Notizie Notizie Italia Unicredit-Commerzbank: il retroscena del grande attacco di Orcel che ha annichilito Berlino

Unicredit-Commerzbank: il retroscena del grande attacco di Orcel che ha annichilito Berlino

Pubblicato 2 Ottobre 2024 Aggiornato 4 Ottobre 2024 08:06

L’ad di Unicredit, Andrea Orcel, trova altre sponde importanti al suo ambizioso progetto di aggregazione con la tedesca Commerzbank. Ieri è stato il turno di Moody’s, pronta a rivedere al rialzo il rating sull’istituto di piazza Gae Aulenti se l’acquisizione di Commerzbank andrà in porto.

E sempre ieri a parlare è stato il numero uno di BlackRock, il maggiore gestore al mondo. Larry Fink senza fare esplicito riferimento al dossier Unicredit-Commerz, ha auspicato le nozze tra banche in Europa. “L’Europa ha bisogno di rafforzare il sistema del mercato dei capitali e ha bisogno di un sistema bancario più unito”, ha detto Fink durante una conferenza a Berlino. Blackrock risulta il terzo maggiore investitore di UniCredit (con il 7,019%) e il terzo di Commerzbank (con il 7,34%).

Sulla stessa lunghezza d’onda il ceo di illimity, Corrado Passera, secondo cui il deal “è da appoggiare in ogni modo: è un bellissimo esempio di consolidamento bancario logico fra Paesi molto legati tra loro“.

Moody’s: rating su se nozze andranno in porto

Ma partiamo proprio da Moody’s. L’agenzia di rating Usa ha, infatti, confermato il rating del debito Senior Preferred (non garantito) e dei depositi a lungo termine di UniCredit a Baa1, con outlook stabile. Allo stesso tempo, ha spiegato che, in caso di acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit, prenderà in considerazione la possibilità di migliorare il rating stand-alone (Baseline Credit Assessment) di UniCredit, attualmente pari a Baa3, a Baa2, un gradino sopra il rating sovrano dell’Italia. Ciò comporterebbe un innalzamento del rating anche per il debito senior non privilegiato e junior.

Berlino in pressing su Bofa

L’operazione Unicredit-Commerzbank, che andrebbe a creare la maggiore entità europea in termini di capitalizzazione di mercato, si scontra con l’opposizione di Berlino, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha parlato di “operazione ostile” e i sindacati che si sono subito schierati contro temendo massicci ridimensionamenti degli organici in Germania (dove Unicredit è già presente con Hvb).

In tal senso da oltremanica (The Times) rimbalza l’indiscrezione secondo cui il cui alti funzionari del governo tedesco avrebbero contattato Bofa a Londra per dissuaderli dall’appoggiare UniCredit nel suo tentativo di acquisizione della banca tedesca. Proprio Bofa, insieme a Barclays, ha eseguito per conto di UniCredit l’operazione sui derivati che virtualmente ha portato Unicredit a detenere fino al 21% di Commerzbank (attualmente è al 9% e attende l’ok della Bce per salire sopra il muro del 10%).

L’operazione in derivati, ecco i dettagli

Ma come Orcel ha messo sotto scacco Berlino? Ne parla oggi il “Financial Times” spiegando come il banchiere sia riuscito a “sbalordire” la Germania la scorsa settimana aumentando la partecipazione di UniCredit in Commerzbank dal 9% al 21% in una manovra che rispecchia le tattiche rese note nelle battaglie ostili per l’acquisizione più di un decennio fa quando nel 2008 Porsche ha costruito le sue quote di nascosto in Volkswagen (all’epoca, non esisteva alcun obbligo legale di divulgare le posizioni costruite attraverso strumenti derivati che garantivano l’accesso alle azioni solo in un secondo momento). Da allora le norme UE sono cambiate rendendo impossibile la costruzione di partecipazioni segrete su larga scala.

Il quotidiano britannico ricostruisce come UniCredit è stata in grado di rivelare una partecipazione del 21% in Commerzbank rispettando le regole che, per ora, le impediscono di possedere più del 10%. Le regole dell’Eurozona che regolano la proprietà e il controllo delle banche significano che nessuno può acquistare più del 10% di una banca senza prima ottenere il via libera dalla Bce. Il processo può richiedere mesi, il che consente ai rivali di costruire le proprie posizioni, agli hedge fund di accaparrarsi azioni e rafforzare la difesa.

Tuttavia, l’accettazione da parte della Bce è necessaria solo per consentire a UniCredit di assumere il controllo dei diritti di voto connessi alle azioni di Commerzbank. Le regole non impediscono alla banca italiana di ottenere un’esposizione economica alle azioni in anticipo, né vietano la firma di contratti ora per ricevere le azioni dopo l’approvazione della banca centrale.

Questa discrepanza ha permesso a Orcel di rivelare un enorme balzo in avanti nella partecipazione di UniCredit in Commerzbank scavalcando il governo tedesco come primo azionista.

Barclays e Bank of America hanno stipulato i cosiddetti accordi di total return swap con UniCredit, impegnandosi di fatto a replicare la performance economica delle azioni di Commerzbank. Se le azioni dell’istituto di credito tedesco salgono, o la banca paga il suo dividendo, le controparti pagheranno la variazione di valore a UniCredit. Se il titolo scende, UniCredit deve coprire la differenza. Barclays e BofA si sono inoltre impegnate a consegnare fisicamente le azioni di Commerzbank a UniCredit in un secondo momento, nel caso in cui l’istituto di credito italiano le volesse ancora.

Le due banche d’investimento realizzeranno ciascuna 12 milioni di euro in commissioni e altri proventi sull’operazione, che ha un valore di 2,3 miliardi di euro.

Orcel: “All’UE servono banche più grandi e forti”

Andrea Orcel intanto continua a tessere la tela e ha caldeggiato un’Europa con banche “più grandi e più forti” per sostenere il settore e l’economia in generale. “Senza campioni paneuropei, il nostro blocco non raggiungerà mai le sue ambizioni, né supererà le sfide di crescita“, ha spiegato il banchiere romano. “Se le banche europee potessero operare oltre confine con facilità, incanalando i capitali dove sono più necessari – ha aggiunto – sono convinto che assisteremmo a un’impennata della crescita del settore privato e a una nuova ondata di investimenti e innovazione aziendale“. Orcel ha rimarcato che così come UniCredit ha trovato “un equilibrio tra le radici italiane e la trasformazione in un vero gruppo federale e paneuropeo, anche l’Europa stessa deve trovare un equilibrio tra identità nazionale e unità continentale”.