Brexit, sondaggio: non ‘solo’ Soros & Co. Maggioranza britannici vuole secondo referendum
Secondo referendum sulla Brexit: a volerlo sarebbe la maggioranza dei britannici, stando almeno ai risultati di un sondaggio che è stato commissionato da People’s Vote e stilato da YouGov. Dal sondaggio, è emerso che il 41% degli elettori del campione esaminato (25.000 elettori) ritiene che la decisione finale sulla Brexit debba avvenire con un secondo referendum, rispetto al 36% secondo cui l’ultima parola spetterebbe, invece, al Parlamento.
Non conteggiando gli indecisi, il risultato è che il 53% è a favore di un altro referendum e il 47% contrario.
Se poi un secondo referendum venisse indetto, il 46% voterebbe per rimanere nell’Unione europea, il 39% rimarrebbe favorevole a lasciare il blocco, il resto sarebbe incerto sul da farsi.
Escludendo gli indecisi e gli interpellati che si sono rifiutati di rispondere alla domanda, i favorevoli all’Ue sarebbero il 54%, a fronte del 46% dei contrari.
Ora, se tutto andrà secondo i piani della premier britannica Theresa May e di tutti coloro che vogliono scrivere la parola fine, una volta per tutte, alle trattative estenuanti che Bruxelles e Londra hanno prima avviato e poi continuato non senza grandi intoppi, il 29 marzo di quest’anno, la Brexit diventerà ufficiale. Ergo: il Regno Unito lascerà l’Unione europea.
Manca l’ultimo tassello, che è anche il più cruciale e per alcuni lo scoglio più alto da sormontare. La proposta sulla Brexit di Theresa May dovrà essere approvata dal Parlamento britannico.
A tal proposito, nelle ultime ore è stato confermato che deputati britannici daranno il loro voto all’accordo che la premier ha raggiunto con Bruxelles in merito alla Brexit, il prossimo 15 gennaio, come stabilito a dicembre, quando il voto è stato rinviato.
Quel voto che si sarebbe dovuto tenere lo scorso 11 dicembre è stato infatti posticipato per decisione della stessa Theresa May, dopo che la Corte europea ha confermato quanto deciso qualche giorno prima in merito alla istanza presentata da un gruppo di parlamentari scozzesi. A essere confermata, praticamente, è stata la sentenza secondo cui, se lo volesse, il Regno Unito potrebbe revocare unilateralmente l’Articolo 50, ovvero l’articolo del Trattato di Lisbona che, con la sua attivazione – in base alla legislazione vigente – dà il via al processo di uscita di un paese dell’Unione europea dal blocco.
Mentre la premier May continua ad andare dritta per la sua strada, e i sostenitori del Leave scalpitano per vedere realizzato il sogno che hanno promosso il 23 giugno del 2016, quando il Leave vinse sui sostenitori del Remain, arrivano però nuove prove di come la prospettiva di un secondo referendum appaia sempre più allettante al popolo britannico.
Non solo questo di YouGov, ma anche altri sondaggi hanno messo in evidenza come il fronte del Remain si stia rafforzando.
Da segnalare che People’s Vote, la società che ha commissionato il sondaggio a YouGov, è una associazione che preme sempre di più perchè nel Regno Unito venga tenuto un secondo referendum.
People’s Vote è un gruppo attivista che è stato lanciato il 15 aprile del 2018 a Londra, fondato da alcuni parlamentari del fronte Remain. Si tratta di uno dei tanti gruppi anti-Brexit che hanno proliferato nel Regno Unito a seguito di quella data storica del 23 giugno del 2016 che, comunque andrà a finire, rimarrà incisa nella storia britannica.
Un pezzo di storia che però in molti vogliono smontare: in primis il magnate, noto anche come l’uomo che distrusse la Bank of England, George Soros, che sta cercando in tutti i modi di ‘ribaltare’ l’esito del voto di più di due anni fa, ormai, con tutta l’influenza e i soldi che è disposto a mettere nel piatto.
Lo scorso 8 giugno del 2018, la stampa mondiale ha riportato la notizia relativa all’appello di “Best for Britain”, gruppo anti-Brexit finanziato da Soros, a indire un nuovo referendum all’inizio di quest’anno per capire cosa desiderino veramente i britannici. Obiettivo dell’associazione, così come è stato riportato lo scorso anno, spendere le 500.000 sterline donate da Soros, in iniziative pubblicitarie e sui social media, volte a convincere i brexiters a cambiare idea.
Bisognerà vedere a questo punto se la Brexit, davvero, diventerà realtà, dopo tutte le chiacchiere degli ultimi anni.
Nella giornata di ieri, la premier May ha ribadito la propria opposizione all’ipotesi che venga indetto un secondo referendum, bollando l’opzione come non rispettosa della volontà che i britannici hanno espresso nel referendum sulla Brexit di due anni fa.
E i pro-Brexit non hanno mai fatto nulla per nascondere la rabbia nei confronti di Soros e dei suoi tentativi di deragliare il percorso verso l’uscita del Regno Unito dal blocco che orbita attorno a Bruxelles. Forte è stata per esempio la reazione di John Longworth, co-presidente dell’associazione pro-Brexit “Leave Means Leave” ovvero “Lasciare significa lasciare”, ai finanziamenti che Soros ha erogato a favore degli anti-Brexit e al lancio della campagna “Best for Britain”.
“Questa campagna, guidata dal miliardario George Soros, è un insulto agli elettori britannici. Assistere alla nascita di una campagna finanziata da un miliardario straniero dimostra la natura anti-democratica dell’Ue e le sue tattiche di bullismo“.
Tornando a Soros, vale la pena citare anche l’attacco sferrato da Tom Luongo, esperto di geopolitica e di mercati, autore della newsletter Gold Goats ‘n Guns, citato da Zero hedge:
“Tutto ciò che leggiamo oggigiorno è il prodotto dei soldi di Soros e della sua ossessione singolare di ricreare il mondo a sua immagine e somiglianza. Soros stesso è il prodotto di questi tempi. Un multi-miliardario, che potrebbe esistere solo in un’era di corruzione senza precedenti delle fondamenta della società”.