bce, e ai vantaggi fiscali rispetto ad altri investimenti. Inoltre, il Tesoro italiano ha collocato sul mercato strumenti come i BTP Valore e BTP Italia, appositamente indirizzati ai piccoli risparmiatori, con cedole spesso crescenti e premi fedeltà per la detenzione fino a scadenza.
Il dubbio sollevato da Barclays è che con i tagli dei tassi della Bce e il conseguente calo dei rendimenti, gli acquisti delle famiglie possano venir meno, rendendo più difficile trovare un equilibrio fra la domanda in calo e l’offerta in aumento.
Possibili criticità nella domanda futura
Nonostante gli investitori domestici abbiano ancora capacità di acquisto – le loro detenzioni di titoli rappresentano attualmente circa il 15% del mercato BTP, al di sotto del picco del 20% registrato nel 2008 – il recente calo dei rendimenti potrebbe quindi frenare ulteriormente la domanda.
Di conseguenza, per Barclays, si potrebbe assistere a un maggiore coinvolgimento degli investitori esteri per assorbire l’aumento dell’offerta di BTP nel 2025.
Secondo la banca britannica, il livello di stabilità politica in Italia e il contesto macroeconomico globale saranno fattori chiave per attirare la domanda estera. Nel caso dovessero verificarsi shock politici o economici, gli investitori stranieri potrebbero richiedere una maggiore compensazione per il rischio più elevato, alimentando le tensioni sullo spread BTP-Bund e aggravando il costo del debito per l’Italia.
Le prospettive per il mercato dei BTP secondo Barclays
In conclusione, Barclays sottolinea che la capacità del mercato di assorbire l’offerta netta dei BTP non rappresenta attualmente un problema immediato, ma un eventuale deterioramento delle condizioni politiche o economiche potrebbe innescare tensioni.
In particolare, il mercato sarà particolarmente attento al comportamento degli investitori domestici e alla loro capacità di continuare a supportare l’acquisto dei titoli italiani, soprattutto in vista delle emissioni future.
Il caso francese
Problemi simili riguardano anche la Francia, a sua volta sottoposta da Bruxelles alla procedura di infrazione per deficit eccessivo, come l’Italia.
Il governatore della Banca centrale francese, François Villeroy de Galhau, ha sottolineato l’urgenza di affrontare il problema del deficit e del debito, ravvisando segnali preoccupanti nei mercati obbligazionari. In particolare, ha evidenziato che il differenziale fra titoli di Stato francesi e tedeschi è passato da 0,5 a 0,8 punti percentuali, segno della crescente pressione sui mercati.
Il governo francese è chiamato a presentare rapidamente una soluzione e un progetto di bilancio per il 2025, con il primo ministro Michel Barnier propenso ad un aumento delle tasse per le grandi imprese e i più ricchi. Villeroy ha sostenuto questa linea, affermando che è necessario un mix bilanciato di tagli alla spesa e aumento delle entrate.
Ha concluso affermando che, dopo 40 anni di rinvii, è necessario agire ora per evitare che il debito pubblico francese diventi incontrollabile. E lo stesso vale senz’altro per l’Italia.