BNP e le altre: nostri bilanci solidi, basta stop dividendi. Ma con pandemia e nodo NPL guerra di nervi con Bce

Nel guardare ai bilanci delle banche europee, si fa fatica a immaginare un’Europa ripiombata di nuovo nell’incubo della pandemia COVID-19: dopo una ripresa nel terzo trimestre, l’economia, messa in quarantena da nuovi lockdown, è destinata a un novembre molto negativo, per citare le parole della numero uno della Bce Christine Lagarde.
I nuovi casi di contagi COVID-19 viaggiano a livelli record rendendo indispensabili nuove misure restrittive, nel disperato intento di frenare la corsa del virus.
Francia e Regno Unito scelgono la strada del lockdown su tutto il territorio nazionale, mentre l’Italia di Giuseppe Conte opta per un Dpcm che faccia distinzione tra le varie regioni, che presentano livelli di allarme diversi.
Le elezioni presidenziali Usa – oggi l’Election Day con tanto di pre-scoop – rappresentano una grande incognita per il mondo intero.
Insomma, non si può certo dire che le cose vadano bene, tutt’altro. Eppure, come riporta un articolo di Bloomberg, dai bilanci delle banche più grandi dell’Europa emerge che, nel terzo trimestre, gli istituti hanno effettuato accantonamenti per il valore più basso dall’esplosione del coronavirus: $8,6 i miliardi accantonati per i crediti dubbi, un quinto rispetto ai $39,8 miliardi accantonati nel primo semestre del 2020.
Oggi è la seconda sessione consecutiva che vede i titoli bancari puntare verso l’alto: il merito nella seduta odierna è della francese BNP Paribas, che ha pubblicato risultati di bilancio migliori delle attese.
La trimestrale ha messo in evidenza come la banca abbia beneficiato soprattutto del rialzo dei guadagni percepiti con le attività di trading di titoli di stato e di valute.
BNP dice basta a stop dividendi, Deutsche Bank sogna bonus più ricchi
Di BNP Paribas si sta parlando da settimane anche in merito all’attività di lobby che il colosso sta facendo, insieme a Banco Santander e ad altri istituti, per convincere la Supervisione bancaria della Bce a dare il permesso per la distribuzione di dividendi, interrotta con l’esplosione della pandemia.
La speranza è che le banche possano tornare a distribuire le cedole ai loro azionisti all’inizio del 2021 (e, a tal proposito, gli azionisti di Intesa SanPaolo stanno pregustando già da un po’la doppia razione di cedole. Ci sono poi banche come Deutsche Bank che stanno spingendo per l’assegnazione di bonus più generosi a favore di quei trader di bond che hanno fatto la loro fortuna (visti gli ottimi risultati delle divisioni di trading).
Bloomberg segnala però come proprio l’ansia delle banche di ricevere il prima possibile dalla Bce il via libera alla distribuzione dei dividendi rischi di provocare tensioni tra il sistema bancario e le autorità di regolamentazione, in un momento in cui i soldi dei contribuenti europei vengono utilizzati dai vari governi, per lenire i danni all’occupazione e all’economia che i nuovi lockdown infliggeranno.
“Ci troviamo in una situazione molto negativa, caratterizzata da molta incertezza. Questo non è il momento di togliere il bando ai dividendi“, ha commentato a Bloomberg Antonella Sciarrone Alibrandi, professoressa della facoltà di scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “C’è una sorta di contraddizione – ha continuato la docente – tra il modo in cui le banche stanno chiedendo flessibilità alle autorità di regolamentazione riguardo agli accantonamenti da effettuare per i bad loans e la richiesta, simultanea,di poter tornare a distribuire i dividendi e i ricchi bonus”.
Tra l’altro, con queste richieste le banche starebbero facendo l’opposto di ciò che ha chiesto la Supervisione bancaria della Bce guidata da Andrea Enria. Sono passati davvero pochi giorni da quando, in un editoriale pubblicato sul Financial Times, Enria ha lanciato l’allarme sul rischio di una una bomba di NPL da 1,4 milioni di euro, avvertendo il settore di prepararsi al peggio. Enria ha anche detto, commentando il rialzo dei contagi da Covid, che “la situazione si sta deteriorando, il che significa che l’incertezza è piuttosto alta”.
