Più BTP con caos PNRR? Rumor Meloni su nuovo debito
Nodo PNRR, senza la terza rata del valore di 19 miliardi di euro, e con il rischio che slittino altre rate, il governo Meloni sarà costretto a emettere nuovo debito, ergo nuovi BTP? E’ la domanda martellante che sta assillando in queste ore gli italiani, e a quanto pare anche l’esecutivo da un po’ di più tempo, dopo la pubblicazione di un articolo di La Repubblica, firmato da Giuseppe Colombo.
“Per compensare il mancato incasso potrebbero aumentare le emissioni di Btp. La soluzione alternativa prevede di anticipare una parte di quelle già programmate”, si legge nell’articolo del quotidiano, che porta il titolo “Pnrr, il piano b del Tesoro. Senza i soldi delle rate Ue, si valuterà nuovo debito”
La Repubblica parla di una idea che è “ancora in fase di valutazione”.
Certo è, che per un’economia alle prese con il tarlo del debito pubblico, la possibilità che si proceda all’emissione di nuovo debito, sostanzialmente di nuovi BTP, in un anno, quello del 2023, che è caratterizzato già da un boom di emissioni, non è di certo di buon auspicio.
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Alla fine di dicembre del 2022, il Tesoro (Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze), pubblicava le Linee Guida della gestione del debito pubblico per il 2023.
Così il testo:
“Tenendo conto dei prestiti del pacchetto NGEU e dell’attività di gestione delle disponibilità di cassa, con le informazioni attualmente disponibili, si prevedono emissioni lorde complessive di titoli a medio lungo termine in un intervallo tra i 310 ed i 320 miliardi di euro“.
Un ammontare di nuove emissioni fino a 320 miliardi di euro è di per sé già alto, in una situazione in cui non c’è più la mano salvifica della Bce, che per tanti anni è stata la prima acquirente di BTP emessi dal governo italiano.
Tornando ai rumor di La Repubblica relativi all’idea del governo Meloni di emettere nuovo debito, sostanzialmente nuovi BTP, per ora non c’è alcuna modifica al calendario delle nuove emissioni.
Ma il solo fatto che l’ipotesi sia al vaglio fa scattare molti italiani.
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Italia: la grande tripla sfortuna e l’occasione d’oro del PNRR
“Voi avete questa tripla sfortuna – commentava alla fine del 2022 Julian Le Beron, responsabile investimenti della divisione core fixed income presso Allianz Global Investors a Reuters, riferendosi all’Italia mollata dalla Bce – una Bce hawkish, il Quantitative Tightening e anche questa emissione di titoli di stato significativa nel corso del primo trimestre” del 2023.
Oltre alla sfortuna, si sapeva però anche che l’Italia aveva una grande fortuna, o meglio, un’occasione d’oro:
quella dei miliardi di fondi UE concessi con il NextGenerationEU, lo strumento temporaneo da 750 miliardi di euro pensato per stimolare una “ripresa sostenibile, uniforme, inclusiva ed equa”: praticamente, il più grande pacchetto per sostenere l’economia finanziato dall’Ue attraverso sovvenzioni e previsti, sfornato in risposta alle grandi difficoltà economiche esplose con la pandemia Covid-19.
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Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è, vale la pena di ricordare, lo strumento che stabilisce “gli obiettivi, le riforme e gli investimenti l’Italia intende realizzare grazie all’utilizzo dei fondi del NextGENEU.
Diversi gli economisti e gli stessi politici che hanno più volte messo in evidenza l’occasione storica capitata all’Italia di fare finalmente quelle riforme strutturali, la cui mancata esecuzione ha zavorrato la crescita del paese.
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Questa occasione d’oro sta rischiando tuttavia di diventare una grande occasione persa, come da più parti economisti e agenzie di rating hanno già avvertito negli ultimi mesi, nel momento in cui hanno capito il ritardo dell’Italia nel dare attuazione al piano.
Ancora prima, l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, nel pieno della crisi di governo che ha decretato la fine del suo esecutivo nel luglio dello scorso anno, aveva lanciato un avvertimento sulla necessità di raggiungere 55 obiettivi del PNRR per una nuova rata da 19 miliardi. Rata, la terza, che non è stata per l’appunto ancora incassata.
Di quella fetta di torta, la più grande, che l’Italia si è assicurata con il piano europeo NextGenerationEU, pari a 191,5 miliardi, sono stati ricevuti finora 67 miliardi di euro circa.
In particolare, si legge nel sito della Camera dei deputati dedicato al PNRR, il 13 agosto 2021 la Commissione europea, a seguito della valutazione positiva del PNRR, ha erogato all’Italia, a titolo di prefinanziamento, 24,9 miliardi di euro (di cui 8,957 miliardi a fondo perduto e per 15,937 miliardi di prestiti), pari al 13% dell’importo totale stanziato a favore del Paese in sovvenzioni e prestiti nel quadro del dispositivo per la ripresa e la resilienza.
Il 13 aprile 2022 la Commissione europea ha versato poi all’Italia la prima rata semestrale da 21 miliardi (10 miliardi di sovvenzioni e 11 miliardi di prestiti), a seguito della valutazione positiva sugli obiettivi del PNRR che l’Italia doveva conseguire entro il 31 dicembre 2021.
La seconda rata per lo stesso ammontare e ripartita come nel caso della prima è stata erogata all’Italia nel dicembre del 2022.
Manca all’appello terza rata PNRR, c’è anche rebus quarta rata
Manca all’appello la terza rata, e rischia di slittare al 2024, secondo alcune indiscrezioni, la quarta rata da 16 miliardi.
Nella giornata di sabato 1° luglio, così si è espresso il ministro per gli affari europei Raffale Fitto:, cercando di dare rassicurazioni sul piano PNRR ma, anche, tenendo il punto del governo:
“Nei prossimi giorni sulle proposte di modifica del Pnrr e sulla programmazione 21-27 della coesione, il governo porterà all’attenzione del sistema Paese obiettivi chiari e un percorso che punterà alla soluzione di problemi annosi su cui è necessario invertire la tendenza. Questa operazione che è realismo e responsabilità bisogna avere il coraggio dirla”.
Intervenendo al Festival del Lavoro, Fitto ha detto di ritenere che “sarebbe irresponsabile dire che tutto va bene e non sottolineare invece le necessarie correzioni che vanno fatte” e che “l’azione che stiamo facendo con tutti i dicasteri va esattamente in questa direzione”.
Open polis ha pubblicato a tal proposito un articolo, secondo cui il governo Meloni non avrebbe chiesto ancora la quarta rata del PNRR.
In tutto questo, oggi l’Istat ha messo in evidenza il peggioramento del deficit-Pil annunciando che, nel primo trimestre del 2023, il rapporto è salito al 12,1%, confermando la spina dei conti pubblici conficcata nel fianco dell’Italia da troppi anni.
Va ricordato tra l’altro che nel mese di aprile, i dati diffusi da Eurostat hanno messo in evidenza come, nell’intero 2022, il rapporto deficit-Pil dell’Italia sia stato il più alto, pari all’8%, dell’Unione europea, a fronte di un deficit-Pil dell’intera area euro, sceso dal 5,3% del 2021 al 3,6% lo scorso anno.
Eurostat ha riferito anche che il rapporto debito-Pil dell’Italia, nel 2022, è stato pari al 144,4%, il secondo più alto nell’UE dopo quello della Grecia, pari al 171,3%.