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Bce, tassi e BTP: Lagarde attesa al varco

1 Febbraio 2023 15:56

BCE-Day: primo atto 2023 di Christine Lagarde sui tassi, e dunque sull’economia dell’area euro. Ci siamo.

All’indomani dell’annuncio della Fed di Jerome Powell, toccherà a Lagarde sfornare, nuovamente, il bazooka contro la crescita dell’inflazione: un bazooka fatto non solo di strette monetarie ma anche, come nel caso d’altronde della Fed, dello strumento che rischia di scuotere il mercato dei BTP: il QT, Quantitative Tigthening, contrario al QE, Quantitative easing, che negli anni scorsi ha visto l’Eurotower intenta a fare shopping di debiti sovrani.

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Quell’era si sta per chiudere, come preannunciato dalla stessa Lagarde lo scorso 15 dicembre, quando il suo ultimo atto del 2022 ha provocato diversi mal di testa nel mondo politico, soprattutto dell’Italia. Alla metà di dicembre  la Bce spiazzava tutti (ma la mossa non era poi così inaspettata), dando indicazioni sui tempi di smobilizzo di quella quantità di titoli di debito che ingolfa il suo bilancio

“Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA sino alla fine di febbraio 2023. Successivamente il portafoglio del PAA (termine tecnico per indicare il QE) sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo”.

In termini meno tecnici, si può dire che la Bce inizierà a staccare la spina ai BTP e ad altri titoli di debito di cui ha fatto shopping in modo sfrenato, a partire dal mese di marzo 2023: a meno che non vengano annunciate modifiche al programma nella giornata di domani.

Inflazione e Pil: la situazione in Eurozona

Tutto ruota attorno alla domanda che angustia in queste ore anche la Fed di Jerome Powell: a che punto siamo con l’inflazione, in questo caso nell’area euro?

Altra domanda di importanza pari: com’è messa la crescita del Pil nell’Eurozona?

Risposte a queste domande sono arrivate proprio nelle ultime sessioni, con una carrellata di dati macro: i dati preliminari relativi al Pil dell’area euro hanno dimostrato che il quadro è meno fosco di quanto temuto.

Il dato preliminare del Pil preliminare diffuso da Eurostat ha messo di fatto in luce che l’Eurozona è cresciuta al ritmo pari a +0,1% nel quarto trimestre del 2022. Per quanto con un trend a dir poco anemico, il Pil ha contraddetto le stime degli economisti, che erano per una contrazione dello 0,1%.

Bene da un lato, non tanto dall’altro. La Bce potrebbe infatti ritenere che, essendo l’economia dell’area più resiliente delle attese, ulteriori strette monetarie potrebbero non provocare alcun trauma rilevante.

Ma l’inflazione?

Oggi, dai numeri preliminari appena diffusi, è emerso che, nel mese di gennaio, l’inflazione headline dell’area euro è stata pari all’8,5%, in deciso rallentamento rispetto al +9,2% di dicembre.

I prezzi energetici, anche stavolta, si sono confermati la componente che più di tutte ha infiammato l’inflazione: il trend ha rallentato però il passo, visto che il tasso di crescita è stato pari a +17,2% a gennaio, in calo rispetto al +25,5% di dicembre.

Ha invece accelerato al rialzo la componente dei prezzi dei beni alimentari, salita dal 13,8% di dicembre al 14,1% di gennaio.

Non solo. L’inflazione core, che sta raccogliendo sempre di più l’attenzione di Lagarde & Co. è rimasta invariata al 5,2%.

E, come fa notare alla CNBC Jack Allen-Reynolds, economista senior della divisione di Capital Economics dell’Europa, “il fattore chiave è che l’inflazione core è rimasta invariata al record del 5,2%. E questo significa che la Bce rimarrà molto hawkish”.

Allen-Reynolds ha sottolineato d’altronde che, se “il calo apparente dell’inflazione headline dell’Eurozona di gennaio è stato una grande sorpresa, rallentando dal 9,2% di dicembre a gennaio“, è vero pure che non saremmo scioccati se lo stesso dato venisse rivisto al rialzo anche in modo significativo in occasione della pubblicazione dei dati finali dell’Eurozona, in calendario il prossimo 23 febbraio”.

Il problema non è nel rialzo imminente dei tassi dell’Eurozona, che domani, con una stretta ampiamente attesa pari a 50 punti base, dovrebbe concretizzarsi.

