Notizie Notizie Mondo Bond, tassi ed elezioni Usa: JPMorgan annuncia stop scommessa short su questi Treasury (per ora)

Bond, tassi ed elezioni Usa: JPMorgan annuncia stop scommessa short su questi Treasury (per ora)

2 Luglio 2024 15:27

JPMorgan fa dietrofront e dopo aver raccomandato agli investitori di vendere i Treasury a cinque anni, consiglia di optare per prendere profitto sulle loro posizioni short.

La giravolta degli strategist, riportata da Bloomberg, segue il balzo dei tassi dei titoli di stato Usa che, dal 4,20% circa di tre settimane fa, sono schizzati di più di 20 punti base, per poi tornare a scendere in queste ultime ore.

JPMorgan: scommesse short su Treasury? La giravolta

Il rialzo dei rendimenti, che ha interessato l’intera curva dei Treasury, è stato causato in queste ultime sedute dall’intensificarsi dei sell off successivo al dibattito presidenziale televisivo che si è svolto la scorsa settimana tra il Presidente Joe Biden e l’ex presidente e candidato repubblicano all’Election Day Donald Trump.

Ma ora quelle scommesse short sui Treasury a cinque anni possono rientrare, almeno secondo gli esperti del colosso finanziario americano, e almeno in vista della settimana di trading dei titoli di stato Usa più breve del solito, in vista della festività del 4 luglio.

Con i rendimenti che stanno ritracciando”, hanno scritto gli strategist di JPMorgan in una nota riportata da Bloomberg, “le valutazioni appaiono più convenienti”.

Dunque, stando a quanto si legge nell’articolo JPMorgan Says Time to Take Profit on Bearish Treasuries Bets,  il consiglio agli investitori è di prendere profitto sulle scommesse short lanciate sui Treasury a cinque anni.

Da segnalare che, nella giornata di ieri in particolare, i tassi dei Treasury a 10 anni sono saliti al record in un mese, balzando a quasi il 4,50% sulla scia delle incertezze legate all’esito delle elezioni presidenziali Usa ma anche per l’incognita rappresentata da cosa emergerà in Francia, dove le elezioni legislative del primo turno – che si sono tenute l’altro ieri, domenica 30 giugno – hanno consegnato la vittoria al Rassemblement National di Marine Le Pen-Jordan Bardella.

Bisognerà vedere a questo punto se Le Pen riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, dopo il secondo turno del voto, che si terrà domenica prossima, 7 luglio.

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Sta di fatto che, in queste ultime sessioni, la paura di una vittoria della destra alle elezioni non ha interessato solo il mercato dei titoli di stato francesi, ovvero degli OAT, ma anche i Treasury.

I numeri parlano chiaro:

il timore di un’America prossima a tornare nelle mani di Trump ha fatto salire i tassi dei Treasury Usa a 10 anni fino al 4,5% circa nella sessione di ieri rispetto al 4,287% di giovedì, prima di quel dibattito tra Biden e Trump, che ha messo in evidenza una performance considerata a dir poco disastrosa del primo, tanto che negli States si continua a parlare della possibilità che il presidente americano si ritiri dalla corsa.

Boom nelle ultime sessioni anche dei tassi dei  Treasury a 5 anni che, scontando la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali, sono balzati di 13 punti base nelle ultime due sessioni.

I rendimenti dei bond Usa, come emerge inoltre dal grafico di Bloomberg, sono saliti inoltre di più di 20 punti base dal 14 giugno scorso.

Dopo aver consigliato di scommettere short sui titoli di stato Usa a cinque anni, JPMorgan ha detto tuttavia ora di smobilizzare le posizioni ribassiste.

Il motivo è l’imminente pubblicazione del report sull’occupazione Usa, che arriverà venerdì 5 luglio dopo la festa dell’Independence Day del 4 luglio, che vedrà Wall Street chiusa.

Effetto elezioni Usa: outlook azionario e obbligazionario

Occhio intanto ai vari commenti relativi alla reazione sia dell’azionario che dell’obbligazionario a quello che potrebbe essere l’esito delle elezioni presidenziali Usa del prossimo 7 novembre.

Nella nota “Elezioni USA: possibile rally a novembre, ma il 2025 potrebbe portare incertezza” Norman Villamin, Group Chief Strategist, e Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP) hanno ricordato che, “negli anni delle elezioni presidenziali statunitensi, i rendimenti degli investimenti sono stati favorevoli sia per l’azionario sia per il credito, al di fuori degli anni di recessione” e che questo trend “è coerente con il nostro ottimismo su entrambe le asset class dato l’attuale contesto di espansione economica”.

Villamin e Kinsella hanno fatto notare che “negli anni in cui si è votato dal secondo dopoguerra, solo in tre occasioni lo S&P 500 ha realizzato rendimenti negativi (1960, 2000 e 2008)” e che “per quel che riguarda gli investitori obbligazionari, durante gli anni delle elezioni presidenziali americane la natura del regime di inflazione sembra essere fondamentale per comprendere la traiettoria dei rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni”.

Di fatto, “a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, nei periodi di non recessione gli spread creditizi si sono contratti in tutti gli anni di elezioni presidenziali tranne che nel 1948 e nel 1956, e anche in quel caso a fine anno gli spread si sono ampliati di soli 11-12 punti base rispetto all’inizio dell’anno”.

Di conseguenza, “poiché non vi sono ancora evidenti segnali di recessione, gli spread creditizi si stanno restringendo e lo S&P 500 è già salito di quasi il 15% da inizio d’anno, la storia suggerisce che gli investitori azionari e quelli creditizi dovrebbero continuare a beneficiare dei venti di coda legati alle elezioni, che sosterranno i rendimenti in vista delle elezioni di novembre”.

“Tuttavia, con la Fed ancora alle prese con un’inflazione persistente come durante la Grande Inflazione, gli investitori obbligazionari dovrebbero cercare di moderare la loro esposizione alla volatilità dei tassi d’interesse e concentrarsi invece su strategie di carry o ad alto reddito per guidare i rendimenti totali dei portafogli obbligazionari”, hanno avvertito Villamin e Kinsella. Insomma, Trump avrà anche un effetto sul trend dei titoli di stato made in Usa, ma l’obbligazionario continuerà a essere condizionato anche (soprattutto?) dalle prossime mosse di politica monetaria della Fed capitanata da Jerome Powell. Che per ora, come emerge da Sintra, tiene ancora il piede sul freno, posticipando il primo taglio dei tassi Usa dopo i continui rialzi dei tassi annunciati nel 2022 e nel 2023.