Elezioni Usa in tempi di coronavirus: ci siamo. Con tanto di scoop: Trump pronto a dichiarare vittoria prima del tempo
Il grande giorno per gli Stati Uniti (e per il mondo intero) è arrivato: oggi, martedì 3 novembre, è l’Election Day, il giorno delle elezioni presidenziali Usa. E uno scoop innervosisce l’America: “Stando a tre fonti che hanno accesso ai commenti che Trump rilascia privatamente, il presidente ha detto ai suoi stretti collaboratori che, nella notte di martedì, dichiarerà vittoria se sembrerà che sia davanti (allo sfidante Joe Biden). La vittoria sarà dichiarata anche se l’esito del collegio elettorale (dei grandi elettori) non sarà ancora noto, a causa di un ampio numero di voti che potrebbero dover essere ancora conteggiati, come nel caso della Pennsylvania”.
I rumor, riportati da Axios, rinfocolano il worst case scenario per i mercati e il mondo intero: quello in cui Trump, perfino in caso di sconfitta, si arroccherrebbe alla Casa Bianca, rifiutando il trasferimento pacifico dei poteri. Cosa che tra l’altro, aveva già detto.
Non solo: alla fine di luglio il presidente americano Donald Trump aveva parlato dell’opzione di rinviare le elezioni presidenziali Usa, sottolineando che con il sistema di votazione per posta le elezioni sarebbero state le più inaccurate e fraudolente della storia degli Stati Uniti.
In realtà, ricorda l’articolo di Axios dal titolo “Scoop: Trump’s plan to declare premature victory”, parlando con i giornalisti nella giornata di domenica, Trump ha negato l’intenzione di dichiarare vittoria in modo prematuro. Il presidente ha manifestato tuttavia anche un certo scontento riguardo alla possibilità che i voti possano essere raccolti dopo le elezioni:
“Una cosa terribile – ha sottolineato, ripetendo – Credo che sia terribile non poter conoscere l’esito la notte delle elezioni”. Queste, le sue dichiarazioni ufficiali, a fronte dei rumor secondo cui da dietro le quinte il presidente starebbe mettendo a punto un piano per salire sul podio la notte delle elezioni, dichiarando di aver vinto.
Non solo: il suo team elettorale si starebbe preparando ad affermare che i voti per posta che saranno conteggiati dopo la giornata di oggi saranno la prova di una frode elettorale.
Così Ed Pilkington del Guardian:
“Le agenzie di stampa degli Stati Uniti si stanno preparando a una notte elettorale potenzialmente volatile, dopo la diffusione di alcuni report che hanno suggerito che Trump starebbe pianificando di dichiarare vittoria nella notte di martedì, anche prima dell’arrivo dei risultati dei sei wing states”.
I sondaggi danno Biden per favorito. Il nodo dei grandi elettori
Dall’ultimo sondaggio stilato congiuntamente dalla Cnbc e da Change Research, è emerso che l’ex vicepresidente dell’amministrazione di Barack Obama, il democratico Joe Biden, ha un lieve vantaggio sul presidente Donald Trump nei sei stati in bilico, ovvero in Arizona, Florida, Michigan, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin: tutti stati in cui Trump vince nelle elezioni Usa del 2016.
Considerando questi swing states nel loro insieme, Biden conta su un supporto pari al 50%, rispetto al 46% di Trump.
Esaminando gli stati uno per uno, il sondaggio mette in evidenza che, in Arizona, Biden è in vantaggio con il 50% rispetto al 47% dello sfidante; in Florida, con il 51% rispetto al 48% di Trump; in Michigan, conil 51%, rispetto al 44% di Trump, in North Carolina, con il 49% contro il 47% dell’avversario; in Pennsylvania, con il 50%, rispetto al 46% e, per finire, nel Wisconsin con un vantaggio del 53%, rispetto al 45% di Trump.
Il sondaggio lanciato da CNBC-Change Research ha preso in considerazione le risposte di 3.328 elettori intervistati da giovedì scorso a domenica, e ha un margine di errore di + o – 1,7 punti percentuali.
CNBC e Change Research hanno compilato anche un altro sondaggio, focalizzato sull‘intero territorio nazionale, da cui emerge che Biden avrebbe un vantaggio su Trump, con un tasso di approvazione pari al 52% rispetto al 42% a favore del presidente in carica.
In questo caso, il campione è stato di 1.880 probabili elettori, con un margine di errore di + o meno 2,26 punti percentuali.
