Notizie Notizie Mondo BRI, il monito ai governi: alzino le tasse o taglino la spesa pubblica

BRI, il monito ai governi: alzino le tasse o taglino la spesa pubblica

26 Giugno 2023 09:10

BRI: l’appello della banca delle banche centrali ai governi. Alzino le tasse o taglino la spesa.

La BRI, Banca dei Regolamenti Internazionali, lancia l’appello ai governi di tutto il mondo: i governi alzino le tasse o taglino la spesa pubblica per aiutare le banche centrali a sconfiggere il tarlo dell’inflazione e ridurre il rischio di una crisi finanziaria.

Chiaro l’appello dell’istituzione (in inglese BIS, Bank for International Settlements), conosciuta anche come banca delle banche centrali.

Portavoce dei banchieri centrali, la BRI ha ricalcato quanto auspicato, nelle ultime settimane, da altre istituzioni internazionali, come l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) e l’Ocse che, oltre a dirsi favorevoli a ulteriori rialzi dei tassi, hanno ammonito più volte i governi di tutto il mondo, invitandoli a muoversi per fermare la corsa dei prezzi.

“Un consolidamento (fiscale) fornirebbe un sostegno cruciale alla lotta contro l’inflazione – ha scritto la BRI nel suo rapporto annuale, pubblicato nella giornata di ieri, domenica 25 giugno – Ridurebbe anche la necessità, per la politica monetaria, di mantenere i tassi di interesse più alti per un periodo di tempo più lungo, riducendo così il rischio di un’instabilità finanziaria”.

Tra l’altro, ha avvertito l’istituzione, il rischio che si presenti una crisi finanziaria è significativo, visto che i tassi di interesse sono alti e continuano a salire: i governi di tutto il mondo facciano dunque la loro parte, rendendo più restrittive le loro politiche fiscali, rafforzando i loro conti pubblici.

Monito BRI ai governi ricalca l’appello della Bce di Lagarde

Un articolo del Financial Times, che riassume l’appello della BRI (BIS) fa notare che finora le banche centrali – Bce, Fed, ma anche Bank of England, per citare quelle che si sono messe in evidenza nelle ultime settimane – continuano a mostrare fiducia nella loro capacità di avere la meglio sulla crescita dell’inflazione. Ma lo stesso articolo mette in evidenza come il timore espresso dalla Banca dei Regolamenti Internazionali contrasti con questa fiducia che le istituzioni continuano a mostrare.

Di fatto, più volte i mercati stessi hanno scontato la paura che le banche centrali stessero perdendo la loro battaglia contro la piaga dell’inflazione, soprattutto per quanto riguarda la lotta serrata contro l’impennata dei prezzi in Eurozona lanciata dalla Bce guidata da Christine Lagarde.

Non per niente proprio Lagarde, più di una volta, si è rivolta ai governi dell’area euro invitandoli a ritirare gli stimoli fiscali varati per aiutare la popolazione contro il fenomeno del caro energia e del caro bollette esploso in particolare nel 2022, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e della conseguente fiammata dei prezzi del petrolio e del gas.

Dicembre 2022: Bce, Lagarde su inflazione: crescita salari più forte, sussidi governi contro #caroenergia faranno risalire i prezzi

Febbraio 2023: “Bce, Lagarde: gli aiuti fiscali contro il caro energia potrebbero esasperare l’inflazione e richiedere una risposta più forte”.

Marzo 2023: Bce, Lagarde: Gli aiuti dei governi siano mirati ai pensionati a basso reddito’.

Così, a più riprese, diceva chiaro e tondo Christine Lagarde, spronando i governi dell’Eurozona a darsi una regolata negli stimoli fiscali lanciati per blindare i portafogli dei cittadini contro gli effetti negativi dell’inflazione.

Il mantra delle “tre T”. Contro l’inflazione l’ultimo miglio è il più faticoso

Non per niente, tra i mantra che Christine Lagarde ha ripetuto più volte, viene ricordato quello delle “tre T”.

Il riferimento è alla regola delle tre T (targeted, temporary, tailored), ovvero le iniziali degli aggettivi che dovrebbero caratterizzare gli stimoli dei governi: misure che siano mirate, temporanee, fatte su misura. In poche parole, contenute. Una posizione condivisa anche dalla BRI, reputata necessaria, evidentemente, per affossare le pressioni inflazionistiche.

Agustín Carstens, numero uno della Banca dei Regolamenti Internazionali, ha affermato che l’inflazione sta scendendo nella maggior parte dei paesi, avvertendo contestualmente che, “di solito, l’ultimo miglio è il più faticoso”.

“Diverse le spalle su cui sta ricadendo il peso – ha detto Casterns – Ma i rischi di non agire in modo tempestivo saranno maggiori, nel lungo termine”.

Di conseguenza, “le banche centrali sono impegnate a mantenere la rotta, al fine di ripristinare la stabilità dei prezzi e a proteggere il potere di acquisto dei cittadini”.

Poi, “una volta che la stabilità dei prezzi sarà stata ripristinata, la politica monetaria potrà diventare più tollerante nei confronti di un’inflazione, anche se persistente, che non viaggi attorno ai target prestabiliti (pari nel caso delle banche centrali più importanti al mondo, al 2%)”.

Lo scorso mercoledì 14 giugno, la Federal Reserve guidata da Jerome Powell ha lasciato i tassi sui fed funds Usa al range compreso tra il 5% e il 5,25%, dopo dieci strette monetarie consecutive, al record dal luglio del 2006.

E’ stato tuttavia lo stesso presidente Powell a precisare che quella annunciata è stata solo una pausa, non uno stop.

“Quasi tutti gli esponenti del Fomc ritengono appropriati ulteriori rialzi dei tassi nel corso di quest’anno”, ha detto Powell, ripetendo poi lo stesso concetto la scorsa settimana, in occasione della sua audizione al Congresso Usa.

Il giorno dopo il Fed Day è toccato alla Bce di Christine Lagarde emettere il verdetto tassi.

Lagarde ha sfornato invece l’ennesima stretta monetaria, parlando di persistenza dell’inflazione, e portando così i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi rispettivamente al 4,00%, al 4,25% e al 3,50%.

In particolare i tassi sui depositi, sono stati alzati al 3,50%, record dal 2001, degli ultimi 22 anni, mentre i tassi di rifinanziamento sono stati alzati al valore più alto dalla metà del 2008, dunque dall’era in cui presidente della Bce era Jean-Claude Trichet.

La stretta monetaria, l’ottava consecutiva da quando la Bce  è intervenuta (troppo tardi) contro l’impennata dell’inflazione dell’area euro, non è stata inoltre l’ultima, visto che la numero uno dell’Eurotower ha detto chiaramente che un altro rialzo dei tassi, nella prossima riunione di luglio, è “molto probabile”, aggiungendo che “non stiamo pensando di fare una pausa”.

Interpellato dall’Ft, James Knightley, capo economista di ING, ha così commentato il rapporto della BRI:

“Non è davvero possibile avere una stabilità macroeconomico senza che ci sia anche una stabilità finanziaria, e se ci si concentra troppo su una si rischia di far soffrire l’altra,  scatenando una situazione in cui i rischi diventano realtà”.