Il punto è cosa deciderà di fare la Bce di Christine Lagarde dopo. Per ora, la comunità degli economisti prevede un aumento (dei tassi) al 3,5% (rispetto al 2%), entro la fine dei primi sei mesi di quest’anno, come emerge da un sondaggio di Reuters. Non mancano tuttavia previsioni decisamente più hawkish, come quella di Nouriel Roubini, tra l’altro in un momento di alta tensione tra l’Italia del governo Meloni e la Bce di Christine Lagarde.

Per l’Italia, in particolare per lo spread BTP-Bund e i tassi dei BTP, e nel lungo termine per le sorti del debito pubblico di Roma, la speranza è che non si presenti il bis del trauma di Natale, quando i tassi dei BTP a 10 anni hanno superato anche i rendimenti dei bond della Grecia e lo spread BTP-Bund è schizzato oltre quota 200.

Colpa non solo e non tanto del rialzo dei tassi ma della fine della pacchia per i BTP, con l’annuncio del bazooka anti-inflazione QT-Quantitative Tightening.

Il doppio schiaffo – in realtà non solo all’Italia, ma all’intera area euro se di questo vogliamo parlare – ha scatenato la rabbia di una certa politica italiana.

Così Morgane Delledonne, Head of Investment Strategy Europa di Global X:

La BCE l’anno scorso ha alzato i tassi in maniera più graduale rispetto alla Fed, probabilmente contribuendo a un rallentamento economico meno marcato rispetto agli USA. Dati economici migliori del previsto, nonostante l’inflazione ostinatamente alta, probabilmente spingeranno la Bce a continuare ad aumentare i tassi di interesse di 50 punti almeno in questa riunione. Ma se la riunione della BCE sarà probabilmente allineata alle aspettative di un rialzo di 50 punti base, un deciso posizionamento da falco da parte del Presidente Lagarde potrebbe sorprendere il mercato”.

Ritengo che il ciclo di inasprimento della BCE  – ha continuato Delledonne – si concluderà dopo quello della Fed, poiché le pressioni sull’inflazione di fondo nell’area euro stanno iniziando solo ora a fare effetto e la BCE dovrà lavorare ancora per riportare l’inflazione verso l’obiettivo. A mio parere, i tassi d’interesse dell’area dell’euro potrebbero aumentare di altri 150 punti base entro la metà dell’anno prima di raggiungere il picco di questo ciclo di inasprimento.”

Ad anticipare le mosse della Bce è anche François Rimeu, Senior Strategist, La Française AM:

È possibile prevedere che la BCE aumenterà i tassi di interesse di 50 punti base, portando il tasso di deposito al 2,5% e il tasso Refi al 3,0%. Ci aspettiamo che il Consiglio Direttivo (CG) ribadisca che i tassi di interesse debbano ancora raggiungere un livello sufficientemente restrittivo e rimanere elevati abbastanza a lungo da far scendere l’inflazione al 2% in modo tempestivo. Si può prevedere che il Presidente della BCE, Christine Lagarde, riconfermerà l’approccio di una politica monetaria calibrata. Inoltre, è possibile che comunicherà che il ritmo dell’inasprimento della politica sarà rivalutato nella riunione di marzo, in seguito all’aggiornamento delle proiezioni economiche”.

Rimeu scrive nella sua nota che “non ci aspettiamo che Christine Lagarde ribadisca che “sulla base delle informazioni che abbiamo a disposizione oggi, si può presupporre un altro rialzo dei tassi di 50 punti base alla nostra prossima riunione'”.  Ma ci aspettiamo che la BCE annunci i dettagli del Quantitative Tightening (QT)”.

E sono queste due semplici lettere, QT, che spaventano ancora di più l’italia, in quella che viene vista alla stregua di una mossa anti BTP e anti titoli di stato dell’area euro, che qualcuno potrebbe definire drogati da tutta la flebo monetaria concessa negli ultimi anni dall’Eurotower.

Il Consiglio Direttivo cercherà probabilmente di mantenere una comunicazione forte per evitare che le aspettative di inflazione si disancorino. Tuttavia, con il calo dei prezzi dell’energia, l’aumento dell’euro e una preoccupante indagine sui prestiti bancari, sarà difficile mantenere lo stesso messaggio nella successiva riunione di marzo. Prevediamo una riduzione dei tassi di interesse dopo la riunione di questa settimana”.

Insomma, l’ipotesi che la Bce possa trovarsi costretta a tornare sui propri passi in maniera anche fin troppo brusca continua a essere presente.

Dall’altro lato, diversi economisti indicano come il quadro dell’economia dell’area euro sia migliore delle stime e che proprio per questo Lagarde avrebbe maggior spazio per continuare a battersi contro l’inflazione.