BTP a ruba anche in dollari, ma discesa spread si è arrestata
I corposi rendimenti dei Btp a media-lunga scadenza non hanno lasciato indifferenti gli investitori che hanno comprato a piene mani la nuova emissione del Tesoro, che nella modalità in valuta Usa mancava da 9 anni. La domanda di oltre 18 miliardi di dollari è stata trainata dai rendimenti allettanti del Btp in un contesto dove i bond con rendimenti negativi ammontano a ben 12 mila miliardi di dollari a livello globale. Un successo che prelude a un bis nei prossimi mesi come fatto intravedere dallo stesso ministero dell’Economia nelle comunicazioni degli ultimi giorni. I proventi derivanti dall’emissione potranno essere impiegati dall’emittente per necessità generali dell’emittente, ivi incluse finalità di gestione del debito.
Alla voracità degli investitori verso le nuove emissioni, che dovrà essere confermata oggi dall’asta Bot e domani da quella Btp, non sta però facendo da contraltare una discesa dello spread Btp-Bund. Il differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi si è stabilizzato nell’ultimo mese. Dopo la decisa discesa dello spread susseguente alla svolta politica con il nuovo governo senza la Lega, nelle ultime settimane lo spread si è gradualmente allargato e ora viaggia di nuovo sopra i 150 pb con tasso del Btp a 10 anni in area 1%. Il rendimento del decennale aveva toccato a settembre un minimo sotto lo 0,8% grazie anche alla sponda delle nuove misure annunciate dalla Bce.
I bond sovrani del made in Italy rimangono i titoli di stato che hanno performato meglio quest’anno, con un rialzo che, secondo gli indici Bloomberg Barclays, è stato pari a +13%.
Nonostante questo rally, lo spread sovrano dell’Italia – cheera pari a 270 punti base all’inizio dell’anno e aveva toccato alla fine di maggio i 290 – rimane il doppio di quello della Spagna e quadruplo di quello della Francia, come sottolineato nei giorni scorsi da Bankitalia.
I dettagli del collocamento
Il Tesoro ha annunciato ieri sera di aver collocato titoli per ben 7 miliardi di dollari complessivi, superando ampiamente l’obiettivo iniziale di collocare tra i 2 e i 3 mld. L’ammontare allocato è ben distribuito tra le tre scadenze proposte: 2,5 miliardi sono andati al titolo a 5 anni, 2 miliardi per il decennale e gli altri 2,5 mld alla scadenza a 30 anni. Il titolo a 5 anni è stato collocato al prezzo di 99,719 corrispondente ad un rendimento lordo all’emissione del 2,435% in dollari. Il titolo a 10 anni è stato collocato al prezzo di 99,089 corrispondente ad un rendimento lordo all’emissione del 2,981% in dollari. Infine l titolo a 30 anni è stato collocato al prezzo di 99,619 corrispondente ad un rendimento lordo all’emissione del 4,022% in dollari.
Dei rendimenti che, applicando il meccanismo degli swap, risultano sostanzialmente in linea con i Btp in euro con medesime scadenze. Un risultato, rimarca oggi un articolo de Il Sole 24 Ore, a cui è pervenuto il Tesoro con il complesso sistema dei Csa (Credit Support Annex), gli accordi bilaterali di garanzia firmati con tutte le controparti per abbattere il costo dei derivati necessari a proteggersi dal rischio di cambio.
L’emissione di BTP in dollari prevede la stabilizzazione di prezzo secondo le regole FSA e ICMA. Il mercato di riferimento (disciplinato da MIFID II) è composto da controparti qualificate, professionali e al dettaglio (tutti canali di distribuzione). Il collocamento è stato effettuato mediante sindacato, costituito da tre lead manager, Barclays Bank PLC, HSBC Bank plc and J.P. Morgan Securities plc. Gli altri Specialisti in titoli di Stato italiani partecipano in qualità di co-lead manager.