I sondaggi sembrano incoronare, dunque, Joe Biden. Ma tutti ricorderanno la lezione del 2016, quando il risultato fu totalmente diverso da quello pronosticato. Saranno come sempre i grandi elettori a decidere il destino dell’America. Il presidente degli Stati Uniti non è eletto infatti dal voto popolare, ma dal collegio elettorale, composto da 538 grandi elettori.
Per diventare presidente, il candidato deve assicurarsi la maggioranza semplice dei voti, ovvero 270 voti. Il numero dei grandi elettori relativo a ogni Stato è proporzionale alla popolazione dello stato stesso.
Viene ricordato come per ben cinque volte nella storia degli Stati Uniti, il vincitore delle elezioni presidenziali non ha ricevuto il sostegno del voto popolare, che aveva invece indirizzato la scelta sullo sfidante in questione.
Di queste cinque volte, fanno parte le vittorie di George W. Bush nel 2000 e di Donald Trump nel 2016.
Nell’ambito di questo sistema elettorale, spicca la regola del “winner takes all”, ossia del fatto che “il vincitore si prende tutto”: questo significa che, per esempio, se Joe Biden vincesse in California, incassarebbe tutti e 55 i grandi elettori dello Stato.
Sebbene sia oggi il giorno ufficiale delle elezioni presidenziali, il Guardian riporta che 98 milioni di americani hanno già votato. In tutto, potrebbero votare 160 milioni di cittadini Usa, il 20% in più rispetto all’affluenza che si registrò nelle elezioni presidenziali del 2016.
L’Election Day di quest’anno è destinato a rimanere inciso nella storia, più di tutti gli altri del passato. E ‘non solo’ per l’allarme della pandemia coronavirus-COVID-19, che ha colpito lo stesso Trump (per giorni #TrumpHasCovid ha catalizzato l’attenzione di tutto il mondo), ma anche per le continue minacce lanciate dal presidente Usa, che hanno alimentato il timore che in caso di sconfitta, difficilmente il tycoon sarà disposto a lasciare la Casa Bianca.
Sondaggio: 72% probabilità di tripletta democratica con Blue Wave
Anche il Guardian ha riportato gli ultimi sondaggi, prendendo in considerazione anche il fattore Blue Wave, ovvero dell’Onda blu, fenomeno che si verificherebbe se i democratici conquistassero il Senato e la Casa Bianca, e venissero confermati alla Camera.
Il gruppo Il gruppo Nate Silver ha diffuso le seguenti probabilità, in base ai suoi calcoli:
Esiste il 72% di probabilità che ci sia una tripletta dei democratici e che si concretizzi, dunque, l’Onda blu; il 17% di probabilità che i democratici conquistino la Casa Bianca con Biden, che la Camera rimanga nelle mani dei democratici, e che i repubblicani confermino la maggioranza in Senato; il 6% che i repubblicani conquistino la Casa Bianca con Trump, che il Senato rimanga in mano repubblicana e la Camera rimanga in mano democratica; il 3% che Trump sia confermato presidente, che il Senato passi ai democratici, e che la maggioranza dei democratici rimanga alla Camera. Il 2% di una tripletta dei Repubblicani.
Tornando al sondaggio della Cnbc-Change Research, dalle risposte degli intervistati è emersa la delusione proprio nei sei swing states per come il presidente americano ha gestito l’emergenza della pandemia coronavirus, che in America ha provocato più di 230.000 morti.
Il 46% degli elettori probabili ha detto di approvare il modo in cui il virus è stato gestito dalla sua amministrazione, rispetto al 54% che ha mostrato invece il proprio dissenso. Su base nazionale, solo il 41% ha detto di essere d’accordo con il modo in cui Trump sta gestendo la pandemia, rispetto al 59% in disaccordo con la Casa Bianca.
Il 53% dei votanti nei sei stati in bilico ha espresso inoltre di preferire Biden e i democratici nella gestione dell’emergenza, contro il 47% che ha scelto Trump e i repubblicani. A livello nazionale, il 58% ha riferito che sceglierebbe Biden e il suo partito per gestire il coronavirus, a fronte del 42% a favore di Trump.
Potrebbe essere dunque un virus a costringere Trump a scendere dallo scranno più alto dell’America.
I sondaggi su Trump sono stati in ogni caso migliori riguardo alla gestione dell’economia. Il 51% degli intervistati nei sei swing states e il 46% su base nazionale ha detto di essere a favore delle scelte del presidente e delle loro conseguenze sull’economia Usa. Economia e pandemia sono state le risposte che gli elettori hanno dato alla domanda sulle tre importanti questioni che il paese sta affrontando.