Bollettino Bce: il punto su inflazione e Pil. Focus su mutui, euro e trend titoli di stato

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Nel bollettino economico pubblicato oggi, la Banca centrale europea (Bce) ha fatto il punto della situazione dell’area euro, soffermandosi sulle nuove stime macroeconomiche su inflazione e Pil (formulate a giugno dagli esperti dell’Eurosistema per l’area dell’euro).
La buona notizia è la revisione al ribasso delle previsioni sull’inflazione che continua a puntare verso l’obiettivo della Bce del 2% ma anche sulla crescita invariata del Pil almeno per il 2025. Pur in uno scenario in cui pesa l’incertezza relativa alle politiche commerciali che graverebbe sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, “l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo”.
All’interno del report sono stati trattati diversi temi come i tassi sui prestiti a imprese e famiglie ed è stato fatto il punto anche sul trend dei tassi dei titoli di Stato Ue (in particolar modo sui movimenti del bund) e sui Treasury.
Ecco alcuni degli spunti principali della pubblicazione che presenta le informazioni economiche e monetarie alla base delle decisioni del Consiglio direttivo. Viene diffusa otto volte l’anno, due settimane dopo ogni riunione di politica monetaria.
Inflazione prossima all’obiettivo del 2%
Proprio nei giorni scorsi è arrivata la lettura finale dell’inflazione di maggio nell’area euro che è scesa all’1,9% dal 2,2% di aprile. Nel capitolo “prezzi e costi” del bollettino della Bce, viene ribadito come “l’inflazione complessiva nell’area dell’euro è attualmente prossima all’obiettivo, fissato dal Consiglio direttivo, del 2 per cento a medio termine” e vengono citate le stime diffuse in occasione della riunione del 5 giugno.
“Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate a giugno 2025 dagli esperti dell’Eurosistema prevedono che l’inflazione complessiva si collochi in media al 2 per cento nel 2025, all’1,6 nel 2026 e al 2,0 nel 2027. Le revisioni al ribasso dell’inflazione complessiva per il 2025 e il 2026, rispetto alle precedenti proiezioni, riflettono principalmente le ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e di un rafforzamento dell’euro, nonché una minore inflazione di fondo nel 2026”.
E ancora l’Eurotower indica: “Considerando l’elevata incertezza, le proiezioni di giugno degli esperti hanno analizzato scenari alternativi per alcuni dei meccanismi attraverso i quali le diverse politiche commerciali potrebbero avere un impatto sull’inflazione. Una risoluzione delle tensioni commerciali con esito favorevole comporterebbe un lieve aumento dell’inflazione rispetto alle proiezioni dello scenario di base sopra richiamato, mentre un inasprimento della crisi indurrebbe un’inflazione inferiore ai livelli previsti in tale scenario”.
Tassi dei titoli di Stato: il trend
Come di consueto, la Bce ha dedicato nel suo bollettino economico un focus alla dinamica dei tassi dei titoli di stato dell’Eurozona e dei differenziali, ovvero gli spread. Ricordiamo che lo spread-Btp Bund è stato al centro dell’attenzione nelle ultime settimana dopo essersi portato a ridosso dell’area 90 punti base.
“I rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine sono diminuiti, nel contesto di tensioni commerciali, accompagnati da una compressione dei differenziali. Alla fine del periodo in esame il rendimento ponderato per il PIL dei titoli di Stato decennali dell’area dell’euro ha chiuso al 3 per cento, in calo di 36 punti base rispetto al livello registrato all’inizio del periodo, a fronte di differenziali relativi al tasso OIS ridotti di circa 19 punti base”.
La Bce ha poi sottolineato che “immediatamente dopo l’annuncio iniziale dei dazi statunitensi del 2 aprile 2025 e il conseguente aumento dell’incertezza, i prezzi dei titoli di Stato dell’area dell’euro hanno registrato aumenti, fra cui notevoli incrementi di prezzo per i titoli tedeschi. Allo stesso tempo i titoli del Tesoro statunitense (unitamente al dollaro statunitense) hanno subito pressioni di mercato alla luce di dubbi emergenti riguardo al loro status di “investimento rifugio” e all’impatto dei dazi sull’inflazione statunitense. Alcuni di questi effetti si sono invertiti in seguito all’annuncio di una sospensione di 90 giorni dei dazi e all’allentamento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, spingendo al rialzo i rendimenti dei titoli tedeschi e riducendo i differenziali dei paesi dell’area dell’euro a più alto rendimento”.
Il punto sull’euro
Un altro sorvegliato speciale per l’area euro è senza dubbio l’euro, di cui ha parlato di recente anche la presidente della Bce, Christine Lagarde. “La ridefinizione dell’ordine mondiale offre opportunità affinché l’euro conquisti un ruolo di primo piano sulla scena globale”, ha rimarcato solo qualche giorno fa Lagarde in un editoriale pubblicato su “The Financial Times” e poi sul blog della Bce.
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E proprio il recente rafforzamento della valuta unica è stato messo in evidenza nel bollettino dell’istituto centrale di Francoforte. “Sui mercati dei cambi l’euro si è apprezzato notevolmente sia nei confronti del dollaro statunitense, sia su base ponderata per l’interscambio. Nel periodo in esame il tasso di cambio effettivo nominale dell’euro, misurato sulle divise dei 41 più importanti partner commerciali dell’area, si è rafforzato del 2,5 per cento. Tale apprezzamento è stato generalizzato”. In particolare, si legge nel documento, “il forte apprezzamento del 5,4 per cento nei confronti del dollaro statunitense è stato determinato in larga misura da un mutamento delle aspettative di mercato sulle prospettive di crescita e di inflazione per gli Stati Uniti e sul potenziale impatto delle politiche dell’amministrazione americana sulla domanda di attività finanziarie statunitensi dopo gli annunci sui dazi di inizio aprile”.
“Ciò potrebbe essere attribuito anche al clima di fiducia più positivo da parte degli investitori nei confronti dell’euro a seguito dell’annuncio di misure di bilancio relative alla spesa pubblica da parte della Germania e del rafforzamento delle capacità di difesa dell’UE deciso nel corso della riunione straordinaria del Consiglio europeo svoltasi agli inizi di marzo”, ha aggiunto la Bce.
Tassi prestiti a imprese e mutui a famiglie stabili
Per quanto riguarda i tassi di interesse di mercato, il Bollettino ha precisato che “i tassi sul credito bancario alle imprese hanno continuato a diminuire, mentre quelli sui mutui ipotecari alle famiglie sono rimasti sostanzialmente stabili, riflettendo differenze nei periodi di determinazione dei tassi sui prestiti“.
I costi di finanziamento mediante capitale di rischio per le imprese, nel periodo compreso tra il 6 marzo e il 4 giugno 2025, è lievemente aumentato, mentre il costo del finanziamento mediante emissione di debito sul mercato è diminuito in misura marginale.
Soffermandosi su alcuni numeri, il bollettino indica che “il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti alle famiglie ha continuato ad aumentare gradualmente, collocandosi all’1,9 per cento ad aprile, dall’1,7 di marzo. Tuttavia, tale tasso di crescita dei prestiti alle famiglie ha perso slancio, mantenendosi significativamente al di sotto della sua media storica del 4,1 per cento”.
In particolare, i prestiti per l’acquisto di abitazioni si sono confermati la principale determinante di questa tendenza al rialzo, e anche il credito al consumo ha registrato un modesto incremento e un tasso di crescita sui dodici mesi pari al 4,3 per cento ad aprile, nonostante segnali di indebolimento della dinamica di breve periodo.