Di conseguenza, l’autorità di supervisione sulle banche ha deciso di “riesaminare la raccomandazione (sui dividendi) solo dopo le previsioni macroeconomiche della Bce, che sono attese il 10 dicembre”, ricordando che “il rischio sul credito è, al momento, la priorità numero uno”.
Enria ha praticamente consigliato alle banche di mettersi subito all’opera per individuare i crediti a rischio, e lo stesso ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha avvertito sul sul balzo degli NPL, ovvero dei crediti deteriorati. A lanciare un monito è stato anche il governatore della Banca di Spagna: “Non è una questione di se, ma di quando la qualità degli asset si deteriorerà in questa crisi. La recrudescenza dei casi di COVID-19, unita all’allentamento delle misure di sostegno, potrebbe ingrandire ulteriormente la cristallizzazione delle perdite delle banche”.
C’è da dire che, almeno stando a quanto ha riferito a Bloomberg TV il ceo di BNP Paribas, Lars Machenil, in questo nuovo round di lockdown l’economia potrebbe soffrire un danno minore rispetto al crollo successivo al primo lockdown, visto che molte aziende attive nel ramo edilizio e manifatturiero rimarranno aperte, mentre quelle del settore dei servizi potrebbero aver preso ormai dimestichezza con lo smart working.
Banche: abbiamo fatto il nostro dovere. Rischioso prorogare stop cedole?
In generale, le banche europee riferiscono di aver fatto il loro dovere, erogando credito all’economia reale: privarle per troppo tempo della possibilità di tornare a erogare i dividendi potrebbe avere un effetto boomerang, penalizzando la fiducia degli investitori (che infatti non ci hanno pensato un attimo, quest’anno, a vendere i titoli delle banche)
“Da quando la pandemia è iniziata, abbiamo aumentato i prestiti, abbiamo fornito liquidità ovunque – ha detto l’AD di Santander
Jose Antonio Alvarez agli analisti, nel corso di una conference call – Abbiamo continuato a generare risultati e sulla base di questi, chiediamo alla Bce di permetterci di pagare i dividendi”.
BNP, Barclays, Standard Chartered e HSBC hanno citato anche la solidità dei loro bilanci come fattore che avalla lo stop alla decisione di congelare i dividendi. Le svizzere UBS Group e Credit Suisse hanno manifestato inoltre aumentare i ritorni dei loro azionisti nel 2021, promettendo operazioni di buyback combinate per un valore superiore ai $3 miliardi.
Per quanto riguarda le banche dell’Eurozona e UK, rispettivamente la Bce e la Bank of England dovrebbero prendere una decisione alla fine dell’anno.
Le autorità svizzere sono state invece molto più clementi nei confronti delle banche del paese, permettendo loro di dividere le cedole in due nel 2020.
La Federal Reserve degli Stati Uniti ha deciso invece di limitare, invece che di vietare, la distribuzione dei dividendi. In realtà, sempre in un’intervista rilasciata a Bloomberg TV, Joerg de Vries-Hippen, responsabile della divisione degli investimenti di Allianz Global Investors, ha sottolineato che “le banche appaiono in condizioni estremamente buone in questo momento, perchè sono i governi ad accollarsi la fetta più grande della crisi”. Di conseguenza, “sarei molto cauto, come politico o al posto della Bce, nel permettere loro già ora a distribuire i dividendi”.
Eppure, non manca chi, fin dall’inizio, ha parlato del rischio di un autogol recessivo da parte della Bce.
Un pressing sulla Bce a causa della dieta sui dividendi imposta agli azionisti delle banche dell’Eurozona è arrivata anche dal numero uno di UniCredit Jean Pierre Mustier edall’ex esponente della Bce Lorenzo Bini Smaghi, (ora presidente della francese Société Générale), sulla scia del collasso delle quotazioni dei titoli del settore.